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Riciclo estremo dei materiali, in cosa può trasformarsi la plastica?

Redazione Spremute Digitali Pubblicato: 27 Settembre 2021

Riciclo estremo

Il nostro pianeta sta cedendo sotto il peso di tutti i rifiuti di plastica che produciamo. Il volume di questi materiali non biodegradabili sta aumentando a dismisura; per questo abbiamo bisogno di nuove idee per risolvere il problema.

Un recente studio, però, dimostra un approccio completamente nuovo al riciclaggio della plastica, ispirato al modo in cui la natura “ricicla” naturalmente i componenti dei polimeri organici presenti nel nostro ambiente.

L’approccio prende spunto dal fatto che le proteine ​​all’interno dei polimeri organici vengono costantemente scomposte in parti e riassemblate in diverse proteine. 

Le proteine ​​sono uno dei principali composti organici che fungono da mattoni per tutto ciò che è biologico. Sono lunghe catene di molecole note come amminoacidi che, secondo i ricercatori, possono essere scomposte e riconfigurate per il riciclaggio dei polimeri sintetici.

I ricercatori hanno chiamato il loro approccio “riciclo dell’economia circolare ispirato alla natura”, o NaCRe in breve.

Nei test di laboratorio, il team è stato in grado di dividere le proteine ​​selezionate in amminoacidi, quindi assemblarle in nuove proteine ​​con strutture e usi diversi. In un caso, hanno trasformato le proteine ​​dalla seta in una proteina fluorescente verde, un tracciante luminoso utilizzato nella ricerca biomedica. Nonostante questa decostruzione e ricostruzione, la qualità dei prodotti ​​rimane costante.

Secondo l’analisi del team, i meccanismi che si verificano naturalmente nelle proteine ​​potrebbero essere applicati anche alla plastica; sebbene lo sviluppo e l’ampliamento della tecnologia necessaria richiederà del tempo.

Come funziona il “riciclo estremo” dei materiali?

Ci sono grandi differenze tra polimeri naturali e sintetici da prendere in considerazione; tuttavia i ricercatori affermano che questo nuovo approccio al riciclaggio è fattibile e manterrebbe i materiali in uso per il più lungo tempo possibile.

Anche la plastica biodegradabile crea residui di rifiuti che devono essere stoccati o interrati al termine del processo di riciclaggio; con i soliti effetti a catena per l’ambiente in termini di utilizzo del suolo e inquinamento. La nuova strategia potrebbe aiutare a risolvere il problema.

I ricercatori stimano che in un arco di vita di 70 anni, una persona butti via in media circa 2 tonnellate di plastica. Considerando che su pianete ci sono quasi 8 miliardi di persone stiamo parlando di una quantità catastrofica di rifiuti.

Ovviamente, i progressi fatti fino a questo punto non sembrano essere abbastanza; per questo è necessario ripensare completamente l’approccio al problema per evitare ulteriori complicazioni al pianeta e alla salute dell’uomo.

Secondo gli esperti, in futuro, la sostenibilità ambientale porterà a un “riciclo estremo”; dove l’uomo sarà in grado di produrre materiali diversi partendo dalle sostanze di scarto. Del resto la natura già lo fa in totale autonomia e con un piccolo sforzo potremmo riuscirci anche noi.