Imprenditoria femminile: storie di successo e il futuro che arriva
Imprenditoria femminile: storie di successo e il futuro che arriva
Che il mondo dell’imprenditoria possa essere sessista forse è vero, soprattutto nel campo nuove tecnologie. Ma forse in Italia qualcosa sta cambiando. E se sono 86 le imprenditrici italiane nel tech da tenere d’occhio secondo Girls in Tech Italy, derivazione interessante della rete globale di Adriana Gascoigne che conta più 17mila attivisti a livello mondiale, allora possiamo anche iniziare a crederci.
Chi è la startupper di successo?
Il profilo tipo è di una trentenne con formazione tecnico-scientifica ed esperienze in aziende del settore. Ma il vero trait d’union è il bivio che si è presentato ad un certo punto nelle loro vite, un tarlo in testa e un desiderio, un istinto che è sorto sotto pelle. Evoluzione. Una scelta di vita che le ha poi portate a scegliere qualcos’altro.
Chi la moda, chi il DIY, chi l’edilizia e chi l’interior design. Una spinta importante per iniziative imprenditoriali in rosa che hanno rivoluzionato il mondo della tecnologia. E proprio questa è il carattere che contraddistingue tutte le startup, sia quando è usata per riportare alla luce settori economici della tradizione, sia quando è il punto di partenza per nuovi orizzonti imprenditoriali.
Come Sara Tinghi, di Pisa, ideatrice di DaoNews, una piattaforma editoriale di incontro e compravendita tra editori e scrittori. E ancora Annalisa Balloi di Micro4You, una startup orientata verso le tecnologie verdi dell’agroalimentare e ambientale, Susanna Marena e Sara Nervi, un binomio di fondatrici per PinkUp, piattaforma online dedicata che fornisce servizi, app e consulenza di ogni tipo per la donna in ogni fase della sua vita – dalla studentessa, alla sposa, alla mamma e alla lavoratrice in carriera: c’è un’app per ognuna di noi.
E poi c’è Diva Tommei, 32 anni, con base a Roma. Unica portavoce italiana nell’elenco firmato Eu Startups, con le startupper più promettenti in Europa.
La sua startup parte da un’idea semplicemente geniale: un particolare eliostato sferico che riflette la luce solare e la amplifica in una luce in grado di illuminare tutta una stanza – lo specchio cattura un decimo di metro quadrato di luce solare ed equivale alla luce di 13 lampadine da 60 Watt.
Forse finora le startup che hanno registrato maggiore successo, anche sulla scia nazionale di un trend di crescita profonda, sono quelle che riguardano il mondo dell’e-commerce, proprio come Diana Piermari Cerada, che ha lanciato un marketplace digitale per i professionisti del settore edilizio. Laureata in Economia e Management alla Bocconi, Business editor di Ninja Marketing, docente di Ninja Academy, consulente di business development per le PMI e startupper. Diana ha dato vita ad un interessantissimo luogo di compravendita legato ad un settore tipicamente maschile.
Imprenditoria femminile: e-commerce come carta vincente
Che l’e-commerce si rivelasse una carta vincente non doveva certo sorprendere, visto che secondo il report di Netcomm, il Consorzio del commercio elettronico italiano, dal 2010 non ha fatto che crescere. Addirittura quest’anno si prevede che raggiunga una crescita del +20% con un giro economico che si aggira intorno ai 23,4 miliardi. E i motivi di questa crescita non sono certo da andare a ritrovare chissà dove.
L’e-commerce si inserisce perfettamente in un’ottica internazionale di compravendita online, e nel caso delle imprenditrici che decidono di investire in aziende focalizzate sui marketplace, si possono percepire sia le correnti di ricezione dell’aria che tira all’estero, sia – nel caso degli e-commerce più piccoli – di vere e proprie opportunità di conciliare un lavoro da casa e la famiglia.
In fondo già da tempo erano pronti i presupposti per la realizzazione di un mondo italiano del marketplace, soprattutto da quando si è assistito ad una modernizzazione dei sistemi di spedizione sia verso destinazioni nazionali che internazionali. E proprio verso l’estero si indirizzano gli sforzi di export nazionali, agevolati anche da interessanti servizi di comparazione online.
D’altronde l’imprenditoria femminile degli e-commerce vola alto anche all’estero, esempio lampante è DaWanda, marketplace del DIY (Do It Yourself) fondato da Claudia Helming. Si tratta della più grande piattaforma online in Europa per acquistare prodotti unici e articoli fatti a mano da artigiani, creativi e designer DIY che è riuscita anche ad ottenere importanti finanziamenti di Insight Venture Partners.
Un mondo che funziona e che è supportato anche dalle Autorità con misure di agevolazioni per l’imprenditoria femminile dal Ministero delle Pari Opportunità, che ha istituito nel 2013 il Fondo di Garanzia per le PMI. Un modo con cui lo Stato diventa garante per l’impresa per il finanziamento concesso. Agevolazioni per tutte le donne e i soggetti in genere non bancabili, che necessitano supporto economico per i loro progetti.
E poi c’è il finanziamento per le “Nuove imprese a tasso zero” indirizzato esclusivamente alle imprese femminili e agli under 35, che copre il 75% delle spese ammissibili con una durata massima di 8 anni per imprese fino a 1,5 milioni di euro.
L’Italia ci prova, guarda avanti. Ci provano le italiane, proprio pensando che in fondo la parola tecnologia è femminile.
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