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NFT e frontiere del mercato collezionistico

Redazione Spremute Digitali Pubblicato: 30 Marzo 2021

Recentemente Christie’s, una delle più grandi case d’asta al mondo ha battuto una opera d’arte NFT alla modica cifra di sessantanove milioni di dollari, segnando così un solco indelebile nella storia dell’arte.

Ma non è solo di questo settore che sta venendo rivoluzionato il suo mercato, quanto più quello del collezionismo digitale in senso lato.

Se prima pensare di comprare un’opera originale di una qualche produzione specificatamente digitale, pubblicata da un fumettista, era considerato impensabile data l’altissima riproducibilità tecnica e diffusione, (e per avere garanzia di autenticità era necessaria la copia fisica), adesso l’autentificazione può, grazie ai not fungible tokens, essere attestata interamente nel digitale.

Il processo di blockchain nel mondo del fumetto e dei collezionabili

La blockchain è un registro di informazione digitalizzato e decentralizzato (Distributed ledger Technology), essendo una struttura condivisa tutti possono accedervi e vederla nella sua immutabilità. Alterare il registro dati in seno a questa considerazione sulla sua fermezza, andrebbe a compromettere l’intera blockchain, e quindi tutto il mercato perderebbe di significato. Per questo la sicurezza dell’autenticità delle transazioni sta avendo un boom in settori che non sono più solo finanziari (dai Bitcoin, esempio classico di DLT si sta passando all’acquisto di beni materiali ed immateriali). Questo attraverso i NFT, che collegano determinati beni fisico/digitali direttamente alla transizione nel registro. I Bitcoin per esempio, se presi singolarmente sono tutti diversi tra loro, ma avendo la stessa funzionalità, ovvero il valore monetario, vengono considerati interscambiabili.
Nei Token non fungibili invece, la loro biunivocità associa direttamente la transizione all’elemento da possedere,  aggiungendo un tratto particolare, quello collezionistico, alla definizione del valore del Token stesso, determinandone in sostanza l’appetibilità in seno al suo contenuto; in una chiave leggermente diversa da quella canonica. Va tenuto a mente, de facto, che chi acquista l’NFT non entra in possesso né del copyright né dell’uso esclusivo, che rimane visibile a tutti, ma detiene soltanto l’attestato di proprietà della stessa nella sua collezione. Si acquista l’idea di possesso.

Immaginare la capacità di creare valore da elementi pubblici, autenticandoli come proprietari, in ambito di carte collezionabili, fumetti e volumi virtuali, edizioni particolari in librerie digitali certificate e ogni genere di personaggio generato digitalmente, è solo il primo passo per riprendersi un mercato depredato dalle condivisioni non autorizzate.

La speranza è quella di riuscire a dare un nuovo business e un nuovo mercato ai creators, per far fronte all’estrema dissoluzione dei vincoli che finora ha regolato il web, non limitando le persone, ma creando valore da una proprietà che è visibile a tutti.
Sarà davvero una nuova frontiera creare un business della condivisione invece di uno orientato all’esclusiva?