6 aspetti che startup e investitori devono tenere presenti dopo COVID-19
In periodi complessi, di crisi, quali sono gli aspetti per avviare una startup, e non solo, che startupper e imprenditori devono tenere a mente?
Oggi, startup e investitori in tutto il mondo sono preoccupati e cercano di capire come superare l’emergenza finanziaria che stiamo vivendo. Altri settori vivono un periodo di boom inaspettato e senza precedenti. Le startup tecnologiche, come ad esempio quelle per gestire il telelavoro, hanno visto o stanno vedendo una crescita stratosferica.
Eppure queste storie di successo sono in poche e lontane tra loro. Per la maggior parte delle startup, soprattutto quelle nelle prime fasi del loro ciclo di vita dove l’alto rischio le rende ancora più instabili, il boom rischia di trasformarsi in una catastrofe.
Ecco quindi 6 aspetti che startupper e investitori devono tenere a mente in questo periodo, per avviare una startup e anche dopo.
Startupper e investitori fate attenzione a questi 6 aspetti per avviare una startup e non solo
Attenzione a cosa e come si spende
Il coronavirus ha avuto effetti anche sui finanziamenti diretti alle startup, riducendone il numero. Il problema è che senza nuovi investimenti e senza assicurarsi un flusso di cassa notevole, molte rischiano di non superare le fasi iniziali del loro percorso. Ovviamente, ciò solleva gravi preoccupazioni, visto che le startup dovrebbero sempre avere abbastanza fondi per assicurarsi una sopravvivenza di almeno 12/18 mesi, proprio per evitare che momenti come questi ne mettano in discussione il successo.
Tuttavia c’è un rimedio. Si tratta di mitigare e ridurre al minimo tutti i costi superflui e investire i propri capitali stabilizzando la propria offerta principale e cercando di aumentare al massimo la redditività. In sostanza bisognerebbe cercare di ridurre le spese in crescita e in sviluppo soprattutto se la tua startup agisce in un settore fortemente colpito dalla crisi.
Fiducia e network solido
I founder già in contatto con investitori, oppure che hanno già avuto esperienza nell’ottenere dei finanziamenti, hanno più probabilità di riceverli.
Questo diventa un consiglio per chiunque abbia voglia di aprire una startup. Costruirsi un forte network di conoscenze affidabili e allo stesso tempo generare fiducia è un aspetto fondamentale se si vuole avere l’attenzione degli investitori.
Quindi i fondatori alle prime armi avranno più difficoltà ad ottenere dei finanziamenti da parte di venture capitalist oppure business angels. La soluzione potrebbe essere quella di cercare di sopravvivere ancora qualche mese nell’attesa che la situazione ritorni stabile. Anzi, se ci riuscirai, potrai usarlo come vanto di fronte agli investitori.
Le valutazioni delle startup calano, tranne se…
La maggior parte degli investitori si aspetta che in questa delicata situazione le valutazioni delle imprese in fase iniziale scendano di oltre il 20%. Allo stesso modo, ci si aspetta che anche le valutazioni per una startup in fase già più avanzata calino, ma in maniera più sostanziale.
Questo potrebbe significare due cose: se sei una di quelle startup che sta venendo svalutata potresti ritrovarti con i bastoni tra le ruote, ma stringi i denti e resilienza, l’ultima parola non è ancora detta. Impegnati a fornire un prodotto perfetto dimostra ai clienti e agli investitori di cosa sei davvero capace.
L’altra possibilità è che tu, assieme alla tua startup, fai parte di quelle aziende che in questo periodo hanno trovato il terreno giusto per crescere. In questo caso le tendenze di prima non ti dovrebbero interessare e allora saranno gli investitori a cercare te.
Pivot, ora o mai più
Sia le startup che gli investitori stanno cambiando nel tentativo di affrontare l’incertezza scatenata dalla pandemia. Fanno quello che in gergo viene definito “pivot”, “pivotare” che appunto significa cambiare.
Le startup stanno spostando l’attenzione o espandendo le loro offerte di prodotti. Indipendentemente dalle dimensioni dell’azienda, oltre la metà di tutte le startup ha cambiato la propria offerta da quando è iniziata l’emergenza, anche se quelle più piccole e più giovani sono state, prevedibilmente, le più agili.
Sembrerebbe esserci una correlazione tra la grandezza delle perdite misurate e la necessità per la startup che le subisce di cambiare drasticamente il proprio modello di business.
Gli investitori che stanno ancora cercando nuove opportunità di investimento, stanno anche dimostrando una maggiore attenzione alle startup che si adattano al nuovo mercato. Non a caso la maggior parte degli investitori sono più interessati alle startup che operano o che entrano nei settori legati alla salute, al benessere, all’istruzione o ai mercato online.
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Assunzioni sospese e licenziamenti aumentati
Come prevedibile in qualsiasi crisi economica, le nuove assunzioni sono state in gran parte sospese. Solo una piccola parte delle startup si sta organizzando per assumere.
E un altro aspetto prevedibile in una crisi come quella che stiamo vivendo è l’aumento dei licenziamenti. Non a caso infatti molte startup si sono viste obbligate a chiudere molti contratti per mantenere i costi entro una certa soglia.
Questo però per alcune potrebbe essere un vantaggio. In questa situazione le risorse umane, come quelle materiali d’altronde, scendono di prezzo e per alcune piccole aziende potrebbe essere più facile trovare dipendenti qualificati.
Attenzione al modello di business
Il calo delle vendite è stato praticamente visibile in ogni settore. Sono davvero poche le startup che non hanno avuto cali di richiesta. In questa situazione alcuni modelli di business si sono dimostrati più validi rispetto ad altri. Le startup B2B sono state le più colpite, invece quelle B2C hanno sentito meno il colpo dovuto all’emergenza.
Il fattore più importante che influenza la crescita o il declino delle vendite, tuttavia, sembra essere il tipo di modello di distribuzione utilizzato.
Dato l’enorme impatto che i blocchi hanno avuto sulla distribuzione della merce in tutto il mondo, la pandemia ha influenzato negativamente le startup che basavano il loro business su prodotto fisici. Effetto non visibile per le startup che lavorano su prodotto o servizi digitali.
Un articolo di Edoardo Vasconi.
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