Guida agli incentivi alla digitalizzazione per le PMI
Sapevi che in Italia ci sono una serie di incentivi all’innovazione delle realtà imprenditoriali minori alle quali puoi aderire? Ecco come.
Se stare al passo con i tempi è una prerogativa fondamentale per gli imprenditori di ogni epoca, per le imprese del Ventunesimo secolo, procedere alla digitalizzazione e conoscere gli incentivi alla digitalizzazione per le PMI è un must.
È innegabilmente un processo lungo e costoso, ma per fortuna gli imprenditori non sono lasciati soli: il quadro normativo italiano ed europeo ha predisposto una serie di aiuti economici sotto forma di incentivi che rappresentano un vero e proprio stimolo all’innovazione delle realtà imprenditoriali minori, spesso frenate da limiti di budget e tecnologici e dalla mancanza di competenze.
In ogni caso, neanche la nostra redazione vi abbandona nel mare magnum delle leggi e, dopo aver riferito puntualmente gli aiuti che alle startup arrivavano dai bandi nel 2022, vediamo in cosa consistono per il 2023.
Incentivi alla digitalizzazione per le PMI: Piano industria 4.0 e Piano transizione 4.0
Il Piano Nazionale Industria 4.0, istituito nel 2017 dall’allora Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda prevedeva diverse misure per offire incentivi alla digitalizzazione per le PMI:
- Iper- (250%) e Super- (140%) ammortamento per supportare e incentivare le imprese che investono in beni strumentali nuovi (si tratta di beni il cui funzionamento è controllato da sistemi computerizzati o gestito tramite opportuni sensori e azionamenti), in beni materiali e immateriali (software, sistemi e system integration, piattaforme e applicazioni) funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi.
- Nuova Sabatini, un contributo in conto interessi da 2,75% a 3,57% per sostenere le imprese che richiedono finanziamenti bancari per investimenti in nuovi beni strumentali, macchinari, impianti, attrezzature di fabbrica a uso produttivo e tecnologie digitali (hardware e software);
- Patent Box, una riduzione delle aliquote Ires e Irap sui redditi da beni immateriali;
- detrazioni fiscali per gli investimenti nel capitale di rischio di startup e PMI innovative fino al 30%, per favorire lo sviluppo dell’ecosistema nazionale dell’imprenditoria innovativa.
Con la Legge di Bilancio 2020, il Piano Nazionale Industria 4.0 ha preso il nome di Transizione 4.0 subendo alcune interessanti modifiche: il Super e l’Iper ammortamento dei beni materiali vengono sostituiti da un credito d’imposta con un generale abbassamento delle soglie limite per godere delle agevolazioni, per cui a tutte le imprese che effettuano investimenti in beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato è riconosciuto un credito d’imposta alle seguenti condizioni:
- 20% del costo per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro
- 10% del costo per la quota di investimenti oltre i 2,5 milioni di euro e fino al limite di costi complessivamente ammissibili pari a 10 milioni di euro
- 5% del costo per la quota di investimenti tra i 10 milioni di euro e fino al limite di costi complessivamente ammissibili pari a 20 milioni di euro
- 5% del costo per la quota di investimenti superiore a 10 milioni fino al limite massimo di costi complessivamente ammissibili pari a 50 milioni di euro degli investimenti inclusi nel PNRR, diretti alla realizzazione di obiettivi di transizione individuati con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro della transizione ecologica e con il Ministro dell’economia e delle finanze.
Il credito d’imposta è riconosciuto per gli investimenti effettuati fino al 30 giugno 2026 a condizione che entro la data del 31 dicembre 2025 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20 per cento del costo di acquisizione.
Voucher digitalizzazione 2023
Anche il voucher digitalizzazione rientra tra gli incentivi alla digitalizzazione per le PMI offerti dallo Stato: è un buono in denaro, fino a 10.000 euro, che l’imprenditore può usare per rinnovare l’aspetto tecnologico della sua impresa. Si tratta di un contributo a fondo perduto, quindi l’impresa non dovrà restituire la somma ricevuta.
Il voucher è rivolto alle PMI operanti sul territorio nazionale, ovvero iscritte alla CCIA provinciale. Ogni azienda ha diritto a un solo voucher.
Il voucher finanzia il 50% delle spese sostenute dall’impresa relativamente a:
- programmi informatici;
- hardware;
- servizi specialistici strumentali ad aumentare l’efficienza dell’impresa tra cui corsi di formazione per istruire il personale sulle modalità d’uso delle tecnologie informatiche.
La domanda di accesso al voucher si presenta telematicamente sul sito di INVITALIA, mentre per conoscere bando e scadenze occorre visitare il sito del MISE (Ministero dello Sviluppo Economico).
Resta il Voucher connettività fra gli incentivi alla digitalizzazione per le PMI
Dato il successo che il voucher connettività ha riscosso nello scorso anno, la Commissione Europea ha approvato la proroga della misura per tutto il 2023. Come si desume dal nome, il bonus riguarda gli abbonamenti a internet ultra veloce.
Gli operatori di telecomunicazioni possono quindi, salvo esaurimento delle risorse, attivare i voucher fino al 31 dicembre 2023.
Come incentivi alla digitalizzazione per le PMI, la normativa prevede contributi da 300 € fino a un massimo di 2500 €, a seconda della tipologia di voucher in cui si rientra (A1, A2, B o C) e che varia in base alla velocità massima in download:
- Voucher A1: voucher con contributo di connettività pari a 300 euro per un contratto della durata di 18 mesi che garantisca il passaggio a una connettività con velocità massima in download compresa nell’intervallo 30 Mbit/s – 300 Mbit/s.
- Voucher A2: voucher con contributo di connettività pari a 300 euro per un contratto della durata di 18 mesi che garantisca il passaggio a una connettività con velocità massima in download compresa nell’intervallo 300 Mbit/s – 1 Gbit/s. Per connessioni che offrono velocità pari ad 1 Gbit il voucher potrà essere aumentato di un ulteriore contributo fino a 500 euro a fronte di costi di allaccio alla rete sostenuti dai beneficiari.
- Voucher B: voucher con contributo di connettività pari a 500 euro per un contratto della durata di 18 mesi che garantisca il passaggio a una connettività con velocità massima in download compresa nell’intervallo 300 Mbit/s – 1 Gbit/s. Per connessioni che offrono velocità pari ad 1 Gbit il voucher potrà essere aumentato di un ulteriore contributo fino a 500 euro a fronte di costi di allaccio alla rete sostenuti dai beneficiari.
(Per tale tipologia di voucher è prevista una soglia di banda minima garantita pari ad almeno 30 Mbit/s).
- Voucher C: voucher con contributo di connettività pari a 2.000 euro per un contratto della durata di 24 mesi che garantisca il passaggio a una connettività con velocità massima in download superiore ad 1 Gbit/s. Il voucher potrà essere aumentato di un ulteriore contributo fino a 500 euro a fronte di costi di allaccio alla rete sostenuti dai beneficiari.
(Per tale tipologia di voucher è prevista una soglia di banda minima garantita pari ad almeno 100 Mbit/s).
I beneficiari possono richiedere il voucher a uno qualunque degli operatori di telecomunicazioni accreditati, fino a esaurimento delle risorse stanziate.
La misura prevede il riconoscimento di un contributo, sotto forma di sconto, sul prezzo di vendita dei canoni di connessione a Internet in banda ultra-larga.
Possono richiedere il voucher tutte le micro, piccole e medie imprese che hanno sede legale sul territorio nazionale, che sono iscritte alla Camera di Commercio, che non si trovano in stato di fallimento, che non hanno ricevuto altri contributi pubblici per le spese oggetto della concessione del Voucher e che non si trovano nella condizione di dover rimborsare aiuti statali non dovuti.
Fondo di garanzia per le PMI
Non immediatamente collegato alla digitalizzazione, ma indubbiamente utile allo scopo è il Fondo di Garanzia per le PMI la cui disciplina risulta snellita e semplificata dal Decreto Liquidità per l’anno 2023.
Si tratta di fondi concessi da banche o intermediari finanziari alle piccole e medie imprese che, attraverso una garanzia pubblica, hanno accesso ai finanziamenti senza dover presentare garanzie reali.
Il vantaggio è evidente in quanto le imprese, per ottenere finanziamenti, potranno fare a meno di prestare garanzie ingenti (ad esempio, l’ipoteca su un immobile). Grazie al Fondo di Garanzia sarà lo Stato a fungere da garante garantendo l’accesso ai fondi.
Possono accedere al fondo le aziende di micro, piccole o medie dimensioni, iscritte al Registro delle Imprese, situate sul territorio nazionale e valutate economicamente e finanziariamente sane.
La domanda di accesso può essere:
- Rivolta ad un istituto di credito (espressamente richiedendo la copertura del Fondo di Garanzia);
- Rivolta ad un Confidi accreditato, un consorzio di garanzia collettiva dei fidi che garantisce l’operazione richiedendo poi la garanzia al fondo.
Il fondo prevede una copertura del:
- 90% per importi fino a 30 mila euro con durata massima fino a 15 anni;
- 80% per garanzia diretta e 100% per riassicurazione/controgaranzia a fronte di liquidità o investimento, per importi non superiori al doppio della spesa salariale annua e per una durata massima di 8 anni;
- 80% per la garanzia diretta e 90% per la riassicurazione, per le operazioni che non rientrano nei punti precedenti.
Guida agli incentivi alla digitalizzazione per le PMI