Corporate Innovation

Open Innovation vs Closed Innovation: l’innovazione a confronto

Massimiliano Antonio Primi Pubblicato: 22 Giugno 2023

Parlare di innovazione significa affrontare uno dei temi più caldi e attuali nel panorama aziendale e questo vale per tutti i settori e le tipologie di business. Non a caso, l’innovazione è sempre di più uno strumento fondamentale per far sì che un’azienda possa crescere, svilupparsi, conquistare e mantenere fette di mercato in una vision a lungo termine.

C’è però una questione delicata da affrontare in materia di innovazione: qual è la migliore strada da intraprendere in azienda? Questa domanda non è affatto scontata, anzi. La nostra epoca, questi primi decenni del ventunesimo secolo, rappresenta infatti una vera e propria fase di transizione – o un territorio di sviluppo, per utilizzare un’altra metafora – dove è importante osservare attentamente l’innovazione a confronto e scegliere il modello più conforme alle esigenze della propria organizzazione: Open Innovation o Closed Innovation?

In questa Spremuta facciamo sinteticamente il punto sulle principali caratteristiche di questi due paradigmi e cerchiamo di rispondere al dubbio amletico che attanaglia gli innovation manager.

Open Innovation: esternalizzare l’innovazione con la collaborazione

L’Open Innovation, o Innovazione Aperta, è un modello organizzativo e di business che punta ad estendere i processi legati all’innovazione oltre i confini aziendali, ricercando il potenziale per lo sviluppo attraverso la collaborazione e l’interazione con l’ambiente circostante (es. altre aziende e PMI, startup, Università, collaboratori esterni), condividendo idee, tecnologie e altre risorse.

L’obiettivo? Sviluppare prodotti e servizi innovativi per mercati sempre più esigenti. Dell’Open Innovation abbiamo già parlato nel dettaglio in un precedente articolo.

L’innovazione viene dunque generata sia dentro sia fuori l’azienda, in uno scambio reciproco di conoscenze e know-how attraverso un network di collaborazioni in ottica win-win che produce effetti positivi per tutti gli attori in gioco. Ad esempio, ecco alcuni vantaggi:

Il modello dell’Open Innovation si fonda, dunque, sulla forza della contaminazione reciproca di idee, conoscenze e competenze: un passaggio oggi sempre più determinante per decretare il successo dell’innovazione e delle aziende che adottano una cultura dell’innovazione.

Closed Innovation: internalizzare l’innovazione nei confini aziendali

Il modello della Closed Innovation, o Innovazione Chiusa, si basa su un concetto totalmente opposto rispetto all’Open Innovation. Infatti, secondo questo approccio l’innovazione si sviluppa solo ed esclusivamente in azienda internalizzando conoscenze, competenze e know-how. Ciò riguarda l’intera filiera dell’innovazione, dalla generazione di nuove idee al loro sviluppo in progetti concreti, fino alla loro realizzazione e commercializzazione.

La Closed Innovation è una strategia organizzativa che ha contraddistinto in modo significativo il business del secolo scorso, dove era praticamente ed eticamente doveroso preservare i confini aziendali da altri player esterni, ma che oggi trova un seguito decisamente ridotto e limitato a poche grandi aziende che hanno la possibilità di investire capitali importanti per:

Se da una parte i sostenitori della Closed Innovation ritengono che mantenere i processi di innovazione all’interno dell’azienda possa rendere l’innovazione stessa migliore e più facile da sviluppare, dall’altra bisogna considerare i limiti economici ed organizzativi di questo modello:

Open Innovation vs Closed Innovation: quale scegliere e perché?

Allora, cosa è meglio scegliere per un’azienda tra Open Innovation e Closed Innovation e perché? Rispondere a questa domanda in maniera secca e senza argomentare non è facile, se non addirittura impossibile senza prendere in considerazione alcuni fattori determinanti nella scelta del modello di innovazione.

Il primo fattore è l’innovazione complessa. Quando gli aspetti tecnologici che contraddistinguono i processi innovativi sono strettamente collegati tra loro, l’Open Innovation può comportare alcuni potenziali rischi generando un possibile impatto negativo sull’intera attività economica aziendale.

Un esempio significativo di ciò riguarda Apple con la sua famosissima gamma di prodotti e servizi digitali altamente integrata e coordinata, nell’ottica della platform economy: in questi casi, l’azienda può essere più incline a mantenere un approccio all’innovazione di tipo chiuso almeno per quanto riguarda i caratteri fondamentali del proprio comparto innovativo, esternalizzando solamente alcune specifiche funzioni secondarie o di supporto collaborando con player di fiducia o affiliati.

Il secondo fattore è l’innovazione unica. I processi innovativi di questo tipo producono solitamente miglioramenti significativi per le aziende che possono così godere di un vantaggio competitivo rispetto ai competitors. In tal senso, la scelta del migliore modello di innovazione dipende dalle attività da sviluppare e gli obiettivi che si vogliono raggiungere:

Il terzo e ultimo fattore è l’elevata concorrenza. In particolare, soprattutto nei settori con un’intensa concorrenza interna consolidata tra leader di mercato e soggetti all’introduzione di nuove aziende e startup, sostanzialmente l’innovazione chiusa è più adatta per sfruttare al massimo i vantaggi che l’azienda può trarre dai suoi investimenti in ricerca e sviluppo: l’obiettivo, chiaramente, è riuscire ad ottenere, sviluppare e commercializzare per primi prodotti e servizi innovativi capaci di conquistare il mercato.

Secondo un recente studio, il 61% delle aziende adotta sistemi di Open Innovation mentre il 34% continua ad utilizzare strategia tradizionali di ricerca e sviluppo dell’innovazione. Quali sono le ragioni che spingono verso la scelta dell’Open Innovation piuttosto che della Closed Innovation? I principali punti da tenere a mente sono:

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