Ecco perché i developer sono i nuovi eroi della digital transformation
Con la digitalizzazione forzata la domanda di specialisti IT è aumentata. L'offerta è invece rimasta la stessa. Ecco perché nasce una scuola per developer.
Il tema della formazione è sempre un hot topic, specialmente durante quest’ultimo periodo in cui è divenuto terreno più che mai fertile di dibattito politico. Con l’avvento della pandemia il settore della formazione è stato travolto da una digitalizzazione forzata che ha messo in evidenza quanto duramente bisogna ancora lavorare, in Italia, per portare a completamento la Trasformazione Digitale.
Proprio per discutere di Digital Transformation e degli attori chiave del cambiamento, abbiamo intervistato Marco Rosci, CEO e Co-founder di Epicode School, scuola online per developer con l’ambizioso progetto di rivoluzionare il mondo della formazione tech.
Una scuola per developer per cambiare il mondo della formazione tech
Q. Ciao Marco e benvenuto su Spremute Digitali. Parto subito con la prima domanda: la trasformazione digitale, già in atto da tempo, ha premuto il piede sull’acceleratore negli ultimi mesi, complice la pandemia Covid-19. La domanda di professionalità come quella dei developer è cresciuta significativamente, ma ci spieghi qual è il loro ruolo in questo processo di trasformazione?
A. È vero: l’accelerazione tecnologica dell’ultimo anno ha aumentato significativamente la domanda di specialisti IT, ma il problema è che l’offerta è rimasta la stessa. In realtà già prima della pandemia in Italia si contavano più di 100.000 posizioni aperte, di cui ben 30.000 rimaste scoperte. Immaginiamoci ora…
Le aziende in questa fase storica hanno tremendamente bisogno di digitalizzarsi, ma l’ecosistema accademico/formativo non riesce a produrre la forza lavoro necessaria a colmare questo enorme gap, ormai diventato un’emergenza nazionale che frena la crescita del Paese.
Abbiamo dato vita ad Epicode School proprio con l’obiettivo di formare le attuali e future generazioni di creatori digitali per supportare le aziende a realizzare il processo di trasformazione digitale, ma soprattutto per avere un impatto diretto sull’occupazione.
La maggior parte dei giovani, purtroppo, non prende in considerazione questo percorso professionale, e la nostra ambizione è proprio quella di farne capire i vantaggi: il developer è lo specialista che realizza le app che tutti i giorni usiamo, i siti in cui quotidianamente facciamo acquisti e le infrastrutture che (specialmente in questo periodo) ci permettono di connetterci con le altre persone anche a distanza.
Q. Anche la formazione si sta trasformando al passo con i tempi e le esigenze di mercato, e sta diventando sempre più ibrida, ovvero focalizzata sull’esperienza piuttosto che sulla lezione frontale. Dal tuo punto di vista, qual è il valore aggiunto di questo tipo di percorso formativo per un futuro developer?
A. Sicuramente c’è da distinguere la formazione accademica da quella professionalizzante, orientata all’inserimento diretto nel mondo del lavoro.
Personalmente, ritengo che la scuola primaria e secondaria giochi un ruolo cruciale nei giovani non solo dal punto di vista culturale, ma anche sociale e caratteriale, e su questo mi sento abbastanza tradizionalista. Ma la formazione post-diploma o post-laurea ha lo scopo di insegnare una professione – qualunque essa sia – con l’obiettivo dell’inserimento diretto nel mondo del lavoro.
Il mondo dell’ICT, poi, corre particolarmente veloce. È sempre più forte la domanda di nuovi specialisti, e proprio per questo abbiamo scelto di importare in Italia il modello americano del “bootcamp” e di adattarlo alla nostra impostazione didattica:
- 3 mesi intensivi di formazione online durante i quali l’apprendimento diventa esponenziale;
- classi piccole e collaborative;
- approccio orientato al saper fare;
- esperienza formativa altamente personalizzata.
Alcuni ritengono che 7 ore di formazione al giorno siano troppe, ma secondo noi è invece un modo per iniziare ad abituarsi al tipo di impegno richiesto nel mondo del lavoro.
Q. Dunque, Epicode School si propone di rivoluzionare l’approccio alla formazione dei developer e di scardinare i luoghi comuni che la società ha creato su queste figure professionali. Ma ci racconti meglio come è nato questo progetto e cosa vuole fare Epicode da grande?
A. Il progetto nasce nel pieno della pandemia, da una chiacchierata tra 4 manager e imprenditori digitali, attuali soci fondatori di Epicode: Claudio Vaccaro (ex Founder di BizUp, imprenditore e Angel Investor), Ivan Ranza (ex Direttore Generale de Il Sole 24 Ore e una lunga esperienza manageriale nelle più importanti media&tech company), Andrea Febbraio (imprenditore digital e investitore premiato come Business Angel dell’anno 2020) e me (ex Direttore Marketing di Rome Business School e di Philmark Group, oltre che co-fondatore di alcune realtà digital italiane).
Conoscevamo bene il mercato del digital e ci siamo innamorati dell’idea da subito, per poi realizzare in poco tempo che il mercato ne aveva ancora più bisogno di quello che pensavamo. Ma onestamente la spinta più grande è stata la complementarietà dei caratteri e competenze tra noi soci, che ha reso il processo creativo fluido e naturale.
Abbiamo quindi deciso di lanciarci, e nel giro di poco più di due mesi abbiamo raggiunto obiettivi che non pensavamo di conseguire in così poco tempo: il progetto è partito a novembre e a dicembre abbiamo già registrato il sold-out nella prima classe partita il 18 gennaio 2021, costruendo un team meraviglioso di 10 persone che credono nel progetto tanto quanto noi.
E non sapete ancora la notizia più importante, ma potremo parlarne solo tra qualche giorno…
Q. Prima di lasciarti, vogliamo farti un’ultima domanda. Lanciare una startup come tu hai fatto con Epicode School e riuscire a vivere della propria idea innovativa è il sogno di molti. Cosa vorresti dire a chi sta pensando di abbracciare l’avventura dell’entrepreneurship?
A. Il lavoro è l’attività in cui investiamo la maggior parte del tempo e delle energie, e io non ho mai permesso a me stesso di scendere a compromessi sulla mia felicità, in nessuna area della mia vita. Vi lancio una provocazione: prendete una cosa che amate fare (suonare, leggere, correre, quello che volete) e immaginate di farla continuativamente per 8 ore al giorno, tutti i giorni, per anni… Sono sicuro che vi stufereste dopo poco.
Ma se dietro le vostre azioni c’è uno scopo più alto, che tocca le corde dei vostri valori più solidi, allora non vi stuferete mai, ne farete la vostra missione.
Non inseguite il successo o i soldi, trovate il vostro modo di avere un impatto sul mondo e vi espanderete ogni giorno, a livello personale, professionale e finanziario.
E soprattutto… Buttatevi! Nel momento in cui si matura veramente la decisione di diventare imprenditori, tutti i ponti alle nostre spalle si bruciano, e possiamo solo guardare avanti. Quando si esclude ogni altra strada succede che l’impegno, la dedizione e la produttività schizzano alle stelle, e sarete in grado di fare cose a cui un attimo prima non potevate neanche ambire.
Oggi di opportunità ce ne sono come in nessun altro periodo storico: trovate la giusta motivazione, le giuste persone e realizzate i vostri sogni.
Certo, non è facile, ma quando mai le cose più belle sono state facili?
Ecco perché i developer sono i nuovi eroi della digital transformation