New Ways of Working

Come cambia il mondo del lavoro? La Video Spremuta con Silvia Zanella

Redazione Spremute Digitali Pubblicato: 31 Agosto 2021

Come cambia il mondo del lavoro

Silvia Zanella ci parla dei futuri trend e approcci al lavoro. Dopo la pandemia niente è più come prima, neanche la presenza in ufficio. Come cambia il mondo del lavoro? Quali nuovi modi di lavorare ci aspettano dunque? E quali nuovi paradigmi collaborativi?

Come cambia il mondo del lavoro? Cosa dobbiamo aspettarci?

L’emergenza sanitaria ci ha messo di fronte all’evidenza che alcuni fenomeni che, fino a due anni fa, si pensava fossero difficili da realizzare, in realtà, sono stati creati in tempi brevissimi.

Sicuramente erano già evidenti i segni di un cambiamento nel mondo del lavoro; quello che mancava, però, era una volontà di tradurre questi “presagi” in una strategia tangibile. 

Principalmente in Italia uno dei problemi fondamentali è che non c’è un ricambio generazionale costante e il fatto che spesso si trovano a lavorare insieme più generazioni diverse. Questo ovviamente provoca delle difficoltà organizzative e gestionali che deve portare a un cambiamento anche negli approcci lavorativi e quant’altro.

Un altro tema fondamentale è l’approccio al digitale e alla tecnologia in generale. Questo forse è l’argomento portante che è venuto fuori dall’emergenza e che ha reso più consapevoli le aziende al riguardo e le ha portate a rivedere completamente i propri paradigmi.

E ancora, il tema dell’accoglienza delle diversità; non si parla solo di globalizzazione e quant’altro ma si tratta proprio di un’accoglienza all’interno della propria società che non poteva più tollerare il fatto che alcune rappresentanze non fossero ancora tenute in considerazione

L’emergenza ha portato al cambiamento?

Tutto questo per dire che, sì, probabilmente una nuova visione del mondo del lavoro era necessaria già prima del Covid.

L’emergenza non ha fatto altro che sollevare delle questioni che erano latenti e ha dato delle grandi opportunità come: l’attenzione per il risultato; la necessità di istituire un clima di fiducia che fino a pochi mesi era un qualcosa di impensabile. Adesso è diventato un imperativo perché senza non si può lavorare in maniera efficace a distanza. 

Il futuro del lavoro dovrebbe tenere conto di una serie di dimensioni “soft” che fino a poco fa non erano nemmeno percepite tra le urgenze aziendali; tutte quelle competenze cosiddette trasversali che possono aiutare a costruire persone più capaci a gestire il cambiamento e di condividere esperienze e quant’altro. 

Per decenni ci siamo ben guardati dal far passare un “elemento umano” attraverso quelle che erano le logiche aziendali; adesso abbiamo imparato che anche la vulnerabilità può essere una dote di leadership che può aiutare a costruire la famosa “resilienza”.

Parallelamente bisognerebbe concentrarsi verso le New Ways of Working che prevedono una ridefinizione dei tempi, degli spazi e delle piattaforme del lavoro. E questo significa non pensare più ai vecchi paradigmi lavorativi ma orientarsi verso queste evoluzioni non più concentrati sulla singola attività ma sul valore che si genera

In ultimo mi piace immaginare un futuro del lavoro guidato da una “visione” che fosse orientata al domani. In questi anni è prevalsa una visione associata a un approccio poco proattivo del singolo e delle singole imprese. Sarebbe bello pensare a un futuro del lavoro “liberato”, senza mettere in discussione tutte le tutele necessarie, ma che allo stesso tempo possa dare empowerment alle persone  e alle organizzazioni.

Il caso italiano

In generale la forza lavoro italiana abbia compiuto quello che può essere l’equivalente di un miracolo. I lavoratori hanno reagito in maniera tempestiva senza perdere produttività e, anzi, guadagnandone in questi termini. E tutto questo senza avere una formazione culturale specifica. Questo perché tutti si sono dati un grandissimo da fare; adesso dopo oltre un anno probabilmente bisogna essere più incisivi riguardo come dovranno crescere le persone e le organizzazioni rispetto a una modalità di lavoro che sarà (anche in futuro) diversa.

Chiaramente non ci saranno (si spera) sempre emergenze del tipo; quindi non si potrà parlare di ritorno alla “normalità” e riassetti del genere; bisognerà, piuttosto, pensare a una modalità di lavoro ibrida che probabilmente è quella più efficace per rispondere alle nuove esigenze e ai nuovi paradigmi lavorativi.

Questo però richiede formazione, non basta portare il portatile a casa e riflettere in termini di pura connettività. Bisogna capire che valore dare al lavoro nelle sue dimensioni. Allo stato attuale delle cose difficilmente  si tornerà ai vecchi modi di lavorare, con il cartellino da timbrare, l’ufficio ecc. Ma probabilmente non ci sarà nemmeno la volontà di tornare a quella situazione; abbiamo scoperto dei nuovi modi che, se fatti per  bene e con l’adeguata formazione, possono riservare molti elementi innovativi per le persone e per le aziende.

Per quanto riguarda l’Italia il nostro paese ha vissuto una vera e propria rivoluzione che, per come erano le cose prima digitalmente parlando, è andata fin troppo bene. Il vero discorso è che non ci sono ancora grandi decisione strategiche su come sarà realmente il lavoro del domani. 

Donne e mondo del lavoro, discrepanze pre e post Covid

Parlando invece di un tema altrettanto importante come la partecipazione al mercato del lavoro, bisogna fare tre considerazioni:

Stiamo parlando di una tendenza che già era più che evidente in epoca pre-Covid, ma che l’emergenza sanitaria ha evidenziato ancora di più. Per questo ci deve essere un’urgenza nel ripensare questo sistema perché in questi mesi i posti di lavoro persi dalle donne sono stati migliaia; gli ammortizzatori sociali chiesti dalle donne sono stati di più rispetto a quelli degli uomini e via dicendo.

È importante sicuramente per una questione di giustizia sociale ma anche per un tema economico; questo perché non abbiamo abbastanza persone per reggere un sistema pensionistico e la competitività internazionale. Questo  è un discorso che riguarda principalmente i giovani e le donne che venendo immessi all’interno del mercato del lavoro creerebbero più ricchezza, ci permetterebbero di essere  più in linea con i dati europei e darebbero vita a un sistema economico più efficiente di quello attuale.