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Quanto inquinano i voli nello spazio? La Terra può sostenere un tale sforzo?

Redazione Spremute Digitali Pubblicato: 4 Agosto 2021

Quanto inquinano i voli nello spazio

Poche settimane fa Richard Branson e la navicella di Virgin Galactic hanno inaugurato ufficialmente l’era del turismo spaziale. Qualche tempo dopo è stato il turno di Jeff Bezos che con il razzo di Blue Origin ha replicato quanto fatto dal suo collega.

Presto dovrebbe toccare a Elon Musk che ha intenzione, addirittura, di superare la concorrenza garantendo un “pacchetto vacanze” di ben 5 giorni, entro la fine di quest’anno.

Insomma, ora che il turismo spaziale è una realtà tangibile, è solo una questione di portafogli.

Ma se da una parte le prenotazioni per i prossimi viaggi sono già sold out da settimane, dall’altra la comunità scientifica si chiede che impatto possono avere questi lanci sul pianeta. Ovviamente come tutti sapranno, lanciare un razzo nello spazio ha un costo in termini di carburante e via dicendo. Questo “costo” va a impattare sulla sempre più precaria salute del nostro pianeta.

Nonostante le “rivendicazioni green” di questi miliardari, è innegabile che questo nuovo business andrà a gravare ulteriormente sulle emissioni di CO2. Per molti è un dato trascurabile al momento (dato che ci sono al massimo 100 lanci in un anno), ma se questi razzi partissero giornalmente, come cambierebbe la situazione?

Voli nello spazio e inquinamento, le prime inquietanti ipotesi

Prendiamo in considerazione quelli che sono i razzi attualmente in uso dalle varie aziende. Alcuni usano propellenti a idrogeno e ossigeno liquido; altri cherosene e ossigeno liquido, insomma ciò che conta è che le propulsioni rilasciano anidride carbonica, gas serra e altri inquinanti vari ed eventuali. La risposta era già chiara a monte, perché con le tecnologie attuali non c’è modo di ottenere la spinta necessaria a lasciare l’atmosfera senza conseguenze sull’ambiente. E non c’è bisogno di entrare nel dettaglio della composizione chimica di queste scorie per capire che si parla di sostanze altamente inquinanti che non fanno che peggiorare la già catastrofica situazione ambientale del nostro pianeta.

Adesso che questi voli sono “circoscritti” nel range di un centinaio ogni anno, possiamo considerare questi dati “trascurabili” (ma non troppo); quando inizieranno a raddoppiare o a triplicare, come faremo a gestire la notizia che andare nello spazio è bello solo se hai un pianeta abitabile in cui tornare?

Al momento non ci sono ancora dati accurati al riguardo ma solo modelli teorici che ipotizzano quello che sarà il futuro; ma già così la situazione non è per niente tranquilla e men che meno sostenibile.

È logico, allora, pensare a un turismo spaziale se a farne le spese sarà il nostro pianeta? Eppure questi imprenditori si dicono da sempre molto legati alle tematiche ambientali; possibile che questa eventualità non sia passata nemmeno per un momento dentro i loro geniali cervelli? Molto più probabile il fatto che 250mila dollari per un singolo biglietto abbiano confuso le idee a tutti e intanto a farne le spese, saranno come al solito tutti quelli che restano con i piedi per terra.