New Ways of Working

Tecnologia fattore abilitante per lo Smart Working

Andrea Solimene Pubblicato: 6 Novembre 2017

tecnologia fattore abilitante Smart Working

Stando ai dati del Politecnico di Milano, a Marzo 2020 il numero degli smart worker in Italia sarebbe salito a circa 570.000, il 20% in più rispetto allo scorso anno. Cosa significa? Tante cose: sono cambiate le nostre abitudini a lavoro, sono cambiati gli spazi in cui lavoriamo, è cambiato il nostro stesso modo di concepire il lavoro. Il lavoro non è dove sei, ma ciò che fai.
Se ti fermi un attimo a riflettere, oggi possiamo lavorare ovunque (ovviamente mi riferisco ai lavori in cui la capacità intellettuale è predominante sul resto). Lo provo continuamente sulla mia pelle. Negli ultimi anni sono stato a Milano, Torino, New York, Mosca, Roma, Vienna, a casa dei miei genitori, e ho sempre collaborato a distanza con il mio team e lavorato con i clienti senza nessun problema. Questo grazie alla tecnologia che ci garantisce una maggior flessibilità, mobilità, produttività, reattività nel lavoro che svolgiamo ogni giorno.
L’indagine condotta nel 2019 dall’Osservatorio smart working del Politecnico di Milano su un campione rappresentativo della popolazione di impiegati, quadri e dirigenti in Italia mostra che i dipendenti che lavorano in smart working sono più soddisfatti del proprio lavoro (76% rispetto al 55% di coloro che lavorano in modalità tradizionale) e dimostrano un legame più forte con la propria impresa (71% rispetto al 56%).
Ovviamente la possibilità di far scegliere alle persone quando e dove lavorare può risultare complesso per le organizzazioni, ma per molte persone di talento poter decidere i tempi e i luoghi di lavoro è un fattore determinante per la scelta tra diverse opportunità di lavoro.
Inoltre, non è da trascurare il fatto che la maggior parte dei millennial preferisca lavorare in luoghi diversi per raggiungere più facilmente un equilibrio tra lavoro e vita professionale. Forse il più grande cambiamento in atto è qualcosa che – ipocritamente – abbiamo sempre tenuto nascosto o tralasciato: il lavoro è parte della vita, come in realtà lo è sempre stato.


Leggi I millennial e flessibilità del lavoro: i modi tradizionali di lavorare hanno ancora senso?


Se le organizzazioni non sono pronte a questo nuovo paradigma, quali sono le probabilità di sopravvivenza nel prossimo futuro? Questo è uno dei quesiti che – in maniera provocatoria – affronto in numerosi workshop e sessioni di lavoro che intitolo  “Smart Working: lusso o sopravvivenza?”
Le organizzazioni sono, difatti, davanti a una sfida complessa e – per certi versi – “intangibile”. Non devono far fronte a una crisi economica che impatta concretamente sui bilanci, ma a un rinnovamento del proprio modo di lavorare e collaborare che, invece, si riflette sulla cultura organizzativa.

L’evoluzione della tecnologia, fattore abilitante per lo Smart Working

L’evoluzione delle nostre pratiche di lavoro riflette l’evoluzione della tecnologia, che sempre più è fattore abilitante per lo Smart Working.
Il nostro modo di lavorare e collaborare non può prescindere da una serie di tecnologie divenute vitali per garantire produttività, flessibilità e mobilità. Dalla velocità della connessione dati alle soluzioni cloud per garantire la gestione dei dati in ambienti sicuri, dalle piattaforme di collaborazione digitale alle soluzioni IoT per migliorare l’esperienza di lavoro, dai sistemi di video collaboration alle soluzioni voce per garantire la real presence
Stiamo vivendo in un’epoca fantastica in cui le innovazioni si susseguono costantemente e le viviamo in prima persona, subito. Siamo i primi a voler sperimentare nuove tecnologie, provare nuove soluzioni che ci permettono di semplificare ciò che facciamo quotidianamente: applicazioni per ordinare cibo o comprare biglietti aerei, elettrodomestici che si attivano sulla base di sensori o a comando vocale, smartphone che incorporano sistemi di pagamento e altro ancora. Perché allora non sfruttare al meglio la tecnologia anche nel mondo del lavoro? Perché siamo vincolati ancora a tecnologie obsolete (computer con sistemi operativi ‘95, fax, altoparlanti e webcam datate, …)? 
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