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Non accade nulla nel mondo senza leadership e senza relazione

Valentina Marini Pubblicato: 25 Giugno 2020

leadership

Eccoci alla nostra terza puntata con questo esperimento innovativo di Coaching collettivo. Dal confronto “one to one”, alla condivisione degli input per favorire l’Auto-Coaching: così siamo partite con Gaia Corazza e così abbiamo proposto un secondo momento più dedicato all’emersione della consapevolezza attraverso la metafora. Questa volta abbiamo pensato di approfondire un tema molto caro ad entrambe: educare alla relazione e coltivare la leadership. Ciò avendo come punto fermo iniziale un’idea: “non accade nulla nel mondo senza leadership e senza relazione”.

Indice
Coltivare la leadership ed educare alla relazione

Coltivare la leadership ed educare alla relazione

Q. Partiamo quindi con una delle più grandi domande da manuale: Gaia, cos’è la leadership e qual è la sua connessione con la responsabilità?

Gaia Corazza

Gaia Corazza


A. Cara Valentina, mi poni una domanda davvero complessa alla quale tenterò di rispondere in modo semplice.
La leadership consiste nella capacità di indicare uno scopo alle persone; si tratta di un sapiente mix di visione, la meta a cui tendere, di regole da rispettare per realizzarla, i valori guida e di chi vogliamo essere in questo viaggio, la nostra identità.
Essere leader significa assumersi la responsabilità di indicare obiettivi che eserciteranno forti spinte motivazionali su chi deciderà di orientare il proprio agire in base a questa stella cometa.
L’etimologia della parola responsabilità ci rinvia al ruolo di garante, all’azione; in questa angolazione di lettura ecco che il leader diventa il nume tutelare dello scopo finale.

Q. Mi hai parlato di leadership come movimento contro-inerziale, cioè ciò che spinge contro l’inerzia facendo accadere le cose. Ti va di spiegarci meglio il concetto e di tradurci in comportamenti osservabili ciò che sostieni?

A. Ormai la scienza ci ha abituati all’idea che i sistemi tendono inesorabilmente verso una condizione di disordine crescente, l’entropia.
Per imprimere una direzione costruttiva ad un sistema occorre andare un po’ controcorrente come fanno i salmoni che risalgono il fiume per deporre le uova, occorre promuovere “neghentropia” nel sistema. Ecco che il “purpose” (lo scopo) funge da attrattore, promuove la concentrazione degli sforzi verso la meta ed il leader ne è il garante.
In merito poi ai comportamenti quotidiani del leader e del suo team voglio invece sottoporre alla tua attenzione una famosa frase di Nietzsche

Se hai un perché puoi trovare un come

che ci ricorda che quando la stella cometa è luminosa, la strada da percorrere si trova, procedendo per tentativi ed errori, con tenacia e perseveranza, apportando alla traiettoria quotidiana gli aggiustamenti necessari, facendo tesoro degli errori e dei conseguenti apprendimenti.

Q. La leadership è più mossa dalla testa o dal cuore? Leadership, cuore e pancia. Se dovessi disegnarli nella loro relazione come lo faresti?

A. Mi piace risponderti esordendo con un passaggio di Carlos Castaneda:

Un guerriero deve considerare ogni strada con attenzione e determinazione e c’è una domanda che non può fare a meno di porsi: questa strada ha un cuore?
Le strade sono tutte uguali: non portano da nessuna parte. Ciò nonostante, una strada senza un cuore non è mai gradevole. D’altro canto, una strada con un cuore è facile… Un guerriero non deve sforzarsi per trovarla gradevole, essa rende il viaggio felice e finché un uomo la segue, è una cosa sola con essa.

In questa frase trovo condensati molti concetti collegati alla leadership: la fatica quotidiana del leader e delle persone che lo accompagnano, l’impegno, la determinazione, ma anche la leggerezza ed il coraggio che solo una strada con il cuore può regalare.
La pancia poi, cioè l’intuito e le sensazioni orientano il leader soprattutto quando bisogna prendere decisioni difficili in sinergia con la parte razionale che sostiene nella valutazione dei rischi e delle probabili conseguenze delle nostre azioni.


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Q. Non può mancare la più classica delle domande a proposito: leader si nasce o si diventa? La leadership è una propensione naturale. Il leader si vede tra la massa: dalla sua osservazione del contesto, dalle sue interazioni, dal suo tono di voce, dai volti di chi lo circonda, dal suo silenzio. Tu però hai messo nuova carne sul fuoco, cambiando le mie certezze perché mi hai parlato di leadership come seme da coltivare. Cosa intendi?

A. Sai, Valentina, il tema della leadership come dono di nascita o come abilità da coltivare è molto dibattuto.
L’ormai celeberrimo Teorema di Cambridge ci ricorda che i risultati che una persona raggiunge sono determinati per un 1% dal genio, per un 29% dal contesto e per un 70% dalla fatica, ma questo Teorema non restituisce risposte chiare e incontrovertibili sulla leadership.
La mia opinione è che ognuno di noi arrivi al mondo con dei talenti da mettere a frutto, con una vocazione, ma il tema vero è saperli vedere e riconoscere e coltivarli; per fare questo occorre un lavoro su di sé, un contesto favorevole, buoni mentori e tanto impegno. Quindi è molto probabile che rispettando queste condizioni ognuno di noi possa esprimere una propria leadership in alcuni ambiti della vita ed in grande allineamento con il proprio “purpose“.

Q. Siamo arrivate così alla vocazione e mi hai aperto un mondo con il concetto di “DAIMON”, come espresso da James Hillman e che ora ho fatto mio. Mi hai spiegato che in me era già nascosto il mio daimon di educazione come mission personale, il tirar fuori dalle persone il meglio e che oggi è ciò che alimenta la passione e forse quel che determina la mia leadership negli occhi degli altri. Così la nuova grande domanda di Auto-Coaching si focalizza oggi sul: qual era il tuo daimon, la tua vocazione da piccolo? Nel rumore del mondo abbiamo tempo di ascoltarla o il rumore è troppo forte per ascoltarla? Come vuoi integrare questa importante riflessione?

A. Cara Valentina, il mondo fa rumore ed ascoltare la voce del cuore richiede pazienza, buoni accompagnatori nel viaggio della vita ed un percorso per tentativi ed errori.
Per alcuni questa voce è flebile, per altri più tonante, ma come tu suggerisci il rumore di fondo può impedire anche ad una voce tonante di venire udita. Il “Daimon” abita dentro di noi e ci restituisce la forza della chiamata, della vocazione appunto, ma come abbiamo condiviso, tutto questo non basta.
Ascolto, assunzione di responsabilità, buoni maestri, contesto favorevole, impegno quotidiano permetteranno alla pietanza della leadership di avere il miglior sapore possibile.

Q. Daimon, scelta e coraggio come elementi che determinano la leadership di noi stessi in un processo imprenditoriale di guida alla realizzazione personale nella nostra versione migliore, a cui tutti possiamo ambire. A questo siamo giunte: perché?

A. Sì, possiamo ambire a questo, ma come ti dicevo prima servono degli ingredienti fondamentali e soprattutto serve il calore per cucinare la pietanza della leadership; occorre il cuore che palpita e scalda.
In effetti nella realizzazione del nostro destino, la scelta gioca un ruolo importante ed un ruolo altrettanto fondamentale lo svolgono i nostri accompagnatori nel viaggio della vita: i maestri, i mentori che ci aiutano ad avere più fiducia in noi di quanta noi stessi ne abbiamo, e che spesso riescono a scorgere il “daimon”, la potenzialità in trasparenza, prima ancora che riesca a manifestarsi.
Grazie Gaia per questo terzo incontro che oggi chiudiamo con un estratto del nostro ispiratore della chiamata:

Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è unico e tipico nostro.
Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di essere venuti vuoti. È il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro destino. – J. Hillman, Il codice dell’anima


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