Corporate Innovation

Il management è troppo importante per lasciarlo ai manager

Andrea Solimene Pubblicato: 30 Luglio 2018

management
“Management is too important to leave to the managers” J. Appelo

Sin dal primo momento che ho sentito questa citazione (merito dell’amico e professionista Giovanni Battista Pozza con cui condivido diversi progetti legati all’innovazione del modo di lavorare) non ho fatto altro che pensare alla profondità del messaggio, tanto vero quanto spaventoso. Non c’è niente da aggiungere: è la pura verità. Lo credi anche tu?
I miei studi e la mia passione verso le dinamiche organizzative nascono ai tempi dell’Università quando il mio docente di Strategia d’Impresa – decisamente fuori dagli schemi – ci invitò a consultare come libro di testo “The Future of Management” di Gary Hamel, abbandonando tomi pallosi e ripetitivi che raccontavano in tutte le salse le 50 mila forze di Michael Porter. Con tutto il rispetto per Porter, diciamo che aveva rotto, al tempo…
Di recente mi sono soffermato a pensare a quanto sia divenuta necessaria una vera e propria rifondazione dei modelli organizzativi, divenuti oramai inadatti ai contesti attuali, specialmente con l’imporsi del paradigma dello Smart Working.

Il cambiamento è solo questione del management?

Tra le diverse letture che mi hanno accompagnato nei miei continui viaggi, voglio suggerirtene due. Il primo è “Employees First, Customers Second: Turning Conventional Management Upside Down” di Vineet Nayar, business executive indiano che racconta i suoi intensissimi anni ricchi di cambiamento e innovazione da ex CEO in HCL Technologies, multinazionale indiana specializzata in next generation technology.
Nayar, convocato dal Presidente della HCL per risollevare le sorti di un’azienda in buono stato, ma che doveva esser rinvigorita per far fronte alla concorrenza, avviò un percorso di cambiamento che lo vide coinvolto in prima linea per 6 anni. Qui alcuni dei concetti chiave che devono esser di ispirazione per avviare un cambiamento in azienda.

Ribaltare la piramide.  Chi l’ha detto che i problemi dell’organizzazione sono solo del management? In HCL Technologies Nayar ha “lottato” affinché si instaurasse un senso di responsabilità diffuso tra le persone in cui i manager sono a supporto dei lavoratori. La responsabilità del cambiamento si sposta dall’ufficio del CEO alle persone dell’azienda.

Trasparenza e fiducia. Sradicare il concetto di controllo attraverso la comunicazione aperta e trasparente. Ti sei mai chiesto perché in Olanda le finestre sono così grandi e spesso senza tende? Starai pensando a una oggettiva esigenza da parte degli olandesi ad avere quanta più luce naturale possibile visto che i giorni di sole si contano sulle dite. Sbagliato! La risposta la trovi nel libro, non voglio rovinarti il piacere del racconto.

Socializzazione dell’informazione.  Siamo nella società dell’informazione e non possiamo non condividerla. Creazione di community per dialogare e comunicazione aperta (vedi sopra) le azioni fortemente volute da Nayar per “rinnovare” la cultura del management e favorire una più immediata e facile condivisione della conoscenza tra le persone.

Presenza costante e resilienza. Altra lezione importante tratta dall’esperienza di Nayar: il confronto continuo. Avviare il cambiamento significa prenderne parte, sfidando le complesse resistenze, prendendo decisioni non sempre comprese e a volte impopolari e trovando l’illuminazione nei momenti più bui e difficili. Nayar è stato criticato molto per le scelte attuate ma alla fine ha prevalso facendo leva su coloro che credevano nel rilancio dell’azienda. “In un’organizzazione ci sono sempre due tipologie di lavoratori. Per alcuni il lavoro è soltanto lavoro, per altri è molto di più”.

Con oltre 100 mila copie vendute, reputo “Employee First. Customers Second” uno dei libri più interessanti che ho letto negli ultimi anni. Coinvolgente e ricco di spunti pratici, Nayar racconta la sua esperienza ripercorrendo le sue innumerevoli “battaglie sul campo” contro le resistenze al cambiamento. Se sei un manager illuminato, non puoi non averlo nella tua bacheca.

Ritorno alle origini del management

La lettura del libro di Nayar mi ha spinto a riflettere sulle origini del management. Come mai ci siamo ridotti a non avere manager, ma semplici burattini attenti a controllare il proprio status quo e orticello, piuttosto che progredire e far progredire l’organizzazione per cui lavorano? Non potevo far altro che riferimento a Peter Drucker, economista e padre fondatore del management, e a una delle sue principali opere: “The Essential Drucker”. Questo è il secondo libro che suggerisco.
Questo masterpiece che raccoglie il meglio di oltre 60 anni di studi di Peter Drucker è una sorta di Bibbia. Concetti tanto semplici quanto abbandonati. Sembra quasi di rovistare tra gli scatoloni in cantina o nell’armadio della camera della nostra infanzia e sussurrare “Oddio era così!”.
Le oltre 300 pagine di questo manuale scorrono in maniera lineare e fanno riflettere su una questione chiave mai realmente compresa: management ed entrepreneurship. Il libro è utile per riscoprire il bello e l’essenza del management inteso anche come funzione sociale e arte liberale. Arte perché è legata ad applicazioni e pratiche. Liberale perché ha a che fare con conoscenza, saggezza, leadership.
Riscoprire le basi del management, l’importanza della mission, dei risultati, delle tempistiche, dell’efficacia aziendale aiuta ad avere la giusta prospettiva quando si ha a che fare con il cambiamento. Leggendo Drucker, sembra quasi che l’attuale approccio manageriale abbia perso il contatto con le fondamenta di un’organizzazione. Anche questo manuale merita un posto nella tua bacheca.
Ridiamo la giusta importanza al management e lasciamolo alle persone che hanno cura delle persone, non ai manager. Se vuoi organizzare un workshop o un incontro per discutere assieme su questa visione, contattami pure a [email protected]