La parola ai contributor: due chiacchiere con Gerardo, co-founder del GHDAY
Un altro pezzo forte della community di contributor di Spremute Digitali si racconta. La Parola a Gerardo Forliano co-founder del Growth Hacking Day.
Oggi con questo articolo torna la rubrica “La Parola ai Contributor” il progetto creato per farti conoscere le persone che ogni giorno si impegnano a far crescere Spremute Digitali, il fulcro della community.
Qualche tempo fa intervistai Valeria Farina, mentre in questa chiacchierata conoscerai un ragazzo in gamba che sta già facendo parlare di sé nel mondo del web e soprattutto del growth hacking. Sto parlando di Gerardo Forliano growth hacker, freelance, appassionato di marketing digitale.
Per Spremute Digitali ha scritto appunto di growth hacking e crescita di un business, di strategie di social marketing, di lead generation e funnel
Visita il profilo autore di Gerardo Forliano, troverai tutti i suoi articoli 😉
Chi è Gerardo Forliano, contributor di Spremute Digitali (e non solo)
Q. Ciao Gerardo, racconta chi sei e di cosa ti occupi, oltre ad essere contributor di Spremute Digitali.
A. Ciao Sara, certo! Mi chiamo Gerardo Forliano, sono un Growth Hacker, laureato in Ingegneria Informatica.
Ho lavorato in alcune agenzie digitali, prima come sviluppatore di app mobile, dopodiché ho fatto una sorta di pivot professionale e, data la mia passione per il marketing digitale, coniugandola con il mio background tecnico, ho trovato nel growth hacking la prosecuzione naturale della mia carriera.
Ho vissuto a Barcellona, lavorando da freelance, per poi tornare nuovamente a Milano dove ho colto in seguito l’opportunità di formare un team di professionisti che si occupasse di growth hacking a livello operativo.
Così è nata Growthalia, una delle prime agenzie di Growth Hacking in Italia, con la quale eroghiamo, come detto precedentemente, servizi di consulenza e formazione per startup e PMI innovative.
In parallelo da un paio di anni gestisco Growth Hacking Italia, la community italiana di riferimento sul growth hacking, dove condividiamo risorse e video su questa metodologia e organizziamo meetup mensili a Milano e in altre città. Per chi fosse interessato, non deve fare altro che iscriversi al gruppo Facebook.
Infine, ed è il motivo di questa chiacchierata, ho co-fondato un anno fa il Growth Hacking Day, una giornata interamente dedicata a keynote e casi studio sulle varie strategie di crescita per un progetto imprenditoriale e che è ad oggi l’evento più grande in Europa su questa tematica.
Q. Cosa ti ha fatto avvicinare al Growth Hacking e perché hai intrapreso questa strada?
A. Come già anticipato, ho trovato nel growth hacking il perfetto anello di congiunzione tra la passione per il marketing e la mia formazione universitaria.
Nello specifico, nella prima agenzia in cui ho lavorato, dove mi occupavo di sviluppo mobile, si parlava con i colleghi di questo nuovo termine proveniente dagli USA. Perciò la curiosità mi ha spinto ad indagare nel dettaglio su questa metodologia, anche se inizialmente ammetto che le informazioni a riguardo erano alquanto confuse.
Leggendo e approfondendo, capii che era la mia strada.
Q. Secondo te quali sono le skills per diventare growth hacker e qual è lo slancio che può portare questa figura nelle organizzazioni?
A. Spesso quando si parla di questo tipo di professionista, si cita la cosiddetta “formazione a T”, o “T shape”.
Infatti un growth hacker è generalmente una persona con molte qualità diverse, alcune fanno parte del suo bagaglio di competenze orizzontali, le cosiddette “soft skills”, che rappresentano la linea orizzontale della T, mentre le altre sono le sue competenze specialistiche, la linea verticale della T.
In definitiva, un growth hacker è generalmente specializzato su un’area specifica, per esempio analisi dei dati, piuttosto che programmazione, o qualche area in particolare del marketing, dopodiché ha tutta una serie di altre conoscenze più versatili, quali possono essere il copywriting, la psicologia comportamentale, nozioni di user experience, etc…
A livello aziendale, potremmo paragonare un growth hacker ad un project manager che coordina il team affinché possa svolgere ciclicamente una serie di test, che noi nello specifico chiamiamo proprio esperimenti, che consentono di verificare rapidamente se una determinata strategia possa essere efficace o meno, senza essere troppo dispendiosa in termini di tempo e/o budget impiegato.
Q. Finalmente un evento internazionale sul Growth Hacking ed allo stesso tempo made in Italy, perché organizzato da te, Luca Barboni, Raffaele Gaito e Andrea Bifulco. Come è nata l’idea del GHDAY19 e come è andata la 2° edizione?
A. Da appassionato e interessato all’argomento in primis, avevo sempre pensato che un evento su questa metodologia sarebbe potuto essere un appuntamento imperdibile per chi si occupa di far crescere un progetto.
Perciò ricordo bene che tra una call con Raffaele per motivi logistici (Raffaele abita a Cambridge, UK, qui puoi trovare il suo libro) e una cena a Milano con Luca, avvenuta proprio il giorno dopo la call, parlai a loro due di questa idea e trovai l’approvazione da entrambi.
Con Andrea ci conosciamo da tempo (se vi racconto come ci siamo conosciuti ci vorrebbe quantomeno un’altra domanda), e poco dopo queste due brevi chiacchierate con Raffaele e Luca, si è creata l’opportunità per tutti quanti di allargare il team con un’altro professionista esperto nell’organizzare eventi su tematiche relative a imprenditoria e innovazione (non a caso Andrea è anche il director di Startup Grind Milano, un format di Google for Startups, che raccoglie a sé una community di oltre 5000 imprenditori in Italia, organizza meetup mensili dove intervista CEO e professionisti dell’ecosistema startup).
Validammo l’idea attraverso un evento proprio di Startup Grind a Milano, chiamato GH Party, in cui Andrea intervistò Luca e Raffaele, e in quell’occasione riscontrammo il reale interesse delle persone per l’evento, in quanto a seguito dell’annuncio ci furono circa 40 acquisti immediati del biglietto d’ingresso.
La validazione fu ancora più pronunciata quando nei primi due giorni dall’annuncio ufficiale dell’evento riuscimmo ad arrivare a quota 250 biglietti venduti.
Per quanto riguarda la seconda edizione, posso dire che siamo riusciti a replicare il successo della prima, cosa non così scontata, e rispetto al primo evento, abbiamo allargato l’esperienza con altri appuntamenti quali la seconda edizione del GH Party, che ha visto come ospite Alessandro Petazzi, fondatore di Musement, e il GH Workshop nella sede milanese di Friendz.
Qui puoi trovare il video del talk di Gerardo Forliano “Come creare prodotti digitali che le persone amano”
Q. L’obiettivo finale insomma non era solamente il Growth Hacking Day. Puntate ancora più in alto! Chi è stato al GHDAY19 mi ha riferito infatti della nascita della Growth Conference Europe che si terrà il 3 e 4 Giugno 2019, grazie alla partnership con Vasil Azarov e la Growth Marketing Conference di San Francisco, la conferenza più grande al mondo sul Growth Hacking. Raccontaci di questa emozionante novità.
A. Che dire, un’occasione fantastica per parlare di un trending topic così caldo sempre in Italia, invitando ancor più ospiti stranieri, ma soprattutto aprendo le porte ad un pubblico internazionale, in quanto l’evento si terrà completamente in inglese.
Noi ci auguriamo nel nostro piccolo che questo evento possa avere un impatto più o meno significativo sull’ecosistema startup italiano. Noi ce la metteremo tutta!
Proprio in queste settimane, stiamo lavorando su tutti i vari fronti della conferenza: speakers, ambassadors, media partners, sponsors e tante altre chicche nuove.
Purtroppo non posso ancora comunicare le prime novità, anche se sinceramente mi piacerebbe tanto, ma posso promettere che presto saranno annunciate sui nostri canali digitali.
L’unica cosa che posso anticipare è che ci saranno vari ospiti d’eccezione provenienti dalle aziende tecnologiche più grandi al mondo, non vedo l’ora di far svelare i primi nomi.
La parola ai contributor: due chiacchiere con Gerardo, co-founder del GHDAY