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La vera ricchezza delle imprese è l'accumulo di dati

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La vera ricchezza delle imprese è l’accumulo dei dati e dunque la possibilità di profilazione della clientela e rivendita di informazioni. E la privacy?.

La vera ricchezza delle imprese è l’accumulo dei dati e dunque la possibilità di profilazione della clientela e rivendita di informazioni. E la privacy?

Notizia di qualche settimana fa quella che i rider del collettivo “Deliverance” abbiano pubblicato sulla loro pagina Facebook l’elenco dei ricchi e famosi che non danno la mancia al fattorino (“nemmeno se piove!”) che gli porta la cena a casa.
Ma non è finita qui. “Ricordatevi sempre una cosa clienti – si legge – noi entriamo nelle vostre case, vi portiamo il cibo e qualsiasi altra cosa vogliate, a tutte le ore del giorno, siamo in strada sotto la pioggia battente o sotto il sole cocente, senza assicurazione. Sappiamo cosa mangiate, dove abitate, che abitudini avete“.
La vera ricchezza delle imprese del settore, spiegano i rider, è l’accumulo dei dati e dunque la possibilità di profilazione della clientela. Tutte le informazioni raccolte possono essere rivendute ad altre aziende.
Questa protesta ha destato reazioni contrastanti. C’è chi inorridisce davanti ad una simile minaccia e chi, anche silenziosamente, la spalleggia.
Analizziamo però il fatto da un punto di vista giuridico. A prescindere dal potenziale configurarsi del reato di estorsione e dalla consumazione dello stesso, posto che alcuni nomi sono già stati pubblicati, ci troviamo in una situazione in cui il GDPR trova certamente applicazione: ci sono dei dati personali sensibili degli interessati in pericolo ed operatori che sfruttano le informazioni di cui sono in possesso e minacciano un data breach.


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In questo caso il GDPR prevede delle potenziali sanzioni

Se il Titolare del Trattamento Dati ha provveduto a tutelare i dati degli utenti del servizio di food delivery con le opportune mappature dei rischi, valutazioni di impatto e relative nomine, comunicazioni e misure a protezione dei dati, sarà in grado di dimostrare la propria corretta gestione dei dati personali.
In questo caso è il rider che può essere perseguito se fa un uso illegale, e cioè per una finalità differente rispetto a quella concordata, delle informazioni in suo possesso.
Al contrario, se il Titolare non ha adeguatamente seguito le prescrizioni della normativa europea, sarà anch’esso soggetto alle sanzioni per aver consentito una eventuale fuga di informazioni.
Ora, posto che è lecito dubitare fortemente che ai riders sia stata consegnata e fatta firmare una specifica lettera di incarico e mansionario di data processor (pensate ai tanti lavoratori stranieri che non parlano neanche correttamente la lingua italiana), di sicuro in questo caso sono stati violati i diritti degli interessati che erano nella loro legittima facoltà di elargire o meno una mancia. Ed il criterio di liceità del trattamento dati che doveva concludersi con la semplice consegna di quanto dai clienti ordinato.
Non vi è dubbio che la prima reazione possa essere quella di solidarizzare con i rider. Sottopagati, senza tutele ed assicurazione, queste persone lavorano per ore al giorno nelle peggiori condizioni climatiche. E certo, pensare alle irriconoscenti, viziate e strapagate star dei social che si rifiutano persino di donare loro pochi Euro scatena nei lettori indignazione e forse, disgusto.

La privacy come merce di scambio o fonte di ricatto

A pensarci bene però la partita dei fattorini deve giocarsi su di un piano politico. Il Governo è la figura che deve dar loro risposte, non un influencer. Se ammettiamo questo tipo di condotta potremmo essere i prossimi a veder violata la propria privacy, che diventerà merce di scambio e fonte di ricatto.
Il legislatore europeo è corso ai ripari per consentirci di essere protetti nella società del continuo scambio di informazioni, per metterci al sicuro dalla profilazione ad opera di colossi che gestiscono ed immagazzinano milioni di dati ogni giorno, per farci sentire meno indifesi.
Non sono forse meritevoli di tutela tutti i generi di diritti? Ai posteri l’ardua sentenza.


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