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Il progetto Che Vino! nasce da una sfida: raccontare l’Italia della qualità, grazie ai prodotti vitivinicoli italiani di piccoli e medi produttori. La startup concepita in pieno lockdown da Federica Piersimoni, tra le più famose travel blogger d’Italia insieme al compagno e al padre è un esempio virtuoso di sostenibilità e socialità.
La selezione vinicola unica, la sensibilità per il territorio, che privilegia anche aziende piccole con caratteristiche specifiche, l’attenzione alla sostenibilità nel packaging e all’economia circolare del bene sono i valori che la startup Che Vino! vuole raccontare.
La prima sfida nella quale Federica è impegnata è la ricerca nel territorio italiano di vignaioli che producono ottimo vino e che sono ancora poco conosciuti. La seconda, è coltivare l’economia circolare del bene e l’aspetto sostenibile del packaging, sostenibile al 100% e sicuro nel trasporto. Ma Che Vino! non è un servizio di delivery, neanche un semplice ecommerce, è molto di più: è il raccontare e il far scoprire la versione speciale e poco conosciuta del nostro Paese, quella dei piccoli produttori.
Di seguito sarà proprio Federica, travel blogger e co-founder di Che Vino! a raccontare la sua storia e la sua startup.
Federica Piersimoni, co-founder Che Vino!
A. In realtà forse non così tanto. Tutti noi conosciamo quanto è bella l’Italia e quanto può darci il nostro Paese. Siamo tutti consapevoli di quanto questa nostra Terra abbia da offrire e di come tutti là fuori in realtà invidiano il nostro Made in Italy.
Non è così difficile farlo capire quindi, ma è difficile sicuramente convincerci che è così. Ragionamento contorto forse… Si potrebbe riassumere con un “sappiamo che siamo bravi, ma ci piace continuare a comprare/andare fuori”.
A. Moltissimo, ma devo dire che l’Italia è tutta meravigliosa e per quanto riguarda il vino, ci sono splendidi esempi in ogni parte dello stivale. I produttori che prediligiamo sono produttori piccoli, ancora molto legati al territorio che amano fare “come un tempo”, ma con un occhio ai social network.
A. Direi molto bene. Chi ama il vino e chi ama ricercare buoni prodotti, non ha smesso di acquistare. Direi anzi che è proprio in questo momento che si stanno distinguendo le realtà che hanno fatto le cose bene, che hanno un sito mobile friendly, che offrono un’esperienza di acquisto soddisfacente e un assistenza con i fiocchi.
Siamo molto contenti quando vediamo tornare un cliente al secondo o terzo ordine e capita spesso 🙂
A. Innanzitutto c’è una volontà di mettersi in discussione come persone e acquirenti. Vogliamo prediligere le aziende e le realtà che “fanno del bene”, poi c’è la volontà come imprenditori di darsi una mano. Siamo tutti nella stessa barca ed è bello fare rete, soprattutto se le aziende e le realtà a cui ci rivolgiamo lo meritano.
A. Penso che la tecnologia Blockchain per tracciare la storia dei prodotti dalla nascita fino al consumo, sia una svolta per i produttori e per la qualità del Made in Italy. Il cosiddetto italian sounding pratica che mette come prodotti italiani, ciò che di italiano non ha neanche l’ombra, è una realtà purtroppo. La Blockchain può difendere storia, origine, originalità e qualità dei prodotti ed evitare queste problematiche.
Un’etichetta digitale a cui il consumatore ha accesso, con tutte le informazioni utili a garantire la provenienza e la qualità di ciò che si acquista.
A. Sicuramente in viaggio 🙂 Sia metaforico che fisico.
Mi vedo e vedo Che Vino! in viaggio perché sono curiosa di tornare ad esplorare il mondo là fuori, ma ci vedo in viaggio anche perché Che Vino! potrebbe davvero allargarsi ed uscire dai confini nazionale. Ma è troppo presto per dirlo ora 🙂