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Interfaccia cervello-computer, le nuove frontiere del dialogo tra uomo e macchina

Redazione Spremute Digitali Pubblicato: 15 Luglio 2021

interfaccia cervello-computer

Facebook sta investendo sempre di più nella tecnologia di input neurale per AR e VR; nel futuro dell’azienda sembra esserci la ricerca sulle interfacce cervello-computer. 

L’ultima fase di uno studio chiamato Project Steno, traduce in parole su uno schermo i tentativi di conversazione di un paziente paralizzato con difficoltà nel linguaggio.

L’idea degli scienziati è quella di tradurre in parole “scritte” tutte le attività del cervello che riguardano il linguaggio. Ovviamente chi ha problemi di salute che comportano la paralisi potrebbe avere difficoltà nel comunicare; per questo il progetto nasce per creare un’interfaccia che possa dare vita al linguaggio passando direttamente dal cervello umano al computer.

Le interfacce cervello-computer (BCI) sono state alla base di una serie di recenti scoperte promettenti. Tra queste ricordiamo la ricerca della Stanford University che potrebbe trasformare la scrittura a mano immaginata in testo proiettato. Project Steno agisce in modo diverso, diventando quasi un traduttore.

Come funziona l’interfaccia cervello-computer?

L’esperimento Parte con un “cerotto di elettrodi” impiantato nell’area del cervello associata al controllo del tratto vocale; vengono poi proiettate delle domande su schermo e intanto i processi di apprendimento automatico affinano la “dialettica” e imparano a tradurre in risposte i pensieri del paziente.

Ovviamente il lavoro è ancora a una fase di test e c’è ancora molto da fare; anche perché si cerca anzitutto di affinare i modelli di apprendimento automatico per dare risposte il più possibile esaustive.

Gli scienziati chiariscono che lo studio non è una lettura nel pensiero: si basa sul rilevamento dell’attività cerebrale che si verifica specificamente quando si tenta di impegnarsi in un determinato comportamento, come parlare. 

Sembra inoltre che questo nuovo esperimenti non abbia intenzione di usare le interfacce neurali invasive, tipo quella di Neuralink di Elon Musk; per questo gli scienziati sono a lavoro per cercare di sviluppare tecnologie wireless o situazioni che non comportino elettrodi impiantati direttamente nel cervello. 

Da questi esperimenti, oltre agli utilizzi in campo medico, possono nascere anche le tecnologie VR/AR del futuro. Nei progetti delle aziende ci sono caschi e cuffie di ricerca indossati per garantire agli utenti un nuovo utilizzo di internet, ad esempio, e nuovi strumenti di ricerca e traduzione degli impulsi del cervello.

Come già detto parliamo di studi ancora a livello embrionale, ma che potrebbero diventare più concreti nel giro di pochi anni cambiando per sempre il rapporto cervello-computer.