Corporate Innovation

I pillar dell’innovazione aziendale: il case study Epson

Lorenzo Ermigiotti Pubblicato: 10 Novembre 2022

pillar dell'innovazione

Le nuove tecnologie e le tendenze commerciali emergono costantemente, il che significa che le imprese devono adattarsi più rapidamente che mai per rimanere competitive e attenersi ai pillar dell’innovazione aziendale. Ma per farlo, devono investire in nuove idee che favoriscano la crescita e mantengano la rilevanza dell’azienda.

Purtroppo, molte aziende non sono all’altezza quando si tratta di innovazione. Secondo uno studio di Grant Thornton, solo il 32% delle aziende di tutto il mondo ha prestazioni elevate nei processi di innovazione. Ancora più spaventoso è il fatto che solo il 22% delle aziende considera l’innovazione una priorità strategica importante.

Se stai leggendo questo articolo e sei un imprenditore o dipendente di un’azienda che è rimasta indietro nell’innovazione aziendale, questo articolo è per te! Qui troverai alcuni best practice utili e l’importante testimonianza di Epson Italia, che ha fatto dell’innovazione a tutto tondo all’interno dell’azienda il suo cavallo da battaglia.

Innovare la forza lavoro

Quando la maggior parte delle persone pensa all’innovazione aziendale, pensa alla tecnologia e ai prodotti o servizi. Tuttavia, i dipendenti di un’azienda sono fondamentali per il suo successo.
Infatti, uno studio dell’Harvard Business Review ha rilevato che circa due terzi del successo a lungo termine di un’azienda è determinato dalla qualità dei suoi dipendenti. È quindi importante che le aziende investano nei propri dipendenti.

Ciò può avvenire in molti modi, ad esempio offrendo ai dipendenti maggiori opportunità di crescita o migliorando i programmi di formazione.

Investire nello sviluppo dei dipendenti può aiutare un’azienda a trattenere i dipendenti di talento e, quindi, a risparmiare denaro. Può anche contribuire a migliorare la qualità dei prodotti e dei servizi forniti dall’azienda e ad aumentare la fedeltà al marchio.

Costruire una cultura della sperimentazione

Le aziende che promuovono una cultura della sperimentazione e dell’esplorazione avranno maggiori probabilità di identificare idee innovative all’interno dell’organizzazione. Uno dei modi più semplici per coltivare questo tipo di cultura è stabilire una mentalità “fail-fast”, ovvero i dipendenti devono sentirsi sicuri di esplorare nuove idee, anche se potrebbero fallire.

Ovviamente, le aziende devono anche essere disposte a investire in queste iniziative esplorative. Ad esempio, fornendo ai dipendenti le risorse necessarie per partecipare a conferenze in cui possano apprendere di più sull’innovazione o finanziando programmi pilota che esplorino nuove idee di progetto.

Aggiornare l’infrastruttura tecnologica dell’azienda

Tutte le aziende per avere successo devono essere in grado di gestire l’aumento della domanda dei clienti e di beneficiare dei progressi tecnologici. Tuttavia, molte utilizzano ancora soluzioni tecnologiche obsolete. Questo può impedire loro di essere competitive.

Investire in un’infrastruttura tecnologica moderna può aiutare notevolmente il processo di innovazione. Ad esempio, investire in un sistema di gestione delle relazioni con i clienti può aiutare le aziende a comprenderne meglio le esigenze. E di conseguenza può anche aiutare ad acquisire più facilmente nuovi clienti.

In alternativa, investire in soluzioni di intelligenza artificiale può aiutare ad automatizzare vari processi e a risparmiare tempo e denaro. Per fortuna, investire in una moderna infrastruttura tecnologica non deve essere necessariamente costoso. Molte aziende possono trovare soluzioni economiche per le loro esigenze acquistando software basati su cloud o collaborando con un’azienda IT in outsourcing.

I pillar dell’innovazione aziendale: il case study Epson

Intervista a Maria Federica Perego, Human Resources Manager Epson Italia

pillar innovazione - Maria Federica Perego, Human Resources Manager Epson Italia.
  1. In che modo il Covid-19 ha impattato sul vostro modo di lavorare e come avete risposto?

    Epson ha reagito immediatamente all’emergenza della pandemia facendo ricorso a tutte le risorse necessarie per creare le condizioni per un lavoro in sicurezza per tutto il personale assicurando nel contempo la continuità del nostro business e il supporto ai clienti.

    Siamo passati nel giro di poche settimane a gestire completamente da remoto tutti i processi aziendali prima svolti in presenza.
  1. Prima della pandemia, applicavate lo smart working?

    Avevamo iniziato una riflessione interna sul tema “smart working” per capirne i potenziali impatti sulla nostra organizzazione.
  1. Avete adottato particolari soluzioni per il team management e la gestione del lavoro a distanza?
    L’Introduzione di un approccio “agile” è stata una grande sfida non solo per l’organizzazione nel suo complesso, ma in primis per le persone. Ognuno di noi è stato chiamato a mettere in campo nuove energie e nuove competenze in una quotidianità di relazioni a distanza.

    Fondamentale è stato il senso di appartenenza che è nel nostro DNA e che ci fa sentire un po’ come compagni di viaggio.

    Operativamente cosa è successo? Riunioni da remoto, incontri online ricorrenti con tutti i dipendenti e i manager dell’azienda per condividere informazioni importanti, formazione costante in aule virtuali e perfino lezioni di fitness a distanza per aiutare a mantenersi in forma.
  1. Quali sono stati i principali ostacoli al cambiamento – umani e/o tecnologici – e come li avete superati?

    Il passaggio veloce a una digitalizzazione di molti processi ha creato inizialmente qualche timore per la gestione repentina del cambiamento. Vero è che l’utilizzo di tecnologie collaborative ha supportato nella trasformazione e ci ha consentito di attribuire valore a nuovi punti di vista.

    Il ricorso a modalità operative “virtuali” ha permesso in molti casi una riflessione su processi consolidati aiutandoci a mantenere il focus soprattutto su attività di valore e a ripensare ciò che rimane nella logica “time consuming”.

    Abbiamo cercato, attraverso la formazione, di dare strumenti alle persone per rispondere a bisogni nuovi o diversi per la gestione del cambiamento.
  1. Oggi, con la pandemia quasi del tutto alle spalle, cosa resta di questa esperienza, in Epson? Com’è cambiato, in essenza, il vostro modo di lavorare? Quali aspetti del teamwork stanno tornando al periodo pre Covid e cosa, invece, è bene che resti?

    Dopo due anni di lavoro fluido, alternato fra casa e ufficio, credo che la scelta corretta sia quella di “tenere il meglio” di entrambe le esperienze.

    Lavoro da remoto e lavoro in presenza possono essere considerate come le tessere di un mosaico che, solo se unite fra di loro, restituiscono la complessità e la ricchezza del modo di lavorare di oggi anche in Epson.

    La riflessione, ora, è come l’azienda può rendere la presenza in ufficio sempre di più una “esperienza” di valore per i dipendenti e come, viceversa, i dipendenti possa restituire valore con la loro presenza in ufficio all’azienda.
  1. Che ruolo gioca l’employee experience in un’azienda, come Epson, che ha saputo adattarsi al cambiamento dei nuovi modi di lavorare? E come viene attivata, oggi?

    Punto cruciale dell’employee esperience è creare punti di contatto di valore fra l’azienda e le persone che decidono di candidarsi e, ancora di più, per coloro che, una volta a bordo, decidono di rimanere in azienda.

    I canali e gli strumenti da attivare sono necessariamente diversi perché diversi sono i bisogni e le aspettative reciproche, sia dei singoli sia delle organizzazioni.

    L’utilizzo di nuove tecnologie diventa importante soprattutto se viene finalizzato a facilitare proprio questa relazione vitale fra singolo e organizzazione.
  1. Secondo l’esperienza da voi fatta, cosa serve a un’azienda per attivare processi di cambiamento nella gestione delle risorse umane?

    La capacità di ascoltare e di cogliere gli stimoli di ciò che accade nell’ecosistema di cui l’azienda fa parte.

    Non mi riferisco solo alle opportunità commerciali e ai trend del mercato ma anche ai bisogni espressi da tutti gli elementi che nell’ecosistema sono parte attiva: oltre ai clienti esterni nel mercato, clienti interni all’organizzazione, enti di formazione, informazione e innovazione.
  1. Quest’anno sarete parte della Innovators Factory, la masterclass intensiva con cui Seedble sceglie e forma 10 aspiranti Innovation Specialist da inserire nelle organizzazioni per facilitare accelerare i processi d’innovazione e trasformazione digitale. Cosa vi ha motivato in questa scelta? E che ruolo possono svolgere, secondo voi, questo tipo di figure junior una volta inserite in organico?

    Il dialogo con le nuove generazioni ritengo sia una delle sfide più importanti per le aziende. Saper comprendere e rispondere ai bisogni di chi rappresenta il futuro è come imparare ogni giorno una lingua diversa.

    La partecipazione a Innovators Factory, sono certa, ci aiuterà a sviluppare nuovi punti di contatto con chi nei prossimi anni sarà parte attiva nella costruzione del futuro delle organizzazioni.

    Il ruolo degli Innovation Specialist in azienda? Valorizzare il patrimonio di competenze storiche che le aziende custodiscono gelosamente per trovare soluzioni innovative alla gestione dei processi aziendali.

Conclusione

Sono molti i pilastri dell’innovazione aziendale su cui vale la pena investire. Come sapere quali sono quelli adatti alla tua organizzazione?

Ebbene, la cosa più importante è avere una strategia. Una volta definita la strategia, determinare quali sono i pilastri dell’innovazione aziendale su cui vale la pena investire diventa più facile.

Le aziende di oggi devono rimanere aperte al cambiamento e utilizzare le strategie più opportune alle necessità contingenti. Solo così è possibile favorire la crescita.

Ma ricorda sempre che la cosa più importante è il valore umano: le aziende sono fatte di persone, e senza la loro valorizzazione non può esserci crescita.

Ti consiglio di leggere anche Digital Transformation: come orientare l’innovazione in azienda.