Corporate Innovation

La Leadership ai tempi dell’Home Working

Valerio Lalli Pubblicato: 29 Aprile 2020

trasformazione della leadership

Questo articolo vuole raccontare, con un doppio punto di vista, uno dei tanti webinar offerti in questi giorni di quarantena. Il tema è di fondamentale importanza: la trasformazione della leadership e la sua messa alla prova in questo scenario di emergenza.

Se fino ad oggi sono state tante le teorie, adesso ovunque, ne abbiamo bisogno; sentiamo tutti più che mai l’esigenza di una guida per sapere dove andare, almeno nel breve termine, almeno per piccoli passi.

Le imprese si reinventano e le persone sperimentano il “lavoro agile”, un modus operandi per molti totalmente nuovo, imposto senza preparazione e senza il giusto mindset, e che in aggiunta porta con sé in questo caso, anche la gestione del “behind the scenes”: bambini, cani o gatti, come le citofonate del corriere che irrompono nello schermo durante le riunioni di lavoro. 

Il nostro sembra un camminare in un labirinto nel quale, giorno dopo giorno, ci ritroviamo sempre nello stesso punto, dove è chiaro solo che non stiamo vedendo l’uscita. Ci stiamo mettendo a nudo, stiamo tirando fuori il nostro lato umano e stiamo ponendo al centro noi stessi, autenticamente nel nostro essere persone, prima ancora che professionisti.

Mettere al centro le persone quando si parla di aziende, non deve essere uno slogan o vista la situazione in cui ci troviamo ora, un’azione di circostanza. Al contrario, dovrebbe essere un modo sano di fare impresa, perché del resto un’azienda senza le sue persone non avrebbe i presupposti né ragione di esistere.

Ma chi le mette poi concretamente al centro di se stesse, in questa fase, le persone? E soprattutto, è davvero perseguibile pensare che un leader debba al contempo garantire la sopravvivenza dell’organizzazione, che passa dallo sviluppo del business?

La trasformazione della leadership nell’era dell’home working 

Proprio sul tema della leadership, che rappresenta da sempre uno dei temi chiave nel mondo del lavoro, ELIS (favorendo il dialogo tra le aziende circa i nuovi modelli di lavoro agile fornendo consigli utili su temi specifici, attraverso i suoi webinar gratuiti “Smart Working Cafè” ) ha cercato di dare una lettura il meno teorica possibile, attraverso la voce di Annalisa Galardi (The Bravery Store-Founder / Consigliere della Fondazione Olivetti /Docente di Comunicazione d’Impresa) e Alessandro Donadio (HR Transformation Leader at EY, Author of HRevolution and SmartingUp qui trovi una sua intervista sulle organizzazioni antifragili).

Lo specifico oggetto della discussione è stato: la leadership ai tempi dell’Home Working

Potrei presentarveli in tanti modi – scrive Valentina Marini che ha contribuito a questo articolo – visto il pezzo di strada professionale che abbiamo condiviso nelle nostre precedenti esperienze. Ho deciso, però, di partire da quattro anni fa, quando abbiamo intrapreso il progetto editoriale “The Human Side of Digital”, che ci vede uniti tutti e tre insieme a Luca Solari. Qui sostenevamo che il digitale nell’organizzazione non volesse dire acquistare una o più piattaforme, ma capire come far leva sulle potenzialità delle tecnologie adottate per ripensare il lavoro.

Ma chi lo ripensa il lavoro? Chi guida la trasformazione?

Vedevamo la sfida per il management, come affermato da Luca Solari nel libro, e la vedevamo come una transizione simile a quella avuta nel passaggio dalla fotografia al cinema: da una gestione statica intervallata da momenti di cambiamento, a una gestione di un sistema in perenne cambiamento”.

Questo accadeva 4 anni fa, ma sono davvero ancora molto attuali i concetti.

Si parlava di un contesto che richiede di orientare senza prescrivere, di comunicare, ma prima ancora di ascoltare e di capire perché scrive ancora Valentina: “non stiamo parlando dello sfruttamento che l’uomo può fare del potenziale presente nella tecnologia digitale, ma del potenziale che è presente nell’uomo e che il digitale può stimolare e far emergere.”

Il webinar di cui parlavo sopra, quindi, è un po’ come riunirci, per focalizzarci sul ruolo di guida nella trasformazione e nel cambiamento. Potremmo dire che si ragiona insieme sul “The Human Side of Digital Leadership”. In questo scenario in cui è necessario, come rubo dalle parole che ci siamo scambiati in questi giorni, essere fluidi “#StayFluid” e rendere più semplice tutto. #KeepitSimple è il mantra del Digital Mindset.

Come sostenuto in un’intervista su Millionaire dal prof. Domenico De Masi, sociologo del lavoro tra i primi a credere nel telelavoro fin dagli anni 90: «C’è una resistenza patologica al cambiamento per quella che io chiamo la Sindrome di Clinton. I capi vogliono avere i loro dipendenti a portata di mano, cosi come Clinton voleva avere la stagista nella porta a fianco. Se gli togli il dipendente sottomano, il capo si sente depauperato».

Quale ruolo della leadership potenziare nelle organizzazioni di oggi?

Quale leadership serve quindi nello scenario odierno?

Chi e come può veramente guidare in questo scenario incerto, che qualcuno definisce il più grande esperimento mondiale di Smart Working, ma che tutto sembra tranne che Smart Working (sembra praticamente un qualcosa che non possiamo ancora definire) e che ci viene più semplice chiamare Home Working?

Parlando con un Direttore del Personale che abbiamo avuto ospite qualche giorno fa, Clemente Perrone, ci siamo resi conto che la situazione ci sta cambiando anche come professionisti. Ci occupiamo delle persone come mai abbiamo pensato utile e necessario fare.

È necessaria una Mindset Revolution anche in chi fino ad oggi, in un contesto di maggiore vicinanza fisica, è stato riconosciuto un leader. È possibile essere leader guardando per lo più la luce fissa degli schermi o, al massimo, quando ci sono, dei volti a distanza?

Alessandro Donadio ha sostenuto recentemente in un suo post che questo tema della leadership è da sempre una specie di “ferita” aperta. Lo è stata in tempi di linearità e lo è ancora di più oggi, in questo contesto di trasformazione complessa.

Abbiamo tutte le risposte? No, ma può essere importante porci le giuste domande come:

Valentina Marini (introduzione al Webinar del 16 Aprile).

Come sottolineato da Annalisa Galardi, oggi il leader non dovrebbe continuare ad essere associato a figure piramidali e prettamente maschili, come mostrano i primi risultati di Google quando si ricerca la parola Leader.

Considerata anche la situazione in cui ci troviamo che richiede un’accelerazione in quello che è il percorso di digitalizzazione, attraverso l’ascolto, la capacità di delega, il leader dovrebbe essere una figura che si prende la responsabilità di mettere a proprio agio le persone dando loro la condizione di portare il massimo valore di cui sono capaci. 

Donadio invece spiega la leadership e la complessità nell’essere un leader attraverso l’analogia con un quadro di Pollock, dove esistono una serie di elementi contrastanti, ma in armonia allo stesso tempo, che Donadio associa alla ricchezza del potenziale umano quando quest’ultimo fa cose importanti per sé e per gli altri. 

Il vero leader non è una persona che si pone dei limiti, non utilizza una ricetta, ma agisce provando, acquisendo esperienza grazie al continuo feedback del suo team

Nel caso specifico dell’emergenza che stiamo vivendo, continua Donadio, le figure manageriali stanno modificando la loro connotazione dato che ora tutte le persone all’interno di un team, grazie ad uno stile di leadership diffusa, sono in grado di gestirsi autonomamente.

Tuttavia competenze come cura, sviluppo, coaching relative invece ad uno stile di leadership di crescita, dovrebbero sempre comunque essere il fulcro di un team di lavoro; così come la prerogativa di fare una previsione di quello che sarà lo scenario futuro sia di breve che lungo termine.

Per Galardi una cosa che il leader non può mai delegare a qualcun altro è la visione. Abbiamo imparato a collaborare.

Relativamente al contesto attuale, i leader sono chiamati a trovare un nuovo equilibrio tra il supporto e la dimensione di cura nella prima fase e il momento presente dell’azione. Tra performance e risultati, in un parallelismo tra il lato umano della vulnerabilità, che comprende tutto il team (manager compresi), la forza della visione e la capacità di disegnare perimetri in diversi contesti professionali. 

Ultimo tema affrontato nel corso del webinar a cui poi è seguita una sessione di Q&A, è stato quello dell’empatia correlato ai concetti di cura e azione relativi al business di un’azienda.

In questa situazione di cambiamento senza preavviso, i manager si sono trovati a capire e rispondere all’ansia di un team, a lavorare e a fare i conti con la loro debolezza interna, affinché si maturino competenze di crisis management. A cercare di comprendere come presidiare al meglio quelle complessità che prima potevano essere gestite face-to-face.

Il manager nel mezzo di questa crisi, ora deve guardare cosa sta succedendo all’interno dell’azienda, essere in grado di pianificare azioni e agire in maniera da avere chiari gli impatti sia nel breve che nel lungo scenario.

Leaders are the ones who have the courage to run first in the unknown. Leadership is not an expertise. Leadership is a constant education.

Simon Sinek