Future Trends & Tech
“Nel futuro ognuno sarà famoso nel mondo per 15 minuti”, profetizzava l’artista Andy Wharol nel 1968. A distanza di più di cinquant’anni si potrebbe discutere sulla realizzazione o meno di questa predizione, ma non è forse un caso che il numero 15 venga attualmente considerato un elemento fondamentale per il pieno successo delle nuove smart cities.
Per smart city si intende un’area urbana in cui, grazie all’utilizzo delle tecnologie digitali e dell’innovazione tecnologica, è possibile ottimizzare e migliorare le infrastrutture e i servizi per i cittadini rendendoli più efficienti, mettendo in relazione il capitale umano, intellettuale e sociale degli stessi.
La definizione di smart city quindi è intrinsecamente collegata con la digital transformation e l’Internet of Thing applicate alla gestione pubblica a trecentosessanta gradi: la mobilità e i trasporti, l’illuminazione e la sicurezza urbana, il controllo dei flussi di turisti e pendolari, la gestione dei rifiuti e il monitoraggio ambientale, la manutenzione degli edifici e dei sistemi di comunicazione (leggi qui per approfondire cosa sono davvero le smart cities).
Ad oggi l’Unione Europea parla di Smart Cities includendo sei diverse dimensioni correlate:
Una città “smart” è quindi soprattutto una città sostenibile, efficiente e innovativa, capace di garantire un’elevata qualità di vita ai suoi cittadini grazie all’utilizzo di diverse tecnologie connesse e integrate tra loro e opportunità di business per Startup Innovative e Imprese.
Già nel 1960 l’antropologa e attivista americana Jane Jacob sosteneva nel suo saggio “Vita e morte delle grandi città” che il successo di un agglomerato urbano risiede negli abitanti e nella funzionalità dei luoghi in cui vivono, che devono essere sfruttati dal cittadino nel migliore dei modi per poter dare vita a nuove sinergie e a scambi economici e culturali sinergici.
Un’idea sicuramente all’avanguardia per quegli anni che, rimanendo latente per qualche decennio, ha però trovato terreno fertile nel periodo post-pandemico, dove l’esigenza di tornare a vivere la propria quotidianità in sicurezza si è fusa con il tentativo di una ponderata riconfigurazione degli spazi comuni.
A farsi portavoce di questa svolta urbanistica radicale è stata per prima la capitale francese, che dal 2020 ha scelto di fare propri gli studi sulla Città dei 15 Minuti del professor Carlos Moreno, docente di urbanistica presso l’Institut d’Administration des Entreprises dell’Università di Sorbona.
Moreno infatti rivela che la prossimità è la chiave per la felicità contemporanea, la possibilità di vivere bene avendo tutto quello che può servire a portata di mano (o di bicicletta nel caso delle città più grandi). Una riconfigurazione funzionale che ha come diretta conseguenza una riconfigurazione relazionale per spingere i cittadini ad avvicinarsi gli uni agli altri, avendo maggior cura di se stessi, del prossimo e dell’ambiente circostante.
Il Sindaco di Parigi Anne Hidalgo ha così annunciato con un tweet il piano per la capitale:
Tutta la coerenza del mio progetto è incarnata nella città del quarto d’ora. È una città dove, a 15 minuti da casa propria, è possibile imparare, fare sport, curarsi, mangiare bene, coltivare.
Anne Hidalgo, Sindaco di Parigi
Durante l’apertura dell’anno accademico 2021-2022 allo IED di Milano, Moreno spiega infatti che
negli anni Novanta pensavamo di risolvere il problema dell’esplosione spaziale delle città con la tecnologia: andare più veloci, più lontano, con metropolitane più rapide.
Poi abbiamo cominciato a preoccuparci delle conseguenze sulla vita delle persone. Scoprendo che per rendere felice chi vive in città dobbiamo consentirgli di soddisfare sei esigenze principali: casa e lavoro dignitoso, spesa, salute, istruzione e tempo libero.
Come? Riducendo il perimetro di accesso a queste funzioni.
Carlos Moreno, docente di urbanistica presso l’Institut d’Administration des Entreprises dell’Università di Sorbona.
Negli ultimi anni le esigenze dei singoli e della collettività si sono modificate per svariati motivi, non per ultimi il problema del cambiamento climatico e le nuove sfide dovute al rilancio post covid.
Per riuscire a stare dietro a queste necessarie modifiche e riqualificazioni, una città non deve solo essere “smart”, ma deve rispettare quattro grandi aree:
Secondo il professor Moreno, per dare vita a queste nuove città, Smart City che mettono in accordo uomo e ambiente è necessario seguire tre regole:
In questo modo vengono a crearsi più città in una sola, creando poli autosufficienti che promuovono scambi tra diversi vicinati solo in ottica di arricchimento e non per sopperire a qualche mancanza. Ogni quartiere sarebbe infatti fornito di scuole, negozi, palestre, locali, luoghi adibiti a spazi per il coworking.
I vantaggi legati a questo nuovo sviluppo urbanistico sarebbero innumerevoli, sia dal punto di vista della salute individuale che collettiva: l’azzeramento della necessità di spostamento andrebbe di pari passo con una drastica riduzione delle emissioni di gas di scarico dovuti ai trasporti.
Il concetto di città dei 15 minuti si accompagna allo stesso tempo a una riorganizzazione della casa che segua gli stessi dictat: spazi ibridi, polifunzionali e di facile manutenzione, senza rinunciare ormai a uno sbocco esterno di dimensioni soddisfacenti. Uno spazio quindi dove poter svolgere in serenità tutte le attività quotidiane, dal lavoro allo svago.
La realtà della Città dei 15 Minuti non è però immune da possibili critiche e perplessità. Prima tra tutte la natura eccessivamente “dirigistica” di questo modello, che renderebbe poco praticabile una effettiva partecipazione cittadina.
Secondariamente viene messa in dubbio la validità universale di questo nuovo prototipo di città, che non può nella realtà dei fatti essere universalmente applicato: la conformazione dei nuclei urbani non è infatti sempre uguale, e sarebbe quindi un grande errore forzare in direzione di un eccessivo localismo centri dove questo porterebbe a una consistente riduzione della varietà dei servizi offerti.
Infine la tanto citata prossimità, che porterebbe di sicuro un valore aggiunto in moltissime sfere della vita umana, non avrebbe un impatto eccessivamente positivo su attività ludico-ricreative e sul lavoro, sfere nelle quali i consumatori apprezzano di buon grado la varietà e il cambiamento.
La soluzione? Forse una città fatta a misura d’uomo, con ritmi naturali e un maggior rispetto delle relazioni e del capitale umano, senza però limitare eccessivamente la molteplicità e la ricchezza che danno valore aggiunto al nostro quotidiano.
E tu cosa ne pensi di una Smart City basata sul modello Città dei 15 Minuti? Di seguito un video che illustra la rivoluzione messa in atto da Parigi per riflettere meglio sulle possibili applicazioni e opportunità.