Blacberry: Storia di un fallimento – parte 6
Blackberry non si aspettava in nessun modo che un prodotto di design potesse surclassare drasticamente dei prodotti funzionali, ma lo fece.
Finalmente comincia, il lento declino che ci porta alla conclusione dell’infausta storia è qui, e si chiama iPhone.
Come è potuto succedere? Non sembrava neanche possibile al tempo.
La popolarità di Apple sembrava, agli addetti ai lavori, totalmente illogica. Aveva una batteria che durava 8 ore al più, operava su un network di seconda generazione, più vecchio, e video, musica e media in generale mettevano a dura prova la rete di AT&T.
Eppure ha fatto il suo lavoro, nessuno, neanche in direzione, aveva capito quanto fosse pericoloso come nemico.
Era un prodotto che doveva fallire, e non lo ha fatto, perché?
Apple aveva cambiato in via definitiva il mercato competitivo, e nel mentre, agilmente aveva fatto la storia.
Hanno spostato la ragion d’essere di un prodotto che doveva essere funzionale in qualcosa che fosse bello.
Dannatamente più bello di qualsiasi altra cosa ci fosse nella competizione.
“La bellezza conta, in azienda nessuno credeva che le persone potessero comprare quella roba”.
Ma lo fecero.
Al contempo in azienda, alla blackberry, cominciavano le prime problematiche legali, a causa dell’incapacità della casa di produzione di riuscire a comunicare l’alterazione di dati fissi nei beni.
Una azione che costò 250 milioni di dollari e una scossa considerevole al mercato finanziario.
Temporalmente siamo nel 2007, l’anno della Apple.
La cosa divertente è che Lizaridis stesso aprì un iPhone e disse: “Qui dentro ci hanno messo un mac”.
iPhone era più potente anche del Blackberry.
Da qui una spirale discendente.
Ci vediamo nella prossima puntata.
Blacberry: Storia di un fallimento – parte 6