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May the 4th be with you – Jedi e altre storie dalla galassia lontana lontana

Redazione Spremute Digitali Pubblicato: 4 Maggio 2021

Finalmente è arrivato, come ogni anno.

Il giorno della forza, quello che tutti i fan aspettano per poter celebrare l’amore nei confronti dell’universo narrativo creato da George Lucas. È nato per il gioco di parole in corrispondenza della data, ma la prima attribuzione non è propriamente dovuta ai fan della saga, il 4 maggio 1979 Margaret Thatcher divenne la prima donna ad essere eletta Primo ministro del Regno Unito ed il suo partito decise di pubblicare un augurio che recitava: “May the Fourth Be with You, Maggie. Congratulations.”

Questo non toglie che fu poi adottato, anni dopo, sulla larghissima scala dei fan della serie, a livello globale.

Nel 2011 infine, si tenne a Toronto, la prima celebrazione organizzata di tale giornata. Arricchita di eventi, gare cosplay, performance dal vivo e via dicendo.

Universo e Cultura nella concezione dello Storytelling

Lo so, speravi in un articolo light con quelle poche informazioni su un elemento di folklore contemporaneo. Era una trappola (…scappa), sei stato attirato qui con l’inganno.

Parliamo di Star Wars Day non perché sia effettivamente una data importante di per sé (tant’è che ce ne sono due, il 25 maggio è il giorno della prima proiezione dell’episodio 4 del 1977 e anch’esso SWD), ma perché non è stato qualcosa di venuto dall’alto. Lo Star Wars Day nasce dai fan e solo in seguito è stato legittimato dall’istituzione (che è la casa produttrice).

La giornata è importante perché è il prodotto di uno storytelling che nasce dal concetto di Universe Building, ed è fondamentale conoscerlo per chiunque sia interessato alla comunicazione creativa.

Quello che è stato fatto con Star Wars, ma che prima ancora accadde in molti classici della letteratura, moderna e non, è stato creare si, una storia ben strutturata (e di per se non sarebbe nulla di nuovo, si fa da circa 3000 anni) ma di curare anche maniacalmente l’universo in cui la storia si espande e sviluppa.

Lo fece Tolkien con il Silmarillion, ed è un esempio letterario, ma lo ha fatto anche e soprattutto George Lucas nel cinema: Tolkien prima di narrare le vicende più note del Signore degli Anelli, la storia, ne costruisce la cosmogonia. Crea delle leggi su cui l’universo narrativo si possa sviluppare, dagli elementi regolatori fino alle tribù e le varie razze.

Viceversa Lucas costruisce il suo fittissimo sistema nel corso delle varie proiezioni degli episodi del brand andando a implementare sempre più nozioni su: economie, culture e credenze da cui si sviluppa il mondo delle Guerre Stellari e l’ordine dei Jedi.

Di questi va poi a raccontare prima la morale, poi l’istituzione (l’ordine) ed i rapporti con gli altri elementi di spicco delle società aliene, ma anche la mistica, la poetica e infine la componente “scientifica” della Forza.

Solo attraverso questa coerenza, poi, rende possibile l’immaginario che si è tradotto in seguito nell’universo espanso.

Questi è il melting pot di contributi nati dalla community, dai prodotti non legati alla serie principale, da tutti gli elementi crossmediali poi raccolti nel merchandise del franchise, fino ad arrivare a quelle che sono le spontanee iniziative degli amanti della saga, che vengono implementate in una narrazione coerente, e valorizzate con forza e cuore dal lato istituzionale, che è, da decenni, il punto di forza del brand nell’iconografia contemporanea.

L’engagement parte da una comunità che si sente immersa nell’universo e di cui anch’essa può fantasticare le storie.

Si sono dimostrate non sviluppo, ma anche pervasione.

Tutti siamo ribellione o impero, e ci immergiamo nel sentimento che da essi deriva.

Sviluppiamo ipotesi e conclusioni ma ne traiamo anche insegnamenti morali e decisioni.

Prendiamo dalla saga e traduciamo nel nostro mondo un ideale, una scelta, una attitudine.

Per una saga, per un prodotto cinematografico, ma in ultima analisi, per un brand, l’irrompere degli elementi di finzione nella narrativa di ogni vita quotidiana è l’ultimo, se non il migliore passo verso la creazione di una propria subcultura (e di valore).

Quindi: che la forza sia con te.

E anche lo storytelling.