Corporate Innovation, Startup & Entrepreneurship

La nascita di un’idea e la pianificazione delle ricadute come rapporto tra valore prodotto e impatto generabile

Guest Pubblicato: 8 Giugno 2021

pianificazione e valutazione di impatti

La parola d’ordine è NEW NORMAL: una nuova normalità in termini di abitudini, di stili di vita, di equilibri. Siamo alla ricerca di un nuovo assetto, di nuove priorità, di soddisfare nuovi bisogni ai quali si deve rispondere con l’offerta di nuovi prodotti, nuovi servizi attraverso i quali si prova anche ad anticipare le tendenze future. Siamo in grado di predire cosa andrà in futuro? L’innovazione digitale e quella tecnologica sembrano avere in dono la giusta soluzione per tutto, sembrano essere l’unica risposta all’incertezza del momento, ma forse non è proprio così semplice. 

Un articolo di Emanuela Murianni

Compliace – Sustainable Lawyer presso SIS

Per intercettare i nuovi bisogni e dare una risposta sostenibile alle esigenze che si originano non bastano solo competenza digitale e know how tecnologico, ma occorrono competenze più ampie come quelle strategiche ed umanistiche che possono innescare un’evoluzione culturale orientata alla soddisfazione di bisogni specifici, alla relazione e all’engagement degli stakeholder. Dunque, occorre una rinnovata cultura aziendale e di leadership che sia in grado di pianificare non solo il valore economico che una carta idea o soluzione produce, ma che sia anche in grado di individuare gli impatti diretti e indiretti generati sulle Comunità. Le soluzioni che oggi proponiamo per far fronte ai bisogni emergenti non devono essere performanti solo sotto il profilo economico in termini di risultati finanziari e competitivi, ma devono essere performanti anche sotto il profilo sociale e ambientale. A mio avviso si impone, quindi, come preponderante il tema della pianificazione non solo come ordinaria capacità di individuare soluzioni praticabili per ottenere il raggiungimento degli obiettivi (sviluppo della capacità di analizzare le varie idee progettuali e ordinarle secondo le priorità), ma anche come capacità di mettere a fuoco i fattori dotati di massimo impatto sociale e ambientale nel conseguimento di obiettivi soggettivi e globali alla cui realizzazione le Organizzazioni sono chiamate a concorrere e sulla base dei quali saranno valutate dal Mercato e dai finanziatori. 

Indirizzare le attività umane verso schemi produttivi sostenibili è un passaggio complesso verso cui ci si può orientare attraverso una giusta pianificazione strategica che tenga conto degli impatti. 

La Politica Globale influenza e veicola il processo di trasformazione verso una considerazione simultanea degli aspetti ambientali, sociali ed economici. All’indirizzo planetario dato dai 17 obiettivi dell’Agenda 2030 corrisponde la politica europea (V. per esempio: Green Deal Europeo, Politica di coesione e quadro finanziario pluriennale europeo 2021-2027, Next Generation EU) e la politica nazionale (V. per esempio Piano Nazionale di ripresa e resilienza -PNRR/Recovery Plan) che dettano non solo i principi a cui ispirare il cambiamento ma dettano le regole del Mercato diventando leve importanti per innescare la trasformazione a più livelli. Agire nel solco tracciato dagli obiettivi dell’Agenda 2030 a livello Globale e dalle politiche europee significa agire per una Europa più intelligente, più verde, più connessa, più sociale e più inclusiva. I fondi europei e le riforme strutturali previste nel nostro Paese si innestano nell’alveo di questo cambiamento come volano di crescita economica sostenibile e inclusiva.

Nel dicembre 2019 la Presidente della Commissione Europea ha presentato lo European Green Deal che intende rendere l’Europa a impatto climatico zero per il 2050. A seguito della crisi socio-economica verificatasi a causa della pandemia da Covid-19, l’Unione Europea a fine maggio 2020 ha varato il programma Next Generation EU, che canalizzerà nel nostro Paese risorse economiche ingenti. Secondo questo programma la ripresa economica, anche per l’Italia, passa attraverso lo sei grandi aree di intervento: transizione verde – trasformazione digitale – crescita intelligente, sostenibile e inclusiva – coesione sociale e territoriale – salute e resilienza economica, sociale e istituzionale – politiche per le nuove generazioni, l’infanzia e i giovani. Su questi sei pilastri il nostro Paese ha predisposto il suo Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR –Recovery Plan) attraverso il quale deve dimostrare che tipo di riforme strutturali intende implementare. Dunque il rilancio del nostro Paese passa per 3 tre assi strategici: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica ed inclusione sociale. Secondo quanto riportato testualmente nel Piano, questi asset sono individuati: quali fattori per accrescere la competitività del nostro sistema produttivo e incentivare attività imprenditoriali ad alto valore aggiunto.

Pianificazione e valutazione di impatti

Per allinearsi all’evoluzione in atto bisogna considerare questi obiettivi e priorità. La pianificazione di impatti diventa la linea guida di posizionamento e la misurazione degli impatti è il livello effettivo di modificazione delle situazioni individuate come problematiche in ambito sociale, economico e ambientale. Gli indicatori di sostenibilità ed il bilancio sociale diventano, quindi, strumenti di misurazione importanti per far emergere il raggiungimento degli obiettivi posti. 

Dunque per entrare o rimanere nei Mercati del Futuro non sarà più facoltativo valutare impatti diretti e indiretti generabili, sviluppare capacità previsionali in ottica di impatto sociale ed implementare sistemi di misurazione. Dunque sarà necessario affiancare a metriche di valutazione classiche (vendite, ricavi, redditività, costo del lavoro) metriche di valutazione di impatto (riduzione della disoccupazione, della povertà delle disuguaglianze, miglioramento della salute pubblica e dell’ambiente….). Accanto alla performance economica devono essere affiancate previsioni di carattere non finanziario, di natura sociale ed ambientale dando opportuno spazio a strumenti di pianificazione e indicatori di misurazione specifici. L’aspetto da non trascurare in termini di sviluppo del business è il valore monetario degli impatti diretti tanto quanto degli impatti indiretti generati: soltanto con l’efficientamento delle risorse non si otterrà il cambiamento auspicato ma bisognerà creare una relazione con l’impatto sociale e ambientale. 

Ma che importanza ha pianificare la propria strategia imprenditoriale tenendo conto degli impatti su diritti umani, cambiamento climatico, conservazione dell’ambiente ecc.?

Per le startup che si accingono a definire il proprio progetto di business significa ragionare su priorità e obiettivi. Per le Organizzazioni già presenti sul mercato, indipendentemente dal loro posizionamento, la pianificazione degli impatti e la valutazione di sostenibilità assumono rilievo per l’evoluzione della responsabilità sociale di impresa e una nuova forma di sviluppo necessario per la resilienza e permanenza nel mercato stesso. Per le Organizzazioni strutturate, si sta prospettando un quadro di regole economico-giuridiche che danno un senso nuovo ai sistemi di gestione e organizzazione aziendale che devono prevedere un adeguamento in termini di compliance e business integrity, supply chain, modelli circolari di produttività e di consumo. Il cambio culturale e di mentalità non è più un orpello facoltativo e volontario ma è indispensabile presidio di “sopravvivenza”. Temi quali l’applicazione di normative volontarie e sistemi di gestione certificati, rendicontazione non finanziaria, comunicazione trasparente con gli stakeholder, brand reputation sono destinati ad assumere un valore nuovo. 

Dunque la Pianificazione di impatti e misurazione dei risultati in termini di sostenibilità offre un vantaggio strategico e competitivo sia nel caso di realtà imprenditoriali strutturate che nel caso di startup anche per quanto riguarda l’attrazione di capitali orientati a stimare l’allineamento all’Agenda 2030 ed a premiare il cambio di passo delle Organizzazioni. Il valore di una startup o di una azienda già presente sul mercato è, sempre più, oggetto di una valutazione complessa che non passa solo per lo strumento standard del bilancio finanziario ma passa per la valutazione del piano strategico e di obiettivi che consentono di creare il binomio tra economicità e sostenibilità in un rapporto win-win.

Nella valutazione di eco-efficienza che connetteva le metriche economiche classiche alla sola sostenibilità ambientale oggi entra di diritto la sostenibilità sociale: alle metriche di impatto sociale viene riconosciuta incidenza economica anche secondo la riforma strutturale alla quale va incontro il nostro Paese e secondo gli Obiettivi globali che dettano le regole di accesso o permanenza nel Mercato

Impatti sociali al centro di una innovazione aperta che diventa alleata e a supporto del raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Potrebbe crearsi, a questo punto, la virtuosa tripartizione in cui lo Stato, il Mercato e la Comunità sono in sinergia, il mondo imprenditoriale fa la sua parte, agendo verso una condivisione di opportunità di sviluppo lasciando allo Stato il ruolo di volano per una crescita sostenibile e inclusiva (v. ‘Lo stato innovatore” 2013 M. Mazzucato).

Quali innovazioni tecnologiche e sfide globali?