I settori dell'Economia Collaborativa
Fonte: netnografica
Per continuare il nostro viaggio nel mondo dell’economia collaborativa, prima di buttarci sulle strategie per creare una startup di successo in questo ambito, è importante conoscerne le ramificazioni. Principalmente possiamo dividere l’economia collaborativa in quattro settori.
Consumo collaborativo
La consumazione collaborativa è la forma più conosciuta di economia collaborativa, molte volte erroneamente utilizzata come suo sinonimo. La collaborative consumption suggerisce nuovi modelli di consumo che spaziano dal riutilizzo, al baratto, all’impiego di risorse utilizzate in maniera inefficiente (la cosiddetta capacità inutilizzata). Rientrano in questo gruppo aziende come BlaBlacar nel settore del carpooling, Airbnb per l’affitto di appartamenti, GuestToGuest leader dello scambio casa, Ebay, le italiane Sailsquare, per le vacanze in barche, e Gnammo per il social eating.
Finanziamenti Collaborativi: Crowdfunding
Vi ricordate il buzz creato per “l’insalata di patate” da 55000 dollari? Il giovane americano Zack Brown non avrebbe mai potuto immaginare che il suo progetto di crowdfunding, il cui obiettivo era di ottenere 10 dollari per fare un’ insalata di patate, sarebbe stato un tale successo. Il crowdfunding, un esempio di finanziamento collaborativo, fa in modo che un progetto venga finanziato grazie alla contribuzione della cosiddetta folla (crowd), quindi da un grande numero di persone. Esistono due tipologie di crowdfunding: il reward crowdfunding e l’equity crowdfunding.
Le piattaforme reward-based danno ai loro utenti la possibilità di mettere in prevendita i loro articoli ( o servizi) in cambio di “ricompense”, senza dover sacrificare il capitale sociale. Mentre quelle equity-based, danno la possibilità ad un gruppo di investitori di finanziare startup o piccole aziende in cambio di alcuni titoli, facendoli quindi diventare proprietari di una parte del business. Ogni piattaforma di crowdfunding trattiene una commissione percentuale. Non dimenticare di inserire questa commissione percentuale e i costi di transazione, se presenti, nella stima dei costi del tuo progetto.
Inoltre è importante controllare i termini e le condizioni della piattaforma crowdfunding che vorresti utilizzare. Ogni piattaforma offre dei piani diversi. Alcune piattaforme ti daranno la possibilità di ricevere il finanziamento anche senza il raggiungimento dell’obiettivo previsto, magari trattenendo una commissione percentuale maggiore.
Produzione collaborativa
Comunemente nota come peer production, la produzione collaborativa introduce un nuovo modo di “produrre” beni e servizi che fa affidamento su una comunità di individui che cooperano volontariamente per raggiungere un obiettivo comune. La peculiarità di questa forma di collaborazione è che gli individui che decidono di prenderne parte non sono membri della stessa azienda o istituzione. Questo implica che la “collaborazione” avvenga fuori dagli orari di lavoro. Se i partecipanti, che in questo caso possiamo definire prosumers (professional-consumer), venissero retribuiti dalla stessa azienda o facessero parte della stessa istituzione, avremmo un caso di network organizzativo piuttosto che di peer production.
Ciò che rende la produzione collaborativa così semplice è la sua “apertura”. Infatti i beni ed i servizi realizzati, prevalentemente di natura informatica e digitale, possono essere copiati e modificati senza restrizioni eccessive. Esempi di produzione collaborativa sono il sistema operativo GNU/Linux, l’open hardware Arduino o la comunità e-NABLE che, grazie a stampanti 3d e design open source, ha reso le protesi accessibili a tutti, trasformando i loro utilizzatori in supereroi.
Apprendimento collaborativo
Grazie alla tecnologia e ad internet, possiamo acquisire nuove capacità e conoscenze muovendo semplicemente un dito. Ai curricula open-source, risorse didattiche aperte in formato digitale con licenze che ne permettono il riutilizzo, la modifica e la distribuzione (per citare wikipedia), si aggiungono piattaforme collaborative come Skillshare. Skillshare è un esempio di peer-to-peer learning. La piattaforma non solo permette ai suoi membri di seguire o di creare delle lezioni, ma anche di confrontarsi online e offline, stravolgendo il modello tradizionale di e-learning e rendendolo più collaborativo.
La stessa Wikipedia può essere definita una piattaforma di tipo collaborativo, gli utenti infatti non solo possono accedere a contenuti gratuiti ma proporre l’inserimento o la modifica di alcune voci. Esistono numerose piattaforme di condivisione di abilità o di didattica aperta, non esitare dunque a ricercarle in rete, potresti avere la possibilità di seguire un corso di un’università prestigiosa come il MIT e magari di condividere il tuo sapere.
Author: Paola Gabriele
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