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Viaggio verso la felicità n° 6: Cosa rende le persone felici al lavoro?

come essere felici al lavoro

Qualche tempo fa ho letto un libro: “Lavoro utile, fatica inutile. Bisogni e piaceri della vita, oltre il capitalismo“, di William Morris. Da allora mi chiedo come identificare quello che lui chiama lavoro utile:
“Vi sono quindi, come vedete, due tipi di lavoro: uno buono e l’altro cattivo; uno che è quasi una benedizione e rende più lieve la vita, l’altro che è una vera e propria sventura, un fardello per l’esistenza. Qual è dunque la differenza fra di essi? Questa: uno coltiva in sè la speranza, l’altro no. All’uomo si addice di svolgere il primo e rifiutare di sottoporsi all’altro.”
In sostanza cosa nel lavoro ci rende felici?
Ho posto la domanda ad un amico, psicologo, insegnante, persona eclettica, da cui ho imparato moltissimo: Roberto Grieco. Vi lascio alla sua riflessione su cosa rende le persone felici al lavoro.

C’era una volta il mito dei benefit, dell’auto aziendale, dell’aumento di stipendio come fattore di attaccamento al lavoro. Con la crisi, sembrano contare meno gli aspetti economici e più quelli relazionali. Secondo lo studio “Decoding global talent”, condotto da The Boston Consulting Group e The Network, nei primi dieci posti delle priorità attribuite ai fattori di felicità al lavoro, solo in ottava posizione, l’attrattività del salario fisso, richiama il compenso individuale. Tutte le altre posizioni precedenti riguardano invece, prevalentemente, i rapporti umani ed il valore del proprio lavoro.
Soprattutto in Italia, né la sicurezza del posto di lavoro, né la stabilità finanziaria delle imprese sono messe al centro dei desideri. Il Paese di Checco Zalone non sembra essere così reale. Il posto fisso ha lasciato spazio all’apprezzamento per il proprio lavoro, agli spazi di crescita personale e professionale, alla volontà di avere dei buoni rapporti con i superiori e i colleghi e all’interesse per il contenuto del lavoro.

 

Quindi, cosa rende le persone felici al lavoro?

L’apprezzamento per il lavoro svolto

Secondo la citata ricerca, la stima e l’apprezzamento per il lavoro svolto è la priorità alla ricerca della felicità al lavoro. Aspettarsi complimenti per un lavoro ben fatto, soprattutto se ha richiesto  significativi sforzi, incoraggia e motiva come poco altro ma, in caso contrario, questa situazione non dovrebbe mettere a repentaglio né il morale, né le competenze delle persone.
Sentirsi apprezzati sul lavoro significa prima di tutto apprezzare se stessi perché la soddisfazione di averlo svolto bene, innanzitutto, appartiene ad ognuno di noi.

“Nessun al mondo è in grado di dirti perché esisti, ma visto che sei qui, lavora per dare un senso alla tua esistenza (Soren Kierkegaard)”

 

Le opportunità di crescita e sviluppo professionale

Avere la possibilità di misurarsi con nuovi compiti e l’opportunità di crescere professionalmente, alimenta l’interesse ed il coinvolgimento al lavoro. Infatti, più le persone sono nella condizione di porsi una meta realisticamente ambiziosa, più risultano intrinsecamente motivate perché sperimentano l’occasione per crescere e svilupparsi sia nella sfera professionale, sia nell’ambito individuale.
 

L’apprendimento è un tesoro che seguirà il suo proprietario ovunque (Proverbio cinese)

 

Buone relazioni con i superiori ed i colleghi

 
[bctt tweet=”Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo. H. Ford” username=”spremute”]
 
L’ambiente di lavoro è innanzitutto una comunità professionale e sociale ispirata all’azione comune. Le persone per essere felici devono vivere “scambi sociali” caratterizzati da fiducia e reciprocità,  nei quali potersi confrontare per discutere, condividere e realizzare nuove idee.

Portatemi via la mia gente e lasciatemi le aziende vuote e presto l’erba crescerà sul pavimento dei reparti. Portatemi via le aziende e lasciatemi le persone con cui lavoro e presto avrò aziende migliori di prima (Andrew Carnegie)

Il contenuto del lavoro

La felicità non viene dal possedere un gran numero di cose, ma deriva dall’orgoglio del lavoro che si fa (Gandhi)

Contribuire ad uno scopo permette di dare senso e significato al proprio impegno e valore a se stessi. Se secondo Levi, “l’amare il proprio lavoro costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra”, seguire la propria passione può rappresentare la chiave per la felicità.
In tal senso e a maggior ragione, si condivide ed apprezza il discorso di Steve Jobs agli studenti dell’Università di Stanford:
L’unico modo di fare un ottimo lavoro è amare quello che fai. Se non hai ancora trovato ciò che fa per te, continua a cercare, non fermarti, come capita per le faccende di cuore, saprai di averlo trovato non appena ce l’avrai davanti. E, come le grandi storie d’amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni. Quindi continua a cercare finché non lo troverai. Non accontentarti. Sii affamato. Sii folle”.
Se volete seguire Roberto potete farlo sul suo sito.
 


Per attraversare tutte le tappe del viaggio verso la felicità, inizia da qui: Viaggio verso la felicità. Tappa n° 1 del Manifesto.
Se invece vuoi tornare alla Tappa n°4 del Viaggio verso la felicità, leggi Viaggio verso la felicità. Tappa n° 5: La palestra della Felicità.


 

Viaggio verso la felicità n° 6: Cosa rende le persone felici al lavoro?

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