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Trend Futuri del passato – L’umanità che fu sconfitta dalle macchine

Redazione Spremute Digitali Pubblicato: 11 Maggio 2021

Kasparov Deep Blue

Non siamo in Terminator, però accadeva l’11 maggio 1997, il gran maestro di scacchi Garry Kasparov abbandona dopo solo 19 mosse l’ultima partita della serie contro Deep Blue, il computer sviluppato dall’IBM.

Kasparov perse 2 partite a 1 dopo tre pareggi, la prima la vinse, utilizzando un gioco imprevedibile, ma approcciando più cautamente le successive le perse.

L’ultima delle partite durò solo un’ora, non sembrava aver perso ma Kasparov rinunciò comunque, spezzato.

Per l’informatica fu un giorno memorabile, i ricercatori erano riusciti a trovare un algoritmo per quantificare il valore delle mosse scacchistiche e permettere al robot di continuare a migliorarsi: imparando e contemporaneamente sfruttando una schiacciantemente superiore potenza computazionale.

Per l’uomo fu una sconfitta totale, tant’è che le successive macchine per gli scacchi dovettero essere allenate con degli “sparring partner” altrettanto artificiali.

Non c’è ancora, però, troppo di cui preoccuparsi, gli scacchi, come poi successivamente è stato il go, sono giochi complessissimi per un essere umano, ma computazionalmente semplici, l’informazione che gestiscono è completa, non ci sono variabili nascoste o probabilistiche, tutto è nel puro reame del razionale e del programmabile e le scelte, per quanto azzardate possono essere previste.

In altri campi la stessa calcolabilità ancora non è presente, o possibile, non si può, per esempio costruire una IA che giochi tanto efficientemente a poker quanto a scacchi, per il fattore probabilistico e la scarsità di informazioni che questi si ritrova ad avere, tantomeno a un TGC, queste, potrebbero essere le vere sfide del futuro.

Un futuro dove le IA siano davvero uno strumento per migliorare la vita di tutti.