La trasformazione: da programmatore a digital connector ed evangelist. La parola ad Andrea Romoli
Impossibile non sapere chi sia Andrea Romoli. Riferimento nella scena digital italiana tra le risorse fondamentali dell’ecosistema startup di Milano.
Impossibile non sapere chi sia Andrea Romoli. Punto di riferimento nella scena digital e startup italiana, la sua rubrica settimanale “Agenda Digitale. Gli eventi digitali da non perdere” non passa inosservata sul web, e nemmeno il suo diffuso network.
Il punto di forza di Andrea? Connettere le persone ed è proprio per questo che ha trasformato la sua carriera nel corso degli anni.
Da programmatore a digital connector, ed ora definito anche come evangelist. Questo è stato il processo di trasformazione che ha permesso ad Andrea di acquisire una grande esperienza nel suo lavoro, che mette puntualmente a disposizione degli altri.
Ancora non sai di chi sto parlando?
Dai, avrai sicuramente letto in giro il suo nome ultimamente: grazie ad una classifica stilata dal Founder Institute o grazie al Mashable Social Media Day (oggi Digital Innovation Days).
E se non riesci proprio a ricordare, ci pensa questa intervista a farti conoscere Andrea Romoli.
L’evoluzione di una carriera nel digital per migliorarsi e connettere persone: la parola ad Andrea Romoli
Q. Ciao Andrea, grazie mille per essere qui su Spremute Digitali. Ho letto in giro che sei stato inserito in una lista abbastanza importante. Dai racconta, racconta…
A. Ciao Sara e grazie per la tua disponibilità. Si, è vero, hai letto bene, recentemente sono stato inserito da Founder Institute, incubatore made in USA, tra le “risorse” fondamentali dell’ecosistema startup di Milano.
Q. Chi era Andrea Romoli prima di essere nominato “ an Evangelist. Successful local founders who lead the ecosystem & frequently mentor newbies” nella Milan Startup Resource List?
A. Devo dire che la definizione di “Evangelist” non mi manda in esaltazione, sono una persona, un professionista che tiene i piedi ben saldi per terra; direi che è una definizione che lascia il tempo che trova, io mi ritengo un professionista che ama molto il proprio lavoro e che cerca giorno per giorno di migliorarsi e di tenersi aggiornato.
Nella prima parte della mia vita professionale sono stato un tecnico, prima sviluppatore e poi per tanti anni sistemista. Dal 2011 ho iniziato a lavorare con i social media. Per trovare lead, prospect a cui proporre le piattaforme tecnologiche che dovevo proporre ai clienti ho iniziato a frequentare eventi sia riguardanti i social network sia ambito startup; e poi ho voluto mettermi alla prova e organizzare io un evento.
Da qui in poi i social sono diventati un mezzo per proporre l’attività della mia società (In Sprint, fondata insieme al mio socio Fabrizio Faraco a Gennaio di quest’anno) che riguarda l’organizzazione di workshop e la consulenza su 3 metodologie: Lean Startup, Google Design Sprint e Lego Serious Play.
Q. Ti sei definito anche un digital connector. Cosa significa per te?
A. In verità mi hanno definito “digital connector”. Dato che frequento molto attivamente l’ecosistema startup e durante gli anni ho creato un solido network professionale, mi piace mettere in relazione professionisti che secondo la mia esperienza possono fare business insieme.
Q. In veste di mentor, cosa ne pensi dell’ecosistema startup italiano e cosa miglioreresti?
A. L’ecosistema startup italiano secondo me è ancora in una fase embrionale, siamo molto distanti ancora dai successi delle startup USA e del resto del mondo. C’è ancora tanto da lavorare, soprattutto riguardo alla formazione ed economicamente parlando anche riguardo ai rischi di investimento.
Dobbiamo tenere sempre presente che al momento il 95% delle startup fallisce perché non ha un metodo di lavoro e si commettono degli errori comuni.
Q. In veste di Andrea come vedi il prossimo futuro? Quali sono le opportunità o i rischi a cui andranno incontro aziende e startup?
A. Sono ottimista, vedo un futuro in cui ci possano essere anche degli “unicorni” italiani.
I rischi sono quelli che ho anticipato prima, ma posso aggiungere che è fondamentale per una startup validare l’idea, il progetto che si vuole realizzare.
Grazie Andrea per avermi dedicato il tuo tempo.
La trasformazione: da programmatore a digital connector ed evangelist. La parola ad Andrea Romoli