New Ways of Working

Robot e automazione, come sta cambiando il mondo del lavoro?

Redazione Spremute Digitali Pubblicato: 27 Agosto 2021

mondo del lavoro

Nel 1930, l’economista Keynes predisse che il cambiamento tecnologico e i miglioramenti della produttività, avrebbero portato a una settimana lavorativa di solo 15 ore. Ma mentre l’orario di lavoro è diminuito del 26%, la maggior parte di noi ha ancora una media di 42,5 ore a settimana, secondo i dati di Eurostat.

Una delle cose che Keynes ha sottovalutato è il desiderio umano di competere con i nostri coetanei, una spinta che fa sì che la maggior parte di noi lavori più del necessario. 

Il superlavoro come scelta, al contrario della schiavitù per i salari di sussistenza, ha fatto parte della società occidentale sin dalla rivoluzione industriale, quando alcuni prevedevano che l’automazione avrebbe creato un “eccesso” di tempo libero. Ovviamente la cosa non è successa, ma è rimasta nella testa delle persone questa convinzione.

Grazie all’informatizzazione e alla globalizzazione negli anni ’80, i manager potevano tenere sotto scacco i lavoratori con la minaccia di trovare altro personale. Insomma, la pressione si è accumulata; portando le persone a sacrificare volontariamente il proprio benessere attraverso il superlavoro per regolari “colpi” di successo.

Comunque è stato dimostrato che questo porta a burnout, stress, un maggior rischio di malattie cardiache, ictus e persino una durata della vita più breve. Tuttavia, abbiamo perseverato, fino all’arrivo del COVID-19.

Il Covid è stato il punto di svolta per il mondo del lavoro?

Quelli di noi che lavorano da casa durante la pandemia hanno fatto una media di sei ore di straordinario non retribuito a settimana, secondo l’Office of National Statistics (ONS).

Oltre a spingerci a lavorare di più, il COVID-19 ha anche accelerato il passaggio all’automazione e all’intelligenza artificiale, in particolare per i lavori con un’elevata vicinanza fisica, dallo sviluppo di droni per le consegne di Amazon ai taxi a guida autonoma.

Ci sono eccezioni. I lavori che implicano interazioni sociali complesse vanno oltre le attuali competenze dei robot; è probabile che l’insegnamento, l’assistenza sociale, l’assistenza infermieristica e la consulenza sopravvivano alla rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Così come i lavori che si basano sulla creatività. Lo stesso vale anche per i lavori di pulizia, a causa della moltitudine di oggetti diversi che gli addetti alle pulizie incontrano e della varietà di modi in cui tali oggetti devono essere trattati.

È interessante notare che le aree del posto di lavoro tradizionalmente dominate dalle donne non saranno così facilmente adottate dall’IA. È improbabile che i robot aiutino nel “lavoro” di allevare i figli, preparare i cestini per il pranzo e fare il bucato.

Coloro il cui lavoro non rientra nei regni di cura/pulizia/creatività lavoreranno ancora in futuro, solo in modo diverso. In circa il 60% delle occupazioni, si stima che un terzo delle attività possa essere automatizzato; questo significa cambiamenti sostanziali nel mondo del lavoro e riqualificazione.

Uno studio su larga scala ha previsto che nei prossimi 20 anni, 7 milioni di posti di lavoro andranno persi a causa dell’IA. Tuttavia ne verranno creati 7,2 milioni di nuovi. In futuro, quindi, continueremo a lavorare; non sappiamo in cosa e non sappiamo se con le persone o con i robot, ma sicuramente continueremo a farlo.