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“Ci si muove in un clima di assoluto spaesamento. Non abbiamo più il paesaggio in cui abitare la nostra vita quotidiana con una certa quiete. Abbiamo perduto la normalità del nostro vivere.
Questo spaesamento finisce per invocare in qualche maniera una forte richiesta di decisionismo.
… Può essere una buona occasione per cominciare a riflettere sulla propria vita… Perché vivere a propria insaputa è la cosa peggiore che possa accadere nella propria esistenza.” (Umberto Galimberti).
Questo nostro nono incontro di riflessione e coaching, cara Gaia, ho pensato di iniziarlo con l’estratto, a cura di Walter Veltroni, che mi hai consigliato e che abbiamo letto insieme. Ci siamo molto soffermate sul rischio di “vivere la vita a propria insaputa”, come la criticità forse più grande in questa pandemia/tempesta che sta mettendo in discussione l’umanità.
Ho sostenuto recentemente che i “piani B” siano fondamentali, ma con te ho riscoperto il valore della creazione di nuove routine e abitudini, come della profondità, delle cose semplici in contrasto con la “fuffa” che fa scena. Bisogna perseguire la sostenibilità nel lavoro e per le persone, uscire da questa logica in cui si vive tanto esaurimento diffuso.
A. Le abitudini sono fondamentali perché ci rassicurano, proteggono la nostra energia, ma noi non le aggiorniamo in base alle nuove richieste che arrivano dal contesto nel quale viviamo; se viviamo in base ad abitudini antiche la nostra energia si disperde, noi abbiamo invece estremo bisogno di concentrarla.
Le abitudini ci richiamano poi alla necessità della disciplina nelle nostre vite, senza disciplina non c’è nulla, ma abbiamo bisogno di abitudini sane: mangiare bene e senza eccessi, dormire quanto basta, equilibrare corpo, mente e cuore, nutrire le impressioni di ogni giorno.
Non c’è vita senza equilibrio, non c’è vita senza ritmo: sonno-veglia, lavoro-riposo, eccitazione e rilassamento, ecc.. Quando perdiamo la coscienza dei ritmi siamo perduti, sequestrati dall’automatismo, dalla reattività alle richieste di un mondo esterno che non corrisponde più alle nostre necessità mutate.
A. Prima di tutto suggerisco di ascoltarsi, il nostro corpo contiene la saggezza di milioni di anni, noi sappiamo cosa ci fa bene e che cosa ci danneggia, per istinto, per natura; ma oggi viviamo troppo nella mente, e la mente ci inganna per darci l’illusione di controllare ciò su cui non abbiamo alcun potere.
Suggerisco di passare in rassegna le principali abitudini della nostra giornata e di chiederci a valle di ogni attività svolta se ci sentiamo ricaricati o svuotati, quello è un segnale importante per iniziare a creare un’agenda della propria vita che generi valore.
Se “scoppiamo” non facciamo più nulla, ecco ancora una volta l’importanza di quel concetto che abbiamo condiviso in uno dei nostri ultimi pezzi: “Affrettarci lentamente”.
A. In primo luogo occorre fare silenzio dentro di sé, quando l’acqua è torbida noi non vediamo nulla e noi siamo composti in gran parte di acqua, se continuiamo ad agitarla non scorgeremo nulla di significativo. Ascoltare ed ascoltarsi è una grande responsabilità, perché l’ascolto ci chiama poi ad agire in coerenza con ciò che abbiamo ascoltato.
A. Sì stanno reagendo perché non ascoltano gli altri e se stessi, perché fuggono, perché hanno paura dell’incontro; gli occhi degli altri ci inchiodano alle nostre responsabiltà, è difficile sostenere a lungo lo sguardo; ecco che allora al posto di creare, di generare qualcosa di nuovo ci si ripiega su meccanismi reattivi quali il controllo, la protezione o la compiacenza.
A. La vita è fatta di cose semplici: cibo sano per la mente, per il cuore, per il corpo; pensieri luminosi e costruttivi, accoglienza, calore, sensibilità e cura, relazioni di qualità; non c’è altro.
Il consumo delle cose, delle esperienze a raffica è un’illusione, è come rincorrere una lepre che non raggiungerai mai, è come inseguire una chimera. La realtà è adesso.
A. Oggi mi piace salutarvi con una poesia di W.Szymborska:
Oggi più veloci del suono
Dopodomani della luce
Muteremo il suono in tartaruga
E la luce in lepre
Di antica parabola
Onorati animali,
nobile coppia in gara
da sempre.
Correvate, correvano
Per questa bassa terra,
provate a gareggiare
in alto nel cielo.
Via libera, non vi saremo
D’intralcio nella corsa:
per inseguire noi stessi
prima ci alzeremo in volo.
Buone Feste!