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Quanto vale la Sharing Economy nel turismo?

Lucio Manocchio Pubblicato: 13 Maggio 2016

La Sharing Economy – il nuovo paradigma economico che sta profondamente cambiando il modo di vivere, di guadagnare e di pensare al business di tutti noi – ha decretato il successo di numerose startup: BlaBla Car, Uber, AirBnB (solo per citarne alcune). Numerose persone hanno innovato il proprio modo di vivere beneficiando, al tempo stesso, di maggiori entrate economiche, pur non essendo necessariamente imprenditori.
Giovanni Tufani è stato tra i primi in Italia a proporre una tassazione specifica per il modello economico offerto dalla Sharing Economy, in questo articolo trovi i dettagli: Sharing Economy, tassare o non tassare

Cos è la sharing economy?

Un modello economico basato sulla condivisione di quello che non è utilizzato appieno dal proprietario (spazi, capacità personali, fino a tutto ciò che può produrre benefits, economici e non).

BlaBlaCar Corporate Website

Quanto vale la sharing economy in ambito turistico?

Dal 2008 in Italia AirBnB ha rilasciato dati ufficiali che ci aiutano a capire una fetta del mercato della sharing economy legata al settore turistico, ricettivo/alberghiero in particolare.
Con 3,6 milioni di turisti ospitati in Italia negli ultimi 12 mesi (da gennaio 2015 a gennaio 2016) il volume di affari è pari a 3,6 miliardi di Euro, pari allo 0,22% del PIL.
In Italia sono 83.300 gli host attivi (per il 53% donne, con una età media di 43 anni e per il 72% famiglie) che hanno guadagnato in media 2.300 Euro a testa.
Il reddito generato grazie ad AirBnb, secondo lo studio rilasciato dall’azienda, aiuta gli host italiani principalmente a far quadrare i conti. La scelta di affittare la propria seconda casa, una o più stanze nella propria residenza è dettato principalmente dall’evidenza che il reddito di molti host è inferiore al reddito medio in Italia.
Non solo supporto al reddito familiare, ma anche aumento del volume di affari per le piccole e medie imprese locali che generalmente traggono minor beneficio dal turismo. Gli ospiti di Airbnb, durante le loro visite negli ultimi 12 mesi, hanno speso in media 738 milioni di Euro in ristoranti e bar, il 38% dei quali nel quartiere sede dell’alloggio.
Il 92% dei turisti che sceglie un alloggio su AirBnb si reca in Italia principalmente per trascorrere il proprio tempo libero e le vacanze. Scelgono di soggiornare in alloggi Airbnb soprattutto perché sono alla ricerca di esperienze locali autentiche e genuine. Il 68% degli ospiti che visitano le città italiane proviene da Paesi europei (18% Italia, 14% Francia, 7% Regno Unito), il 18% dal Nord America.
L’home sharing responsabile è uno dei nuovi propulsori del turismo e dell’economia italiana. Secondo la ricerca commissionata da AirBnb, ben il 28% dei turisti che ha scelto questa soluzione non avrebbe viaggiato o , in ogni caso, si sarebbe fermata meno a lungo.
Soggiornando in case disponibili su Airbnb invece che negli alloggi offerti dall’ospitalità tradizionale, nel periodo che va da settembre 2014 ad agosto 2015, gli ospiti in Italia hanno determinato un potenziale impatto stimato come segue:
Risparmio energetico pari a 51,1M di case
Risparmio idrico pari a 800 piscine olimpioniche
Riduzione delle emissioni di gas a effetto serra pari a 147.4M Automobili
Riduzione dei rifiuti fino a 7.300 tonnellate
 
Quelli presentati sono i dati relativi all’esperienza di una sola azienda ma fanno comprendere in maniera significativa quanto impatti sul tessuto economico e ambientale la sharing economy e di conseguenza quanto importante sia avere una più precisa regolamentazione di quelle che sono vere e proprie attività economiche.
 


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