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Pausa e leggerezza per una vita migliore, Buona Estate!

Valentina Marini Pubblicato: 5 Agosto 2020

percorso di coaching

Cara Gaia, siamo giunte alla quinta tappa di questo nostro percorso di coaching condiviso con la rete. E oggi, come augurio di buona estate per i nostri lettori, vorrei esplorare con te il tema della pausa nel suo profondo significato di “fare i conti con se stessi” e, allo stesso tempo, vorrei parlare della leggerezza.
Parto da una provocazione che ci è stata rivolta da un lettore in risposta al nostro ultimo articolo:

Oggi ci poniamo troppe domande, così tante che ne immaginiamo sempre di nuove… Magari farsi meno domande e pensare che ora siamo vivi e possiamo vivere è già un buon inizio.

Indice
La quinta tappa del percorso di coaching dedicata alla pausa ed alla leggerezza

La quinta tappa del percorso di coaching dedicata alla pausa ed alla leggerezza

Q. “[…] Troppe domande […]” è l’appunto che ci è stato fatto da un nostro lettore, e a te Gaia chiedo di rispondere.

Gaia Corazza

Gaia Corazza


A. Credo che la capacità di pensare in modo critico e quindi di porre e di porsi domande potenti sia una prerogativa di noi umani, un motore della storia. E allo stesso tempo sono convinta che ci siano momenti nutrienti in cui,  semplicemente, saper stare con quello che c’è disseti profondamente il nostro essere; insomma le due cose non sono in contraddizione, si tratta più di un e/e piuttosto che di un o/o.

Q. La provocazione mi ha portata a riflettere sul tema che ti ho anticipato, e che tra tutte le possibili grandi conquiste esistenziali, credo sia una delle più belle: la leggerezza. Cos’è per te?

A. La leggerezza è una postura esistenziale, dove non c’è attaccamento ai risultati. C’è l’impegno, la dedizione, l’amore con cui mi avvicino al fare e c’è, allo stesso tempo, la profonda consapevolezza che milioni di interconnessioni nell’esistente fanno sì che io possa decidere di orientare il mio intento ed avere fede, cioè fiducia nella vita, ma non necessariamente determinare l’esito del mio agire. Da qui scaturisce la sorgente della leggerezza.

Q. Come si può nel quotidiano perseguire un atteggiamento agile alla vita? Mi hai suggerito per l’estate la lettura del libro “Il gusto di essere felici”, di Matthieu Ricard. E qui, dalle prime pagine sembra che la leggerezza e il benessere dipendano dal vivere nel presente, senza conflitti. Cosa ti senti di aggiungere?

A. È difficile aggiungere qualcosa di evocativo. Mentre rileggevo le potenti parole – che puoi trovare alla fine di questo articolo – si affacciava alla mia mente una frase del monaco Thich Nhat Hanh:
“Siamo già ciò che vogliamo diventare” che a mio parere sintetizza la potenza dell’essere e l’inutilità di affannarsi; agire è fantastico ma ascoltare in profondità è altrettanto importante. Solo facendo spazio e dilatando il tempo, potremo udire la voce interiore che ci sussurra la strada giusta per noi, quella strada che è sempre stata lì.

Q. Mi hai fatto ragionare su come il pensiero sia materia, energia fisica: se penso in termini di “contro”, metto in atto energia negativa; se ragiono in termini di “per” si attiva energia positiva. Da qui l’importanza di ricordare come l’energia trasformi in termini positivi e negativi la stessa situazione e che, quindi, dipende da noi. Vuoi approfondire meglio il concetto?

A. I pensieri e le parole possiedono una straordinaria forza creatrice e perturbatrice. Un pensiero costruttivo e generoso può portare luce e benessere, un pensiero e una parola negativa possono generare avversione, conflitti e paure, troppi pensieri possono produrre confusione e disorientamento.
Ecco perché dobbiamo essere molto consapevoli della potenza di pensieri e parole nel generare mondi, di conseguenza maneggiarli con cura e talvolta riporli nel cassetto. L’arte di governare l’intento appartiene a noi, le conseguenze non necessariamente.

Q. Sono i nostri ultimi giorni prima delle meritatissime vacanze, forse mai come quest’anno, ferie e la pausa portano con se un utile distacco per la riflessione. Quale pensi sia il valore della pausa?

A. La pausa ha un grande valore, se butto un sasso in uno stagno e poi un altro e un altro ancora, l’acqua diventa torbida e non vedo più nulla, ma se aspetto che i sedimenti scendano sul fondo l’acqua ritornerà limpida e perché questo accada occorrono: tempo, pazienza e soprattutto occorre saper “stare”.
Questa pausa poi sarà molto preziosa e richiederà estrema presenza e consapevolezza perché presenta l’inedita natura di un intermezzo tra due mondi, tra un prima noto e uno scenario futuro che contiene molte più preoccupazioni ed incertezze rispetto al recente passato.

Q. Mi hai suggerito di chiedermi quali risposte cercare e quale voce ascoltare per quel primo settembre che è sempre un po’ il vero capodanno (tema da me trattato l’anno scorso in un articolo). Tu quali domande suggerisci di farci? E cosa intendi per “quale voce ascoltare”? Noi abbiamo esplorato il “Cosa ti rende felice” e “Qual è il contributo unico che puoi dare solo tu?”. Vuoi dircene altre?

A. La domanda delle domande è “Chi sono?”, ma è forse anche la più impalpabile, quello che conta è continuare a porsela con estrema disciplina, la risposta arriverà.

Q. Io per questa mia estate mi auguro la sequenza che ho ripreso da un tuo articolo: Presenza-Consapevolezza-Lasciar andare-Direzione. Ti va di approfondire questo concetto?

A. Praticare la presenza è possibile ovunque, basta stare in ascolto profondo. Nella presenza e in piena consapevolezza hai la possibilità di accorgerti di ciò che ti serve davvero per stare bene, per essere felice e potrai sorprenderti nello scoprire di quante poche cose hai davvero bisogno per stare bene, uscendo così dalla trappola dei desideri incessanti.
Ecco che allora riuscirai a lasciar andare e a fare spazio e quando avrai fatto spazio il futuro emergente potrà entrare nella tua vita e stupirti.
Grazie Gaia! Oggi chiudo con due pensieri:
“The quality of your life is a function of the quality of questions you ask yourself”;
– una citazione di Italo Calvino: “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore.”
Buone Vacanze!
Sì, davvero Buone Vacanze a tutti e un augurio sincero di lasciar andare per non avere macigni sul cuore!
Qui puoi leggere un estratto del libro “Il gusto di essere felici”:
“Se chiediamo a più persone di raccontarci le loro esperienze di felicità perfetta, qualcuno ci parlerà dei momenti di pace profonda provati in un ambiente naturale armonioso, come in una foresta dentro cui filtrano i raggi del sole o sulla cima di una montagna attorno alla quale si dispiega un vasto orizzonte, sulle rive di un lago tranquillo o nel corso di una marcia notturna sulla neve, sotto un cielo stellato.
Altri parleranno di un avvenimento lungamente atteso: un esame superato, un trionfo sportivo, l’incontro con una persona che si sperava di conoscere da una vita intera, la nascita di un figlio. E ci sarà anche chi ricorderà un momento di serena intimità vissuta in famiglia o in compagnia di una persona cara, o il fatto d’aver reso felice un altro essere umano.
Il denominatore comune di tutte queste esperienze, fertili ma fugaci, sembra essere la temporanea scomparsa di ogni conflitto interiore. L’individuo si sente in armonia con il mondo che lo circonda e con se stesso.
Chiunque viva un’esperienza come, per esempio, fare un’escursione tra la neve, si accorge che i punti di riferimento abituali svaniscono: oltre l’atto stesso del camminare non ci si aspetta nulla di preciso, limitandosi a essere, qui e ora, liberi e aperti. Per qualche istante, i pensieri che riguardano il passato smettono di manifestarsi, la mente è sgombra da qualsiasi progetto per il futuro, e il momento presente non è più assillato dalle costruzioni mentali. Questa breve tregua è un’esperienza di profonda pace.
Chi invece ha raggiunto lo scopo che si era prefissato, completando un’opera o ottenendo una vittoria, vede cessare una preoccupazione che si trascinava da tempo. L’esperienza che ne deriva, la sensazione di mollare la presa, è una pace profonda, libera da aspettative e conflitti. Si tratta però di una schiarita effimera perché provocata da circostanze particolari.
È il cosiddetto «momento magico», o «stato di grazia». Ma la differenza tra questi attimi di felicità colti al volo e la serenità imperturbabile del saggio è smisurata come quella che separa la porzione di cielo intravista attraverso la cruna d’un ago e la distesa illimitata dello spazio. Queste due condizioni non possiedono né la stessa dimensione, né la stessa durata o la stessa profondità. È tuttavia possibile trarre profitto anche da simili istanti fugaci, momenti di tregua nel nostro incessante lottare, perché ci danno perlomeno un’idea di ciò che potrebbe essere l’autentica pienezza dell’essere e ci spingono a indagare sulle condizioni che potrebbero favorirla.”