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Chiacchierata con Riccardo Esposito: Writer freelance con un occhio allo smart working

Web writer freelance Riccardo Esposito

Qualche giorno fa ho avuto l’occasione di intervistare il web writer freelance Riccardo Esposito, “quello di My Social Web” come si definisce lui stesso nella descrizione del sito personale riccardoesposito.it.
Creatore di My Social Web, autore di diversi e-book e scrittore di due libri (Fare blogging – Il mio metodo per scrivere contenuti vincenti e  Etno blogging per tribù digitali – Come trasformare un pubblico in una community), è blogger, copywriter e formatore.
Si occupa di pimpare e trasformare magicamente in lettori, qualsiasi tipo di testo gli venga proposto.
No, non è un mago, è un web writer freelance di professione.
Riccardo è una persona veramente in gamba e simpatica che vale la pena ascoltare, mettiti comodo e goditi questa intervista un po’ particolare, sfociata più in una chiacchierata divertente e interessante.
Si è parlato di temi molto in voga ultimamente: come svolgere al meglio la professione del freelance (e lui è uno che se ne intende), il legame che il lavoro del libero professionista ha con le nuove metodologie di smart working e il blog come totem virtuale e punto di ritrovo per la community, tema centrale del suo ultimo libro “Etno blogging per tribù digitali – Come trasformare un pubblico in una community” e futuro contenitore indiscusso di native advertising.
Riccardo ha risposto alle domande chiarendo molti dubbi e creando spunti di riflessione importanti su quello che sarà il futuro della figura del freelance e del blogger e come queste professioni concilieranno con le metodologie di lavoro agile.
In fondo all’articolo troverai anche l’intervista formato video.
Buona lettura e buona visione!
Ciao Riccardo,
Q: Raccontaci chi sei, che lavoro fai e perché hai deciso di intraprendere la professione da Freelance.
A: Ciao, mi chiamo Riccardo Esposito e mi occupo di scrittura online dal 2008. Lavoro nei settori web writing, blogging e copywriting: la mia occupazione principale è rivolta alla creazione di testi per blog, landing page, portali e siti web. Ho frequentato la Facoltà di scienze della comunicazione a Roma – tesi in antropologia culturale – e durante gli anni universitari ho lavorato in un’agenzia stampa.
Qui ho imparato l’importanza delle pubbliche relazioni, e ho iniziato a scrivere articoli per i quotidiani nazionali. Durante gli anni universitari ho frequentato la cattedra di antropologia culturale con il professor Massimo Canevacci e subito dopo la laurea ho iniziato a lavorare come web writer per una web agency di Capri
Dopo 4 anni di lavoro nel settore del turismo (d’altro canto a Capri è il business più importante) ho deciso di intraprendere la strada freelance. Per sentirmi libero, senza obblighi. Volevo essere protagonista dei fallimenti e dei successi.
Oggi mi occupo di contenuti per blog e siti web, creo piani editoriali e faccio formazione per piccole/medie imprese.
Caratteristica particolare? Sono convinto che la strada dell’inbound marketing sia la chiave di volta per una buona strategia digitale.
Q: Com’è la tua esperienza da freelance? Come organizzi le giornate e quali punti di contatto hai con i colleghi.
A: La mia esperienza e la mia giornata tipo?
Le mie giornate iniziano iniziano presto. Anzi, prestissimo. Io mi sveglio alle 6:00 e dopo una rapida colazione inizio a gestire le pubblicazioni per il mio blog personale My Social Web e per i miei clienti.
Subito dopo c’è un’attività di controllo email e to do list,  poi inizio a lavorare con i contenuti oppure vado dai clienti in base a quelli che sono gli appuntamenti in agenda.
Mi occupo di formazione a distanza, via Skype e spesso il pomeriggio è dedicato a quest’attività. Tutto questo fino alle 18.30, il momento dedicato alla palestra. Poi la giornata è finita: stanco e soddisfatto.
Q: Visto che oggi se ne parla molto, cosa ne pensi dello smart working e di come questo metodo influisce sull’attivitá di un libero professionista?
A: Il lavoro agile è fondamentale per chi decide di intraprendere la carriera del freelance, anche se hai bisogno di un’attenta organizzazione dell’attività lavorativa. Come evidenziato in The Smart Working Book:

Rende più efficiente il modo di collaborare e comunicare fornendo un’alternativa agile e flessibile all’attuale modo di lavorare attraverso la condivisione delle idee, delle esperienze e delle soluzioni adottate dagli esperti. Questo si traduce nell’aumento della produttività e nel miglioramento del welfare

The Smart Working Book

Io sono d’accordo con questa filosofia ma c’è bisogno di regole e rispetto.
Per molte persone lo smart working è un grande vantaggio, soprattutto per chi è predisposto alla sua logica. Purtroppo però molto spesso le persone intraprendono l’attività di freelance quando ancora non sono abituate a organizzare nel miglior modo possibile le attività. Non riescono a pensare allo smart working. Di conseguenza è utile avere degli schemi è delle buone abitudini per organizzare per rendere le giornate più fruttuose possibile.
Q: Parlaci di Etno blogging, argomento del tuo ultimo libro “Etno blogging per tribù digitali – Come trasformare un pubblico in una community”.
A: Un lavoro nato dall’esperienza personale. Ho iniziato a scrivere questo libro per comunicare alle persone che seguono il mio punto di vista, il mio modo di risolvere il problema dopo la pubblicazione del primo post:
E ora cosa faccio? Come creo il mio pubblico?
Ecco, Etno Blogging risponde a queste domande: ti spiega come creare un pubblico, come trasformare il tuo blog in un punto di riferimento per la tua nicchia.
O meglio, ti racconta la mia esperienza. Io non ho ricette definitive e non ho la verità assoluta in tasca: io posso portare su carta la mia esperienza personale e le tecniche sviluppate nel corso degli anni per dare vita a un blog come My Social Web. Consiglio a tutti di leggere Etno Blogging con la voglia di mettere in discussione la visione centrata sui propri contenuti: per ottenere devi donare.
Q: Secondo la tua esperienza professionale, il lavoro agile come può contribuire a costruire la community?
A: Il lavoro agile è decisivo per il lavoro sulla community. Chi non ha una gerarchia, chi non ha un ufficio o un orario stabilito a priori rischia di disperdere le potenzialità, non riesce a far emergere il proprio potenziale. Il motivo? Siamo stati abituati alla gabbia, agli spazi definiti. Ma quando lavori per una community il lavoro diventa distribuito nello spazio e nel tempo, devi essere ovunque.
E lo devi fare sempre, in qualsiasi momento. Sì, lo so: è una prospettiva impegnativa. Ma il lavoro agile ti può aiutare a organizzare gli impegni e a essere sempre efficace nel momento in cui la community ha bisogno di un punto di riferimento.
Q: Invece secondo la tua esperienza di blogger freelance, il blogging ha una marcia in più rispetto agli altri media per quanto riguarda l’advertising?
A: Con il blog la pubblicità cambia forma. Non è interruzione del flusso informativo ma ne diventa parte. Questa è la logica inbound marketing: mentre tutti cercano di spingere banner, annunci pubblicitari, slogan e inviti all’azione che si frappongono tra pubblico e contenuto, con il blog puoi trasformare la tua matrice utilitaristica in un articolo che le persone cercano.
Il tuo nome diventa sinonimo di qualità, vieni riconosciuto e rintracciato come una persona in grado di risolvere un problema. Il tuo brand viene accolto nello strema quotidiano: le persone leggono i tuoi articoli, e qui si trovano i link che portano alle landing page, dove il lettore sconosciuto può diventare un lead.
Qui inizia una nuova fase del lavoro ed entrano in gioco altri contenuti, dinamiche diverse. Il blog però è l’amo che permette di intercettare le persone da trasformare in contatti. Quindi cade il concetto di advertising come interruption marketing, ma il tuo nome diventa un riferimento utile per il potenziale cliente.
Q: E cosa ne pensi dell’Influence Marketing e del sempre più diffuso Native Advertising?
A: L’influencer marketing deve essere affrontato con serietà e cognizione di causa. Tanta gente crede che si tratti di una moda, di un passatempo per adolescenti che vogliono guadagnare senza sudare. In realtà le aziende possono trarre grande vantaggio dagli influencer, ma c’è bisogno di una cultura diffusa, di un approccio sistematico alla materia.
Detto in altre parole, non puoi improvvisare e pensare di ottenere buoni risultati: è un territorio delicato che ha bisogno di attenzioni. Ma allo stesso tempo può regalare grandi risultati.
Il native advertising condivide dubbi e incertezze dell’influencer marketing.
Si tratta di pubblicità mascherata da articoli pubblicati sul blog? No, il native advertising è un contenuto capace di portare benefici al brand integrandosi nella linea editoriale della piattaforma ospitante. Sembra un articolo del magazine ma è scritto da un’azienda ed è firmato in modo da rendersi riconoscibile.

Non esiste Native Advertising senza questo presupposto, e lo stesso vale per l’influencer marketing: la trasparenza vince sempre. Riccardo Esposito

Chiacchierata con Riccardo Esposito: Writer freelance con un occhio allo smart working

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