5 errori che un freelancer deve evitare nell’aprire una partita IVA
Scopri i passi falsi più comuni per i freelancer che aprono la partita IVA e come evitarli per prevenire problemi con il Fisco.
Decidere di dedicarsi alla carriera da freelancer, mettendosi in proprio e aprendo una partita IVA, è un passo importante che richiede una pianificazione accurata.
Tra l’entusiasmo iniziale per una nuova avventura e lo stress che essa inevitabilmente comporta, è facile trascurare dettagli cruciali dal punto di vista amministrativo e finanziario.
Quando si tratta di gestione contabile della propria impresa individuale, non importa se gli errori commessi sono in buona fede e derivano soltanto da inesperienza e distrazione: le conseguenze possono essere anche serie.
Per evitare problemi con il Fisco, multe e preoccupazioni ulteriori, dunque, è fondamentale tenere a mente i passi falsi più comuni per i freelancer che si apprestano ad aprire la partita IVA: esaminiamoli insieme.
1. Non aprire la partita IVA
Il primo, grosso errore che un freelancer agli inizi della carriera può fare con la partita IVA è decidere di non aprirla. Essa è infatti necessaria per lavorare in proprio e in regola, evitando di incorrere in sanzioni e problemi.
Questo errore nasce spesso da una mancata comprensione delle regole relative alla prestazione occasionale, che alcuni considerano una valida alternativa nei primi mesi come lavoratori autonomi, fino a che i compensi annuali non superano i 5.000 euro.
Non è però il reddito che porta all’obbligo di aprire partita IVA, bensì il rapporto tra freelancer e committente.
Questo deve essere, appunto, occasionale: non si può trattare di una collaborazione che dura nel tempo e si ripete. Più nel dettaglio, non è possibile collaborare con ogni committente per un periodo che supera i trenta giorni per anno solare.
Un altro notevole limite relativo alla prestazione occasionale è il divieto di pubblicizzare la propria attività, con gli svantaggi che ciò comporta dal punto di vista professionale.
La prestazione occasionale con ricevuta e ritenuta d’acconto al 20% è un’opzione da valutare per i primi sporadici progetti utili per fare esperienza, ottenere referenze e arricchire il curriculum. Dopodiché è necessario aprire partita IVA per iniziare a fare sul serio con la propria attività.
2. Ostinarsi a fare tutto da soli
Un atteggiamento comune a tanti freelancer è la tendenza a sottovalutare le difficoltà che il percorso da lavoratore autonomo comporta. Mettersi in proprio non vuol dire, però, dover dimostrare di essere in grado di fare tutto da soli.
Per questioni complesse e serie come la gestione fiscale e contabile dell’azienda, è bene dare la priorità allo svolgimento corretto di ogni operazione.
Chi sceglie di aprire partita iva online gratis con Xolo, servizio specializzato nell’assistenza ai freelancer, non dovrà preoccuparsi delle pratiche amministrative e del contatto con tutti gli enti di competenza, delegando queste attività a professionisti esperti.
Oltre a evitare errori dovuti all’inesperienza, questo tipo di piattaforma riduce di molto il tempo da dedicare all’apertura della partita IVA, così da potersi concentrare su promozione, contatti con potenziali clienti e lavoro vero e proprio.
3. Scegliere un regime fiscale che non conviene
Per chi non è esperto in materia, esiste il rischio di optare per un regime fiscale poco adatto alla propria situazione e di trovarsi così a pagare in imposte più del necessario.
In quanto freelancer agli inizi della propria carriera, è molto probabile avere i requisiti per accedere al regime forfettario, introdotto nel 2016.
Detto anche regime dei minimi o regime agevolato, può essere scelto da lavoratori autonomi e ditte individuali con un fatturato annuo fino a 65.000 euro.
Il regime forfettario comporta soltanto il versamento di un’imposta sostitutiva con aliquota del 15% sul reddito imponibile, dopo aver calcolato a forfait le spese sostenute in base al coefficiente di redditività relativo al proprio codice ATECO.
La gestione della contabilità aziendale è quindi molto più semplice rispetto a regime semplificato e contabilità ordinaria. Vale la pena di verificare, inoltre, se si rispettano i requisiti che permettono di accedere all’aliquota start-up. In questo caso, per i primi cinque anni di attività la tassazione è soltanto del 5%.
Rivolgersi a un professionista è la maniera migliore per non perdere alcuni dei vantaggi a cui si ha diritto come freelancer a seconda delle proprie circostanze attuali.
4. Sbagliare il codice ATECO
Come abbiamo accennato, il codice ATECO è importante in quanto da esso dipende il coefficiente di redditività utilizzato per il calcolo dei ricavi imponibili.
Si tratta di una sequenza di lettere e cifre attraverso cui è possibile identificare l’attività svolta, e che deve essere obbligatoriamente indicata nel momento in cui ci si appresta ad aprire la partita IVA.
Le lettere servono a indicare il macrosettore economico di riferimento, e a esse seguono da due a sei cifre che individuano con più precisione le diverse sottocategorie di ogni settore.
Esistono siti internet creati per aiutare chi ha bisogno di capire quale codice sia rilevante per l’attività che si svolge, ma trattandosi di una materia complicata può essere una buona idea rivolgersi personalmente a un esperto per evitare di fare sbagli.
5. Trascurare scadenze e fondo dedicato alle tasse
Una volta aperta la partita IVA, non si è purtroppo immuni da altri errori dovuti all’inesperienza per quanto riguarda contabilità e gestione fiscale della propria attività di freelancer.
Distratti dai tanti impegni professionali che questa fase comporta, è comune trascurare fattori importanti relativi a scadenze e imposte.
Mancare le scadenze, in ambito fiscale, comporta dei costi aggiuntivi non da poco, da pagare in un’unica soluzione per evitare ripercussioni ancora più gravi che rischiano di stroncare sul nascere l’attività.
Un altro errore comune, sull’onda dell’entusiasmo per i primi guadagni come freelancer, è non mettere da parte la somma da destinare alle tasse.
È possibile mettere da parte una percentuale di ogni pagamento ricevuto, facendo una stima in eccesso di ciò che si dovrà corrispondere al Fisco.
In alternativa, rivolgersi a un commercialista o a una piattaforma di servizi per la contabilità permette di ottenere un preventivo più preciso sulle tasse da pagare, evitando brutte sorprese all’avvicinarsi della data del versamento.
Tenere a mente questi fattori permette a chi inizia la carriera da freelancer di farlo con il piede giusto, riducendo stress, grattacapi e perdite di tempo.
5 errori che un freelancer deve evitare nell’aprire una partita IVA