New Ways of Working

Smart Working: un cambiamento di tempo e di spazio

Monia Cosenza Pubblicato: 29 Gennaio 2020

smart working e welfare

Che il lavoro agile ormai sia una realtà presente nella cultura e nelle organizzazioni moderne è un dato di fatto. Può essere più o meno radicato e strutturato, a seconda dell’area geografica e della tradizione culturale.

Poco smart, molto working? Dipende

Come spesso accade nella vita, quando “dall’alto” ci vengono concesse alcune “libertà” e occasioni di autogestione, la maggior parte di noi tende ad andare oltre quello che è possibile ricavare dalla situazione e dal nuovo assetto. Finiamo fagocitati dalla troppa autonomia e diveniamo “schiavi” di noi stessi e delle nostre opinioni limitanti.
La libertà e l’autonomia sono in sé fattori positivi e ci dimentichiamo sovente che i lavoratori hanno guadagnato con fatica questo status, e molti di loro stanno ancora lottando per ottenerlo.
Le istituzioni stanno facendo tanto e ormai sono sensibili al tema: ne è una prova il riconoscimento “Parità virtuosa. Buone pratiche di conciliazione Vita-Lavoro in Lombardia”. Il premio, alla prima edizione, è stato istituito dal CPO (Consiglio per le Pari Opportunità di Regione Lombardia) per chi, nella propria organizzazione lavorativa ha attivato best practices di welfare aziendale.

Due Esempi di welfare aziendale

Da una parte abbiamo la Svizzera.
La notizia che ha accompagnato i lavoratori durante le feste natalizie da poco concluse è quella che riguarda la nuova normativa applicata nel Paese: dal 1 Gennaio per tutti i dipendenti pubblici gli spostamenti da casa verso l’ufficio saranno considerati alla stregua di orario di lavoro, e come tale sarà retribuito.
La direttiva riguarderà solamente i pendolari che si spostano in treno, autobus o tram, i quali potranno richiedere che gli spostamenti rientrino all’interno dell’orario di lavoro e dunque vengano retribuiti.
Ovviamente i lavoratori, ricevuto il beneplacito del loro responsabile, dovranno dimostrare di aver in qualche modo lavorato mentre si spostavano da casa verso l’ufficio e viceversa.
Andiamo in un altro Paese (non troppo lontano): la Francia.
Già dal 2016 era stata avanzata la proposta di legge secondo cui i lavoratori avrebbero avuto il diritto di disconnettersi da email e smartphone quando lontani dal proprio posto di lavoro.
Due casi reali, due esempi concreti di come le istituzioni cercano, in qualche modo di tutelare sé stesse, il proprio business ed anche le proprie persone.
Dove sta la verità?
Due correnti di pensiero distinte, ma come sempre è il buon senso del singolo che dovrebbe prevalere, imparando anche a rispettare i propri bisogni di Persona e non solo di Professionista.


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La nuova definizione degli Spazi in azienda

Cosa abbiamo in mezzo a questi due estremi?
Ci sono tutte quelle aziende che possiamo dire “illuminate” e che stanno mettendo in atto una serie di interventi per potenziare il clima aziendale e favorire quindi le Persone.
Oltre ad iniziative volte a migliorare ed accrescere il benessere e lo sviluppo professionale dei dipendenti (percorsi di carriera, asili nido, maggiordomi aziendali, supporto all’orientamento scolastico per i figli dei dipendenti), stiamo assistendo in questi ultimi anni ad un vero e proprio restyling degli spazi lavorativi.
Interventi logistici che hanno lo scopo di rendere la permanenza delle persone il più gradevole possibile ed atti ad incentivare la condivisione, la tanto decantata “social intelligence” e permettere a tutti di avere anche qualche momento di svago e di riflessione all’interno della routine giornaliera dai ritmi frenetici.
Open space con postazioni progettate ad avere sedute e scrivanie ergonomiche, senza posti pre-assegnati affinché ciascuno possa sentirsi legittimato, se presente fisicamente in azienda, ad occupare una postazione diversa a seconda della giornata e del team di lavoro.
Secondo la Buffalo Organization for Social and Technological Innovation (BOSTI), la facilità di accesso e comunicazione, la presenza di spazi condivisi e distinti per incontri e scambi sia formali che informali, facilitano enormemente l’efficacia e l’efficienza dei gruppi di progetto.
Uffici troppo ampi o troppo ristretti si sa, lo dicono gli studi, creano ambienti sfavorevoli alla produttività.
Si rileva infatti un incremento dei permessi per malattia addirittura del 62%. È noto, ad esempio, come la catena di montaggio annulli autonomie spaziali e relazionali, così come organizzazioni di spazi di lavoro ambivalenti o inadeguati abbiano ripercussioni negative sul rendimento lavorativo.
Si è scoperto quindi che qualunque ambiente di lavoro ha un’enorme influenza sul rendimento e sulla motivazione degli individui, non solo per il livello di comfort che è in grado di garantire, ma soprattutto per il tipo di relazioni che l’organizzazione degli spazi consente, collegate al grado di autonomia o subordinazione del proprio lavoro.
E quindi via libera a sale riunioni meno formali che contribuiscono a creare “leggerezza” ad apertura anche all’interno dei meeting più ostici. Sale relax dove il cervello può stare in modalità detox e rigenerarsi attraverso il silenzio o la musica.
Last but not least… Qualche mese fa mi sono trovata all’interno della nuova sede di un noto gruppo internazionale operante nel business dell’energia e delle telecomunicazioni. Entrata negli uffici mi imbatto inaspettatamente in una grande serra all’interno degli open space.
Badate bene: non è solo marketing o sensibilità ambientale. Una ricerca scientifica dimostra come il verde aumenta, e non di poco, la produttività dei lavoratori.
Adornare la scrivania in ufficio con piante e fiori aiuta i dipendenti a concentrarsi e a lavorare meglioper esempio, come certifica una ricerca pubblicata sul Journal of Experimental Psychology.
Nasce a questo proposito la figura del Facility Manager che analizza le necessità dell’azienda e pianifica tutti gli interventi necessari alla manutenzione delle infrastrutture fisiche e ai servizi che rendono migliore il posto di lavoro.
In questo Google docet.
Secondo la redazione del noto magazine americano Fortune, Google è ancora considerato il miglior posto di lavoro per i dipendenti (troviamo proprio Google infatti al numero uno della lista delle “100 best company to work”).
Il campus dell’azienda a Mountain View, storica sede nei dintorni di San Francisco, che ospita più di dodicimila dipendenti, ha voluto modificare i propri spazi con nuovi locali sempre più moderni ed efficienti: zone ricreative, un’area per gli sport con campi da tennis, calcio, pallacanestro e hockey a rotelle, un anfiteatro, molti metri quadrati dedicati al benessere dei dipendenti con punti di ristoro e sale giochi.
Troviamo anche collegamenti tra uffici tramite ponti sospesi e un roof-bar dove è possibile rilassarsi all’aria aperta.
Un dipendente dell’azienda intervistato da una rivista americana, aveva dichiarato:

La cultura dell’azienda fa sentire i dipendenti valorizzati e li rispetta in quanto esseri umani, non come ingranaggi di una macchina.


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Investiamo nei dipendenti

Ecco quindi sottolineata ancora una volta l’importanza di creare un ambiente di lavoro “motivante ed accogliente”.
Cari amministratori delegati e imprenditori ricordatevi che una reputazione positiva genera un “sentiment” positivo nei confronti del brand: dipendenti, clienti, fornitori, loro amici e conoscenti diventano naturalmente ambassador dell’azienda.
Quale forma di promozione e marketing più potente può esistere, di un dipendente che parla bene della propria azienda e si fa portavoce dei propri valori?
Lancio una provocazione: nei prossimi forecast aziendali aggiungiamo anche la voce “employer engagement” e pianifichiamo tutte le attività necessarie ad alzare l’asticella?
Vediamo cosa succede e che ripercussioni può avere su tutte le altre voci!