New Ways of Working
Lo smart working nella Pubblica Amministrazione continuerà ad esserci anche dopo l’emergenza? Questo è quanto mi sono domandata qualche giorno fa, dopo aver letto il contributo di Laura Ribotta in cui si rifletteva sulla “prontezza di riflessi” della PA nell’adottare lo “smart working di massa“.
Perché, praticamente da un giorno all’altro, nonostante anni di sperimentazioni (come ad esempio quelle svolte dal Comune di Torino a cui hanno fatto seguire anche un’indagine di bilancio), leggi e normative, un bel po’ di dipendenti e organizzazioni pubbliche hanno dovuto fronteggiare una grande emergenza.
Non sto parlando del virus. Ma dell’emergenza di non essere veramente digitalizzati, di non aver ricevuto un’adeguata formazione sul tema lavoro e digitale, di non aver mai provato ad implementare processi agili.
Così sono voluta tornare sull’argomento smart working e Pubblica Amministrazione intervistando Elena Miglia Dirigente Risorse Umane e Sistemi Informativi del Comune di Asti che si occuperà dell’argomento anche nel Digital Meeting “Smart Working: la PA che ci piace” proprio con Laura Ribotta.
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In questa intervista Elena Miglia parla di:
Elena Miglia
A. Come PA, essenziale un forte commitment di vertice. Il Direttore Generale o Il Segretario Generale, il Capo del Personale, ci devono credere.
Bisogna creare un concreto gruppo di lavoro che coinvolga il Settore del Personale (per i rapporti con il sindacato, la base giuridica, la formazione), i sistemi informativi, il sistema sicurezza, il controllo di gestione, il Comitato Paritetico per l’innovazione.
Formarsi, darsi degli obiettivi chiari e sperimentare lo strumento di lavoro.
Essenziale la dotazione informatica che può essere del dipendente o consegnata dall’Amministrazione, ma alla base, per un vero smart working deve esserci la possibilità di accedere agli applicativi aziendali.
I documenti della PA devono nascere digitali e il rapporto con l’utenza deve abbandonare la carta.
A. Per entrambi è necessaria la conoscenza. Comprendere lo strumento, benefici e problematicità, la differenza con il telelavoro, le norme: vuol dire utilizzarlo nel migliore dei modi. Sperimentare e avere il coraggio di mettersi in gioco ed aggiustare il tiro se si sono commessi errori.
La fiducia deve essere ben riposta e bisogna ricordarsi anche parole come diritto alla disconnessione. Attenzione ben salda alla formazione sulla sicurezza dei dati e delle postazioni.
A. Dopo questa abbuffata di smart working, che è arrivata come un enorme salvagente per i fortunati che hanno potuto continuare a lavorare nel momento della pandemia, verrà il momento dell’analisi e dell’attenzione ai risultati.
Ci sarà colui in grado di utilizzare lo strumento anche solo per le emergenze (alluvioni, scioperi dei trasporti, etc) e chi non potrà più farne a meno e occorrerà allora strutturare quanto imparato in questo frangente.
Capire quante attività che svolgevamo in presenza, invece possono essere gestite in remoto con vantaggio per le nostre vite e per l’ambiente. E vedere se le nostre competenze digitali sono realmente cresciute.
Grazie per la disponibilità Elena.
Cosa imparerai: