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Open Innovation: cos’è e come funziona

Massimiliano Antonio Primi Pubblicato: 30 Gennaio 2023

open innovation

In un mondo in continua evoluzione, come quello dell’imprenditoria, delle grandi aziende e dello sviluppo economico, è naturale che prima o poi arrivi il momento di ripensare il proprio modello di business e le strategie di crescita adottate fin lì.

Una delle leve principali che innescano il cambiamento in azienda è l’Open Innovation, un modello incentrato sulla crescita del valore economico attraverso la collaborazione attiva e la condivisione di idee e risorse con soggetti esterni all’azienda. Interessante, vero?

In questo articolo approfondiremo la conoscenza del modello dell’Innovazione Aperta, osserveremo da vicino le sue caratteristiche e il suo funzionamento e comprenderemo il fondamentale concetto del know-where. Partiamo subito con questa nuova Spremuta.

Una definizione di Open Innovation

Che cos’è l’Open Innovation? Quando è nata? Se sei qui, probabilmente stai cercando le risposte a queste domande. L’argomento è molto complesso e ricco di spunti davvero molto interessanti per tutti gli innovatori; perciò, facciamo chiarezza e procediamo per gradi.

L’origine di questo nome si rifà al libro “Open Innovation: The New Imperative for Creating and Profiting from Technology”, edito dalla Harvard Business School Press e pubblicato nel 2003. L’autore è Henry Chesbrough, economista e docente statunitense considerato il padre di questo modello di innovazione e di organizzazione dell’attività economica.

Si tratta di una teoria, dunque, che ha alle spalle quasi un ventennio di vita e numerose buone pratiche realizzate da aziende innovative ed innovatrici

Ma in cosa si sostanzia? Oggi si potrebbero sintetizzare le formulazioni proposte dagli studi del Professor Chesbrough con questa definizione di Open Innovation

Un nuovo paradigma economico, fondato su un modello d’innovazione distribuita dove idee, tecnologie e risorse sono condivise in un ampio ecosistema di attori interni e soprattutto esterni all’azienda, che punta alla creazione di valore economico in una logica di spillover”.

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Fermiamoci un momento per riflettere, punto per punto, sui fattori chiave di questa definizione del concetto di Innovazione Aperta:

L’Open Innovation rappresenta certamente un modello di crescita e di proficua collaborazione estremamente affascinante in teoria. Tuttavia, nella pratica, mettere in piedi un modello come questo comporta una profonda trasformazione del modo di lavorare e di concepire sia l’attività economica sia il mercato: una vera e propria trasformazione della cultura aziendale, purtroppo non semplice da realizzare in tutte le circostanze.

Cosa non è l’Open Innovation

Un passaggio ritenuto fondamentale da Chesbrough per capire questo modello di innovazione, curiosamente, è proprio la comprensione di cosa non è l’Open Innovation:

Proprio in merito all’open source, Chesbrough sottolinea l’esistenza di due correnti di pensiero: l’approccio libero e l’approccio open. Di primo impatto potrebbero sembrare sinonimi, ma in realtà presentano una differenza molto profonda:

D’altro canto, tenendo conto del ciclo di vita di un prodotto sul mercato, questi due approcci potrebbero risultare tra loro complementari anziché alternativi

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Infatti, nella fase embrionale e nello sviluppo di un progetto di ricerca può essere utilissimo distribuire liberamente un prodotto traendo preziose informazioni dai feedback degli utilizzatori. È il caso degli MVP (Minimum Viable Product o Prodotto Minimo Funzionante).

Solo dopo la valutazione della validità del prodotto e dell’interesse suscitato nel mercato si può puntare al Go To Market e all’effettiva commercializzazione dell’innovazione, soprattutto attraverso la distribuzione e la produzione su licenza nel rispetto del copyright e senza particolari vincoli.

Come funziona l’Open Innovation?

Il modello dell’Open Innovation si basa sulla collaborazione e sull’arricchimento reciproco tra l’azienda che intende innovare e numerosi player esterni, come startup, PMI, Università e scuole, consulenti, clienti e fornitori.

Questo paradigma nasce proprio dalla volontà, nonché dalla necessità, di superare il tradizionale modello della cosiddetta ‘innovazione chiusa’, vale a dire una forma di autarchia aziendale fondata sul principio che un’impresa debba fare affidamento solo sulle proprie risorse.

Inutile sottolineare l’obsolescenza di questa visione chiusa e ormai impraticabile per molte realtà, considerando i costi elevatissimi che bisognerebbe destinare alla ricerca e all’assunzione di talenti di settore e i tempi di realizzazione estremamente lunghi, decisamente troppo per le dinamiche di mercato contemporanee distinte proprio da una dinamicità sempre maggiore.

La soluzione si chiama Open Innovation. Come funziona? Negli anni si sono sviluppati molteplici canali che consentono di mettere in pratica diverse forme di innovazione aperta, riassumibili in due macro categorie:

Per saperne di più sul tema dell’Open Innovation, ecco per te qui di seguito un interessantissimo estratto dello speech di Federico Frattini al TEDxBrianza 2020:

Know-where, il fattore chiave dell’Open Innovation

Se hai seguito con attenzione il video appena proposto, sicuramente ti sarà rimasta impressa una parola più di qualunque altra: il know-where.

Che cos’è il know-where? È la capacità delle aziende di interconnettersi attivamente con l’ambiente esterno e trovare nuove idee, progetti, opportunità e soluzioni con potenziale di crescita, in modo efficace ed efficiente. Come? Esplorando mercati, collaborando con startup e PMI, investendo sulla formazione di talenti presso Università e scuole, interagendo con gli stakeholder.

Esso rappresenta la naturale evoluzione del ben più noto know-how, dal quale si differenzia notevolmente in termini di cultura aziendale. Quest’ultimo, infatti, ricalca a pieno quella visione chiusa dell’innovazione e dello sviluppo concentrati unicamente all’interno dell’azienda. 

Invece, il know-where è il fattore chiave dell’Open Innovation e può diventare la formula vincente per il mercato italiano, ricco di giovani e piccole realtà che attendono il momento opportuno per compiere il grande salto e concretizzare il loro impegno nell’innovazione.