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È il momento di investire nella formazione: dai gettonati webinar al caso Sirti

Valentina Marini Pubblicato: 17 Aprile 2020

investire nella formazione

Se dovessimo pensare alla parola più gettonata della quarantena nel lavoro, il primato va senza dubbio a “Webinar”. Scherzando, e neanche troppo, con la collega Annalisa Galardi abbiamo rivisto la celebre frase con il nuovo mood: “La vita è quello che ti accade mentre sei tra i Webinar“.
Che ci sia una grande offerta, a tutte le ore, è evidente: dirette su Facebook o Instagram, eventi su Zoom o su Cisco Webex. I contenuti sono i più vari, anche se a farla da padrone è lo Smart Working (o il presunto tale!).
Questi webinar possono sembrare troppi perché in effetti tutti, come prima reazione, si sono buttati sul ripensamento degli eventi e della formazione in questa modalità a distanza. In realtà, questo è uno degli aspetti positivi dello scenario: stiamo tornando a studiare, ad investire su di noi e sulla nostra formazione; ci lasciamo ispirare e fortunatamente abbiamo tempo per farlo e tanta offerta disponibile.
Seguendoli, quello che appare evidente è che non servono tanto trucchi speciali in questi webinar, quanto garantire contenuti di spessore e ospiti che bucano lo schermo (e, ahimè, dietro uno schermo non sono tutti portati a comunicare efficacemente). Penso a come mi hanno tenuta incollata su Facebook Marco Montemagno e Pierfrancesco Favino, dai quali ho portato via alcuni apprendimenti come:

Ho in mente le interviste che su Instagram Andrea Pontremoli sta facendo ad ospiti come Brunello Cucinelli, Guido Barilla o Alex Zanardi. Qui ad esempio ho annotato alcune frasi:

Conosco molto bene il valore del format Smart Working Cafe di ELIS, che aiuta a ragionare su tanti temi professionali rilevanti ora (uno di questi, ad esempio, ha avuto ospiti Pino Mercuri e Silvia Zanella e l’ho raccontato in un articolo – Lo Smart Working spiegato ai nostri figli: perché è fondamentale), come quello degli appuntamenti digitali per esplorare lo Smart Working approfondendo vari aspetti con esperti che sposano la visione di Seedble.
investire in formazione
Molte aziende stanno offrendo alle loro persone questi webinar. Si stanno attrezzando per garantire alle persone una formazione di livello, nonostante le difficoltà.
Tra le diverse iniziative mi ha colpito in particolare un’azienda, Sirti, non tanto per la proposta, ma per l’ingaggio delle persone che ho trovato online. Così racconto un caso che ci fa riflettere, comprendendo come le aziende non abbiano confini e come la conosciamo meglio attraverso le persone.


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Investire nella formazione: il caso Sirti

L’azienda su LinkedIn pubblica il seguente post:
“Sirti ha deciso di ri-progettare percorsi formativi e sviluppare nuove iniziative con l’obiettivo di supportare le proprie persone nell’affrontare al meglio questa particolare fase di transizione.
La collana “#LoSpaziodelLeader” è l’hub di iniziative che comprende #video ispirazionali, #articoli dedicati, #coaching e #webinar, strumenti messi in campo per sviluppare conoscenze e capacità, così come per rafforzare cultura e managerialità alla luce dei nuovi temi emersi. Perché siamo convinti che siano i nostri comportamenti a fare la #differenza.”
Stiamo parlando, quindi, di uno dei tanti post sulle iniziative HR che si stanno attivando in questa fase. Qui quello che colpisce è che un “free opinionist” esterno la critica e sono più di 40 manager dell’azienda a commentare e rispondere, per dare la loro testimonianza del valore dell’iniziativa. Alcune delle risposte:

Apprezzo sempre questi momenti di condivisione e riflessione, non solo perché di stimolo e arricchimento sia personale che professionale ma anche perché contribuiscono in modo fondamentale alle creazione ed al mantenimento della cultura aziendale stessa.
Azienda intesa come “comunità” di persone che vivono insieme e insieme realizzano grandi cose! Oggi, in un momento in cui le contingenze ci obbligano a lavorare distanti, l’azienda si avvicina e ci avvicina, continuando la formazione dei suoi leader e preparandoci ad affrontare le sfide che verranno.

Ottima iniziativa, per prendere coscienza ancor di più del momento che stiamo attraversando sia come persone sia come dipendenti, e di come, nella funzione di manager, possiamo contribuire a restare uniti, a fare la differenza, a cercare di evitare che si naufraghi nella solitudine della propria abitazione.

Sicuramente la quarantena ci ha costretto a fare i conti con la solitudine, la distanza e con nuove forme di lavoro e di comunicazione. 
Proprio nella mezzo di questa “solitudine” forzata un’iniziativa come questa ci rende un po’ meno soli. Un percorso da seguire, consigli di cui far tesoro, prospettive da indagare… Quello che ci troveremo ad essere alla fine di questa quarantena, potremmo sceglierlo anche grazie al nostro gruppo HR, che non ha smesso di credere in noi e nella nostra formazione.
In un momento in cui il tempo sembra dilatarsi, in cui i giorni sembrano tutti uguali, abbiamo (più) tempo per dedicarci alla nostra crescita. Come tutto si trasforma intorno a noi, possiamo essere NOI gli artefici del nostro cambiamento.

Oggi più che mai, il saper comunicare nel modo corretto ed adottare i giusti comportamenti, sono elementi importanti nell’ambito lavorativo, così come nell’ambito della vita privata. Vedere oggi investire in questo, nonostante la difficile situazione, è segno di grande professionalità.

Questo caso ci fa riflettere su due aspetti in particolare: da una parte l’importanza di investire nella formazione finalizzata a sviluppare nuove competenze in un tempo diverso (a tratti maggiore rispetto al normale) – quindi occuparsi del necessario upskilling e reskilling alla luce dello scenario radicalmente cambiatoe al contempo come forma di “vicinanza” alle nostre persone. Dall’altra, la chiara dimostrazione che l’attività di Employer Branding passa inevitabilmente attraverso ogni persona dell’Azienda.
Soffermandomi su questo ultimo aspetto, attraverso questo post e le reazioni che leggiamo, capiamo che:

Tali evoluzioni richiedono un salto culturale dei dipendenti di un’azienda a tutti i livelli. Diventa quindi fondamentale per le organizzazioni la governance della comunicazione verso l’esterno.
Conoscendo e stimando da diverso tempo Clemente Perrone – Chief HR & Organization Officer di Sirti – ho pensato di lasciare a lui le conclusioni di questo articolo, arricchendolo con una sua riflessione sia sul tema formazione in questo scenario, sia sul loro caso da me raccontato.

La formazione è l’elemento che consente alle persone di fare quel salto culturale di cui le aziende hanno bisogno

Clemente Perrone

Clemente Perrone


Mentre cerchiamo, al meglio delle nostre possibilità, di trasformare i nostri modelli organizzativi alle mutate condizioni dettate dall’emergenza, ci rendiamo conto che questa situazione ci sta cambiando anche come professionisti. 
Allargando lo sguardo anche ad altre aziende, mi rendo conto di quanto capacità di analisi, ascolto, empatia e gestione del rischio permeino il nostro agire manageriale quotidiano senza soluzione di continuità.
Stiamo abbandonando equilibrismi propri del “vivere a corte”, interpretiamo i nostri mandati in modo più energico e consapevole, ci occupiamo delle persone come mai abbiamo pensato utile e necessario fare. 
Ci scopriamo indulgenti verso gli errori, ma estremamente determinati nel mitigare gli impatti della struttura di costo così come nel perseguire tutte le opportunità di business atte ad assicurare continuità aziendale.
Abbiamo accantonato, per il momento, i modelli di leadership che hanno guidato il nostro agito come mantra e ancora non abbiamo completamente abbracciato quelli che – come funghi – stanno sorgendo sulle ceneri ancora calde di questa crisi senza precedenti.
In tale contesto anche gli stimoli educativi, o anche semplicemente le suggestioni “ispirazionali”, devono intendersi ripensate in modo radicale. Adattare contenuti, rivedere linguaggi e metafore, attualizzare i messaggi e fornire strumenti per supportare manager chiamati, spesso per la prima volta, a fornire risposte ai propri collaboratori in contesti emotivamente instabili.
Formazione in questo caso è forse solo la derivata seconda di un percorso più ampio, che vede al centro del confronto azienda-lavoratore l’ascolto attivo, la chiarezza del contenuto e la necessaria “sartorialità” nella predisposizione dei contributi educativi utili a leggere questa complessità senza precedenti.
Molte aziende ci stanno provando, agendo al tempo stesso un ruolo illuminato da civil servant verso gli ecosistemi di riferimento, una riscoperta che dovremo custodire e sviluppare adeguatamente anche nella delicata fase della ripartenza.

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