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Travel, digital e pandemia: dove andremo a finire?

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Covid e travel, qual è stato l’impatto della pandemia sul settore? Cosa rimarrà e come si è adattato il mondo del turismo? Una panoramica sul futuro.

Secondo una ricerca fatta da Mckinsey i settori dell’arte, dell’intrattenimento ed eventi, e il travel (mobility e hospitality) sono stati i più colpiti in seguito alla pandemia.
Le previsioni per gli sviluppi economici tuttavia sono molto ottimistici per l’anno appena iniziato: UCLA (Università della California) prevede un salto del +6% per l’economia degli Stati Uniti. In Cina la crescita stimata è del 8,4% nel 2021 e infine l’OECD (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) prevede una crescita globale del 4,2% rispetto all’anno precedente.
I dati fanno presagire un buon anno per la ripresa di tutti i settori, e un grande anno in particolare per il travel.
In fondo se prima non vengono soddisfatti i bisogni primari (salute, cibo, sicurezza) nessuno potrebbe mai concedersi di pensare a quelli secondari, come il viaggio e il relax.
Cosa rimarrà e come si è adattato il mondo travel dopo questa pandemia? E cosa ci aspetta nei prossimi anni?

L’impatto della pandemia Covid sul travel

Numeri

Nell’ultimo decennio quello dei viaggi e del turismo è stato un settore (o meglio macro-settore) in continua crescita e in più rapida espansione. Ha assistito ad un incremento del 59% del numero totale di viaggiatori internazionali nel mondo, da 880 milioni del 2009 a 1,5 miliardi di arrivi del 2019.
A livello globale l’industria dei viaggi e del turismo ha contribuito con 8,9 trilioni $ per il PIL globale, circa il 10,3%. Un lavoro su 10 è da attribuire al turismo. Circa 330 milioni di persone. E questo ha rappresentato non solo grandi opportunità economiche, ma anche un progresso socio-culturale.
Prova a pensare ogni volta che viaggi, e quanto ogni volta torni più arricchito e aperto mentalmente.
Il 2020 ha arrestato questa incredibile crescita.
Le compagnie aeree hanno avute perdite per circa 80 miliardi di dollari secondo la IATA (International Air Transportation Association). I ricavi sono scesi del 50%.
Nonostante ai vari periodi di lockdown si siano susseguiti periodi di apertura più o meno condizionata, le compagnie aeree avevano soppresso la maggior parte dei voli per minimizzare i costi, e i viaggiatori hanno preferito in caso di spostamenti utilizzare mezzi privati o comunque restare vicino casa.
Il settore dell’hospitality, seppur meno gravemente rispetto ai voli, ha subito un colpo:

  • – 55,9% nell’occupazione media delle strutture ricettive, attestata attorno al 30% (lavorando solo un giorno su tre);
  • tariffa media giornaliera (ADR) diminuita del 42%;
  • riduzione dell’indice RevPar (ossia il ricavo medio per tutte le camere/posti letto disponibili) del 75%.

Quindi riepilogando: le persone hanno viaggiato di meno pagando di meno. Ma siamo sicuri che sia stato così ovunque? Sicuramente è certo che in tutte le destinazioni ci siano stati dei cali. Allo stesso tempo alcune hanno sofferto più di altre.
Ad esempio in Italia le città d’arte hanno subito cali ben più pesanti delle statistiche viste sopra. Al contrario invece mete come la Puglia e le isole hanno raccolto la maggior parte delle richieste essendo diventate sinonimo di verde, natura incontaminata, spazi ampi; proprio ciò che i viaggiatori cercavano dopo il lockdown dei mesi precedenti chiusi in casa.

Attività: digitalizzazione dei processi e utilizzo dei dati

Tra le varie conseguenze della pandemia e dei vari lockdown ce ne sono due in particolare che hanno rappresentato un’accelerazione e un progresso notevole positivo per il settore travel e soprattutto per l’hospitality: la digitalizzazione dei processi e l’utilizzo dei dati.
Questa accelerazione continuerà per gli anni a seguire e sarà guidata non solo dalla crescente necessità di diversificare le tipologie di ricavi, ma anche per migliorare l’esperienza dell’utente in tutti i futuri touchpoint, online e offline.
Durante questo anno il bisogno di distanziamento sociale ha permesso una rapida adozione di tecnologie per ridurre al minimo i contatti fisici con i viaggiatori. Ed è così che online check-in, ingressi automatizzati, esperienze online e servizi offerti tramite app o e-commerce si sono fatti strada prepotentemente, dapprima nell’organizzazione e le operations delle aziende del settore travel, e poi definitivamente nella testa del consumatore (senza possibilità di obiettare, neanche per i non amanti della tecnologia).
Ed è così che d’improvviso tutte le paure di “spersonalizzare” il servizio o di non trasmettere sufficiente calore agli ospiti hanno lasciato il campo all’idea ricorrente dei player del turismo: sopravvivere e consegnare all’ospite l’esperienza migliore possibile.
Gli stessi utenti, presi dalla ormai consolidata abitudine delle “zoom call” hanno iniziato a preferire una completa assistenza da remoto e Wi-fi “potente” ovunque, perché ormai si lavora anche in vacanza.

3 Trend per il 2021 nel settore travel e hospitality

1. Soggiorni lunghi

Il “lavoro dove capita” non è più limitato alla nicchia dei nomadi digitali. Brand come Selina e Accor stanno sviluppando i loro spazi combinando i coworking alle strutture ricettive classiche. Ora, con il 47% dei professionisti degli Stati Uniti che in aziende che continueranno a lavorare in remoto, questi spazi comuni e ibridi esploderanno.
Anche Davide Dattoli, fondatore di Talent Garden, in un’intervista a la Repubblica, ha dichiarato che secondo loro studi il 20% delle aziende continuerà a mantenere i propri collaboratori a casa. Un altro 20% farà tornare i collaboratori in sede a tempo pieno e il restante 60% adotterà un modello misto e flessibile.
Da un lato avremo quindi i remote worker full time che viaggeranno per periodi più lunghi. Dall’altro remote worker che non vorranno continuare a lavorare a casa e preferiranno nuovi spazi. Entrambe le opzioni saranno un’opportunità per il mondo hospitality.


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2. Tecnologie contactless e automazioni

Fare di necessità a virtù!
È stato necessario introdurre velocemente self check-in, totem digitali e assistenza 24/7 tramite bot. E questo ha portato non solo a svolgere correttamente i propri servizi e in pieno rispetto delle norme, ma ha ancora migliorato l’esperienza online dell’utente, abbassato i costi e permesso agli operatori di concentrarsi sul migliorare altri servizi o aggiungerne di nuovi.
Il futuro è sempre più in questa direzione. Tutto ciò che è routinario e proceduralizzabile e senza creatività tenderà ad essere sostituito da un algoritmo.

3. Diversificare fonti guadagno

Per finire, ci siamo accorti di come un periodo del genere come questo possa mettere in ginocchio i business legati esclusivamente alla fisicità di un prodotto o di un luogo.
Nel corso del 2020 gli imprenditori e manager hanno capito l’importanza di avere dei prodotti e servizi digitali che superino le barriere fisiche. Aumentare i loro prodotti e servizi, gestire le transazioni, integrare sul proprio sito servizi esterni.
Nel 2021 i player cercheranno in tutti i modi di creare business paralleli o diventare accentratori di servizi. In fondo una struttura ricettiva o un aereo non offrono soltanto un letto per dormire e un mezzo per spostarti, ma molto molto di più. Offrono un viaggio verso l’ignoto, verso la scoperta del nuovo e la scoperta di se stessi in contesti nuovi.
Vi stupirete di come cambierà nel tempo il “viaggio” verso nuove destinazioni.

Pensieri finali

Abbiamo visto quanto poco basti perché gli equilibri in cui siamo abituati a vivere vengano stravolti per immergerci in realtà totalmente differenti e non più riconoscibili. Questo è ciò che avremmo vissuto se ci fossimo ibernati ad inizio 2019 per risvegliarci dopo un anno.
Vivevamo già in un’epoca in rapido e continuo cambiamento, dove tecnologie emergenti ed esponenziali stravolgono la nostra quotidianità e il nostro stile di vita. La pandemia non ha fatto che accelerare ancora di più questo processo ad un passo esponenziale.
Chissà cosa succederà da qui a 10 o 15 anni. Come viaggeremo, con quali mezzi? Con quali monete pagheremo? Vivremo in una dimora fissa, o cambieremo città ogni 6 mesi?
Una cosa è certa, i viaggi cominceranno in modo diverso, in realtà virtuale. E non ci vorrà molto per entrare in questo futuro… Anzi, è già qui!

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