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Scrittura a mano e apprendimento automatico, le nuove frontiere della medicina

Redazione Spremute Digitali Pubblicato: 8 Giugno 2021

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Le persone con lesioni derivanti da ictus o malattie di diversa natura potrebbero presto avere un modo nuovo per tornare a comunicare con il mondo. I ricercatori della Stanford University, infatti, hanno sviluppato un sistema che consente a un uomo con una lesione al midollo spinale di comunicare direttamente tramite un computer.

Simulando la scrittura a mano il cervello emette degli stimoli neurali ben distinti che sono stati interpretati da un algoritmo di apprendimento automatico in modo da poter visualizzare le lettere sullo schermo.

Nonostante la paralisi, infatti, l’intenzione di  scrivere a mano produce schemi neurali ben precisi che possono essere identificati e interpretati.

Questa tecnologia non è nuova. Le interfacce cervello-computer hanno moltissimi utilizzi; incluso aiutare le persone paralizzate o con difficoltà comunicative ad esprimersi senza la necessità di parlare o di qualsiasi tipo di movimento corporeo.

Scrittura a mano, apprendimento automatico ed elettrodi collegati al cervello, la rivoluzione della Stanford University

Secondo i ricercatori che lavorano al progetto questo nuovo approccio con la scrittura a mano, velocizza il modo in cui una persona paralizzata può comunicare tramite un’interfaccia cervello-computer. In pratica una persona potrebbe riuscire a digitare 18 parole al minuto; che è paragonabile alla normale velocità di scrittura a mano, o a quella di digitazione su uno smartphone per gli over 65.

Il sistema prevede una serie di elettrodi impiantati nella corteccia motoria del cervello dell’uomo; in questo modo è stato possibile registrare l’attività elettrica dei singoli neuroni mentre il soggetto tentava di muovere fisicamente il braccio e la mano per scrivere frasi. L’algoritmo di apprendimento automatico ha quindi analizzato i modelli neurali associati alle singole lettere e il computer ha visualizzato le lettere sullo schermo.

La strada per la sperimentazione su larga scala e magari anche l’utilizzo per i pazienti con problemi di comunicazione è ancora lunga. Questo è stato solo un primo esperimento per capire se la tecnologia avrebbe risposto bene agli stimoli del cervello; tuttavia i ricercatori della Stanford University sono ottimisti al riguardo e contano di poter sviluppare questo sistema fino a farlo diventare un “normale” dispositivo medico.

Sicuramente sarebbe un grande passo avanti per moltissime persone che per un motivo o per un altro non riescono a comunicare.