Personal Empowerment

Riformulare un mindset negativo

Redazione Spremute Digitali Pubblicato: 2 Aprile 2021

È stato un anno duro. Rimanere positivi non è affatto facile e anzi può sembrare più faticoso del lavoro stesso. Bisogna essere davvero dei giocolieri per giostrarsi tra lavoro e la salute dei familiari, tra dimensione sociale deprivata e quella lavorativa sfibrante e spesso da remoto in condizioni non esattamente ottimali.

E questo può farci sentire, e con farci intendo la stragrande maggioranza di chi lavora, travolti dal più grande disegno della pandemia, e talvolta traditi.

Questa spirale discendente però non può e non deve uccidere la motivazione nel fare le cose che tutti abbiamo.

Riprendersi insieme

A causa dell’ansia, innanzitutto, viviamo le minacce esterne, in realtà a buona ragione, come insormontabili. Sovrastimiamo qualsiasi singolo pericolo cadendo spesso nel meccanismo del pensare: o tutto o niente, e questo spesso prende il sopravvento. Esempio pratico: l’avere paura del contagio ogni volta che si va al supermercato non deve prendere il sopravvento, perché se è vero che in natura non c’è nulla di certo è anche vero che la statistica può aiutarci a sentirci sicuri. Pensieri radicalizzati non sono d’aiuto perché non prendono la realtà nella sua elasticità possibile. In questi casi deve cambiare il mindset, per esempio: si può pensare alle precauzioni da prendere, e magari avere un po’ più di fiducia nella propria parte attiva nella prevenzione.

Il punto è iniziare a pensare a quelli che sono i pattern dei tuoi pensieri positivi, e negativi e prenderli in maniera critica. La sequenza causale della negatività può essere identificato e si possono pensare a delle contromisure.

Infine, con il cuore, ricordati di perdonare te stesso perché la perfezione è l’antitesi della produttività.

Tra l’altro, il perfetto in latino è il tempo verbale del già compiuto, del completo, di ciò che non ha più bisogno di altro. Qualcosa di secluso e autonomo.

Non è questo il caso né dell’essere umano, né del suo lavoro, che in realtà è un in fieri, un eterno presente, possibilmente, e il perfezionismo nella sua forma pratica è una negazione non dialettica del presente in funzione del passato e del futuro. Ed è psicologicamente dimostrato che questo uccida la produttività.

Quindi, in conclusione, per te ed il tuo lavoro, accetta la tua imperfezione e vivi più positivamente.