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Intervista ad Alessia Camera: dritte e consigli per chi vuole fare startup oggi

consigli per chi vuole fare startup

Intervista ad Alessia Camera: dritte e consigli per chi vuole fare startup

Qualche tempo fa all’OPENGRA, un coworking space vicino via Ostiense a Roma, ho avuto l’occasione di partecipare ad un incontro su startup e marketing e di incontrare una persona veramente in gamba.
Il workshop presentato da Alessia Camera, spiegava cos’è il growth hacking, focalizzando l’attenzione su come alcune strategie potessero essere utili per un business; soprattutto per chi fa startup.
Non capita tutti i giorni di conoscere una persona con una buona carriera all’estero, e grandi marchi come SONY alle spalle.
Ho avuto modo di incontrare Alessia nella parte finale della serata, il momento di networking organizzato dalla community di Silicon Drinkabout. Le ho proposto di fare questa intervista, perché penso sia una delle migliori nel suo campo. Mi faceva piacere farti leggere della sua esperienza.
Oltretutto è anche una donna dalle mille sorprese, impegnata attivamente in altre situazioni interessanti, che avrai modo di conoscere in questa nostra chiacchierata.

La parola ad Alessia Camera, una donna a metà, tra Startup e growth hacking

Q. Ciao Alessia, grazie per essere qui con noi di Spremute Digitali, oggi. Raccontaci la tua storia. Chi sei e di cosa ti occupi?

A. Ciao a tutti sono Alessia Camera e sono una consulente di growth marketing per startup, progetti tech e multinazionali.
Fare Growth marketing (o growth hacking) significa occuparsi di marketing digitale in un’ottica di crescita combinando un approccio agli obiettivi, alle KPI e ai dati numerici, alla creatività, al prodotto e focalizzarsi sugli utenti/clienti.
Lavoro nel marketing digitale da 10 anni e da 6 vivo a Londra dove sono stata dipendente e ho collaborato con alcune startup early stage prima di iniziare con SONY PlayStation, dove ho seguito il lancio europeo di PS4 e la beta del visore di realtà virtuale.
Sono stata organizzatrice di una serie di conferenze sul Growth Hacking per startup early stage a Londra e oggi collaboro con una serie di acceleratori come mentor (H-Farm, Virgin Startup) e sono coach per master e progetti formativi.
Mi piace molto scrivere e il mio progetto più bello è stato Startup marketing, il mio libro sulle strategie di growth hacking uscito per Hoepli a maggio 2017.

Q. Sei una donna che ha fatto e fa ancora la differenza nel mondo startup e growth hacking. Come è nata l’idea di scrivere un libro dedicato a questi due aspetti e perché?

A. Lo prendo come un complimento! Diciamo che sono molto appassionata del mondo tech e startup e credo fortemente che queste possano essere un motore dell’economia. L’ho visto a Londra: quando mi sono trasferita la tech community era molto piccola: ora è il catalizzatore che da Est si sta muovendo in tutta la città. Mi dispiace molto vedere chi se ne approfitta solo per propri interessi personali.
Il libro nasce quando, nel 2016, avendo fatto il salto da lavoratrice dipendente a consulente freelance, ho iniziato a riprendere i rapporti con l’Italia e sono stata invitata al primo evento di rilevanza nazionale per parlare di Growth Hacking: il Web Marketing Festival a Rimini.
È stata una bella macchina di prova per me, che non facevo uno speech in italiano da anni! Ma la sala era piena e tra il pubblico c’erano i ragazzi di Hoepli, con i quali ci siamo trovati a fare due parole alla fine del mio intervento e mi hanno proposto di scrivere il libro.
Il mio obiettivo era la divulgazione: volevo fortemente che tutti in italia sapessero che il Growth Hacking non era fatto solo di trucchi e segreti, come si stava iniziando a pensare, ma si trattava di una vera macchina della crescita.
Visti i risultati, e il mio libro considerato come best seller sull’argomento e in ristampa (questa è una notizia esclusiva) credo di esserci riuscita!


Leggi anche 4 casi di Growth Hacking che ogni startup dovrebbe conoscere


Q. Sarai coordinatrice di Whats Next Talk quest’anno. L’evento che vuole condividere l’entusiasmo e le esperienze delle donne che lavorano nel mondo STEM. Come può aiutarle a valorizzare la propria professionalità? Parlaci un po’ di questa iniziativa.

A. Whats Next Talk nasce grazie all’incontro con Mauro Borgo con il quale condivido l’idea che la tecnologia, e in generale la scienza, la matematica, l’ingegneria e l’imprenditoria, siano settori troppo importanti perché le donne siano escluse o non diano il loro contributo.
Lo vedo tutti i giorni nel mio lavoro con il Growth Hacking e le startup: il 70% delle startup non ha donne nei board e il 54% non ha donne in posizioni di leadership in generale. E nel Growth Hacking ancora peggio: sono l’unica donna che ha scritto un libro sul GH praticamente in tutto il mondo.
E non vi dico chi mi dice: “wow, una donna growth hacker”, anche se non ci dovrebbe essere nessuna sorpresa. E le donne brave ci sono, basti guardare le speaker della conferenza più importante sul Growth Hacking organizzata in Silicon Valley da Sean Ellis (Sean è molto sensibile al tema, per fortuna).
Quindi, tornando a Whats Next Talk, l’idea è quella di organizzare una conferenza annuale per portare sul palco gli esempi di donne che ce l’hanno fatta. Senza studiare in America o partire da situazioni avvantaggiate, vogliamo portare esempi di donne che hanno sviluppato progetti importanti nell’ambito tech, e stanno lavorando in settori a maggioranza maschile per dimostrare che noi donne possiamo fare quello che vogliamo, e che le uniche barriere che spesso dobbiamo abbatter,e sono quelle che ognuna ha dentro di noi.
Poi ovvio, ci sono i panel solo maschili, una società e la stampa che non aiutano… Ma creare rete attraverso una conferenza è assolutamente importante per focalizzarci, in modo costruttivo, collaborando tra donne e uomini per creare divulgazione ed entusiasmo verso questi temi.
Il fatto che tutti possiamo contribuire allo sviluppo tecnologico, in un mondo che sarà sempre più basato su questo elemento, è essenziale per creare una società più equa per tutti.

Q. Cosa dovrebbe fare e quali strategie dovrebbe adottare, quindi, secondo te, chi vuole fare startup oggi per avere successo?

A. L’Italia è un Paese complicato per chi vuole fare startup, tuttavia spesso mi succede di dare consigli “applicativi” agli imprenditori e non solo. In Italia siamo sempre molto focalizzati sulle definizioni e sui concetti e molto poco sulla pratica. Ma è nella pratica e nell’evidenza dei fatti che possiamo veramente fare la differenza, poiché i numeri non lasciano spazio a interpretazioni filosofiche.
Quindi a chi fa startup consiglio di focalizzarsi sui numeri del proprio progetto in termini di utenti, fatturato e KPI, di confrontarsi al più presto possibile con il mercato internazionale (e non solo quello italiano come spesso succede) e di confrontarsi il prima possibile con gli utenti e il proprio target di riferimento sviluppando un MVP, Minimum Viable Product.
Sono ancora tanti quelli che mi chiedono “Come ti sembra la mia idea? Funzionerà?” e a volte mi dispiace, ma è necessario rispondere che

l’idea non ha nessun valore, conta solo per l’1% in una startup, tutto il resto è execution” 🙂

Q. E invece quali sono gli errori che dovrebbero essere evitati nel fare Startup Marketing?

A. Ci sono alcuni elementi importanti come:

  • non innamorarsi della propria idea, ma essere in grado di cambiarla e cestinarla se si vede che non è interessante per il target di riferimento;
  • non chiudersi in ufficio per sviluppare un prodotto perfetto che farete uscire dopo anni, rischiando che il mercato e la tecnologia cambino troppo in fretta e sia necessario buttarla in ogni caso;
  • spendere il poco budget a disposizione per “farsi conoscere” senza invece focalizzarsi sulle KPI e sul fatturato;
  • non iniziare a lavorare a una startup partendo con un business plan, ma con un MVP.

In Italia il mondo startup è ancora molto giovane e la stessa parola “startupper” spinge a pensare che chi fa startup sia diverso da chi fa azienda. Non penso ci sia errore maggiore: chi fa startup è uguale a chi fa azienda, una startup è un’azienda che quindi deve pensare subito a come fatturare.
Che poi lo faccia utilizzando modalità e prodotti diversi rispetto a quello delle PMI, o in tempi successivi, non ci dovrebbe portare a pensare siano due entità diverse. Il fatto che tanti giornali e una larga parte delle persone, abbiano iniziato ad utilizzare la parola startupper per definire chi fa startup non aiuta e crea frammentazione.
Differenze inutili e definizioni poco inclini ad unificare il pensiero e a creare sinergie tra imprenditori con esperienza, ma meno inclini alla sperimentazione e alla tecnologia che invece caratterizza chi fa startup.

Q. Infine, quali consigli daresti alle startup con poco budget a farsi strada con il growth hacking ed il social media marketing?

A. Tre consigli:

  1. focalizzatevi sui numeri e sulle KPI (il brand non conta nulla e potete cambiarlo mille volte, anche se state lavorando nel settore del lusso);
  2. sviluppate personalmente un MVP nel più breve tempo possibile per testare le ipotesi iniziali e il target di riferimento (va bene un consulente, ma non delegate tutto il lavoro solo perché non avete competenze di programmazione);
  3. testate i canali di marketing prima di spendere tutto: non è detto che Facebook ads sia il canale di traction solo perché tutto il mondo lo sta usando. Anzi, se avete poco budget è quasi sicuro: dovrete far leva su altri esperimenti e idee per ottenere KPI, dati numerici e soddisfare gli obiettivi che vi siete posti prima di investire quel poco budget che avete.

E in bocca al lupo, un pizzico di fortuna fa sempre bene!
Ringrazio Alessia per il tempo prezioso dedicatomi.
Se hai altri consigli o domande, scrivimi pure nei commenti. Oppure suggerisci il nome di qualcuno di cui vorresti leggere un’intervista 😉

Intervista ad Alessia Camera: dritte e consigli per chi vuole fare startup oggi

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