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Token e Tokenizzazione: verso un nuovo sistema economico

Eugenio Ciamprone Pubblicato: 6 Marzo 2019

token e tokenizzazione

Proseguiamo il nostro viaggio nell’universo della blockchain e delle sue applicazioni parlando di token e tokenizzazione.
L’obiettivo e il filo conduttore del nostro percorso (che puoi trovare qui nel mio profilo autore) è stato sin dall’inizio quello di fornire un’immagine chiara e semplice della struttura di una blockchain e una bussola per orientarci nelle numerose applicazioni della stessa.
Tra i numerosissimi articoli che ogni giorno ingurgito voracemente sul tema, quello di Claudio Parrinello su Econopoly del Sole 24 Ore, è senza dubbio uno dei più interessanti per punto di vista e chiarezza, e ne consiglio vivamente la lettura.
L’autore, infatti, propone una sua classificazione empirica a più livelli” delle applicazioni della blockchain dove

ogni livello apre un mondo di applicazioni e opportunità più vasto del precedente”.

Mentre si è parlato molto spesso degli Smart Contract come la più grande rivoluzione che si porterebbe dietro la blockchain, è interessante osservare come l’autore proponga una struttura a quattro livelli dove questi occupano solamente il penultimo livello della piramide, che vede invece al vertice la tokenizzazione.
Proviamo dunque ad approfondire gli aspetti e le potenzialità di questa applicazione della blockchain.

La tokenizzazione, un legame tra bene fisico e blockchain

Innanzitutto è doveroso fare un passo indietro e dare una definizione dell’oggetto token”.
Come già illustrato nei precedenti contributi, la criptovaluta è necessaria per una blockchain in quanto contribuisce al suo corretto funzionamento e in un certo senso ne costituisce il motore.
I miner che eseguono i calcoli crittografici per verificare ed approvare un’operazione su blockchain infatti, vengono remunerati attraverso la coin della stessa blockchain.
Un token (o “gettone”) è anch’esso una criptovaluta con le caratteristiche di sicurezza, trasferibilità e non duplicabilità. Ma a differenza della coin non contribuendo al funzionamento della blockchain può essere utilizzato come rappresentazione di un bene o una funzione a seconda della sua tipologia.
Quando parliamo di tokenizzazione infatti, intendiamo la possibilità di rappresentare il valore di un certo bene o di una certa azione in tanti token e custodirli o scambiarli su blockchain.
Vi sono due aspetti dunque, la trasformazione di quello che è un “valore” (ad es. una proprietà, un brevetto, un diritto d’autore ecc.) in token o la trasformazione di una “azione” o di un “lavoro” in token (ad es. sistemi di ricompensa già largamente utilizzati dalle aziende come la remunerazione per il riciclo della plastica o per i km percorsi utilizzando mezzi di trasporto non inquinanti).


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Le tipologie di token

Possiamo classificare le tipologie di token riassumendo un po’ di letteratura sul tema, ma soprattutto ripercorrendo l’iter normativo dell’ultimo anno e mezzo sulla regolamentazione delle ICO (Initial Coin Offering).
Partendo dalle prime norme della SEC negli Stati Uniti e di alcuni paesi asiatici della seconda metà del 2017 e passando per le linee guida della FINMA (Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari svizzera) del Febbraio 2018 proviamo a rappresentare una classificazione di token sulla base delle loro funzionalità e finalità:

Come abbiamo già accennato in precedenza, si tratta semplicemente della criptovaluta e in quanto tale non è collegata ad un progetto o ad una particolare funzionalità.
È una coin e dunque può essere utilizzata come strumento di pagamento o riserva di valore.

È il token che rappresenta un diritto all’acquisto o al pre-acquisto di beni e/o servizi che la piattaforma offre o si propone di offrire in futuro.
Sono titoli di legittimazione finalizzati alla fruizione di un servizio digitale e sono stati utilizzati moltissimo negli ultimi anni per la raccolta di finanziamenti per progetti riguardanti la blockchain.

Sono token che incorporano un diritto ad essere convertiti in un altro bene ovvero rappresentano il diritto alla proprietà di un asset sia materiale che immateriale.

Funzionano come una tradizionale azione e rappresentano sostanzialmente quote della proprietà registrata sulla blockchain. Come nel caso delle azioni un soggetto che possiede questo tipo di token si assume il rischio di successo o fallimento del progetto.

A differenza dell’Equity token non viene creata alcuna proprietà sulla blockchain, per cui il possessore del Security token detiene parte del valore di un sottostante creato da una parte terza. Possiamo paragonarlo ad un prodotto finanziario quale un bond (in questo caso parliamo della sottocategoria dei debt token) o uno strumento derivato.
Concludiamo la nostra panoramica menzionando una particolare tipologia di token, quella delle stable coin, che ha vissuto un boom nella seconda parte del 2018 dovuto alla forte volatilità al ribasso del mercato delle criptovalute.
Sono, infatti, token il cui valore è ancorato ad una valuta (tipicamente il Dollaro statunitense) o ad una materia prima come l’oro e che sono progettati con finalità di minimizzazione della volatilità dei prezzi.
Credit

  1. Blockchain for Business, Casaleggio Associati, Novembre 2018
  2. Tutto su Blockchain, Roberto Gravaglia, Hoepli 2018
  3. www.econopoly.ilsole24ore.com
  4. www.finma.ch
  5. https://cryptonomist.ch
  6. www.bitcoinmarketjournal.com