Corporate Innovation

Esiste una formula magica per l’innovazione?

Andrea Solimene Pubblicato: 25 Agosto 2017

processo di Corporate Innovation

Ovviamente no. La formula magica per innovare non esiste. Regole per avvicinarsi ad innovare si. Posso sembrar banale, ma soprattutto se sei una persona intraprendente e curiosa e innovare è il tuo mantra giornaliero, credo sia importante avere chiare alcune delle caratteristiche alla base dell’innovazione. Mi rivolgo soprattutto a chi, all’interno di un’organizzazione o di un team, ha il compito di alimentare e facilitare l’innovazione, sia essa di processo o di prodotto, e si scontra con resistenze interne causate da un approccio tradizionale o dall’assenza di professionalità.

Prendendo spunto da alcune letture e dall’esperienza personale, provo a sintetizzare e riportare quattro caratteristiche che ogni innovatore deve tener sempre sotto controllo, soprattutto nel processo di Corporate Innovation: intuizione, aggregazione, metodo, investimento incrementale. Vediamole.

Le caratteristiche nel processo di Corporate Innovation, da tenere sotto controllo

Intuizione

L’innovazione ha origine da intuizioni legate ad un problema e, il più delle volte, quando sei da solo e sovrappensiero, ossia quando ti distacchi completamente dall’ostacolo che hai individuato e ragioni a mente più libera. Ad esempio, molte idee di successo sono state partorite sotto la doccia, in quanto l’acqua aiuta ad estraniarci dall’ambiente circostante e proiettarci in un mondo di pensieri e riflessioni. A me succede spesso e credo anche a una buona parte di voi.
Martin Lindstrom, consulente di marketing noto per il libro “Small data: I piccoli indizi che svelano i grandi trend. Capire i desideri nascosti dei tuoi clienti“, ha notato come – nella sua esperienza professionale con diversi brand di successo come McDonald, Lowes e LEGO – le migliori idee sono nate da intuizioni o combinazioni di esse proprio mentre si faceva la doccia.
Ma affinché si possa parlare di innovazione di successo, è necessario che si verifichi una semplice sommatoria: idee creative + sostenibilità del business model. Pertanto, come dare una continuazione alle intuizioni che ci frullano nella testa? Consiglio le mappe mentali e la metodologia del Catalytic Questioning (qui un video), ideata da Hal Gregersen per dinamiche di gruppo, entrambe utili a inquadrare l’intuizione ed a ragionare su un problema, distaccandosi dal proprio punto di vista.

Regola n.1: Creiamo le giuste condizioni per distaccarci dal problema.

Aggregazione

Uno degli elementi cardine dell’innovazione è sicuramente la collaborazione cross-functional (trasversale), ossia la capacità di aggregare professionisti con competenze multidisciplinari e creare i presupposti per un team, che possa lavorare insieme agli altri dipartimenti.
In molte organizzazioni, team multidisciplinari sono realizzati facendo convergere professionisti nel campo della finanza, della tecnologia, del marketing e delle vendite. È un approccio giusto, ma ciò che spesso fa la differenza è un aspetto che in molti casi viene tralasciato: i team devono essere trasversali anche dal punto di vista delle personalità coinvolte.
Tom Kelley di IDEO suggerisce di avere professionisti con caratteri introversi ed estroversi, pensatori analitici e creativi, intellettuali seriosi e persone di rottura sempre pronte a proposte (professionalmente) indecenti. Il suo libro I dieci volti dell’innovazione può essere di grande ispirazione per comprendere e amalgamare le giuste professionalità.
Partendo dalle riflessioni di Kelley, Tendayi Viki, esperto in innovazione per aziende, nell’articolo Eight key personality types for innovation teams, riassume 8 differenti personalità chiave da integrare all’interno di un team per facilitare l’innovazione. Dal visionario creativo a quello sempre pronto al cazzeggio, dal pragmatico valutatore di rischi, all’analitico focalizzato sulla sostenibilità del business model, dal pratico che vuole andare subito nel concreto, al perfezionista attento alla qualità, dal motivatore a colui che agevola la collaborazione nel team.
Le 8 personalità non necessariamente devono corrispondere a 8 differenti membri del team, in quanto alcuni dei tratti caratteriali descritti possono convivere in uno o più professionisti. Ma come possiamo garantire l’esecuzione dell’innovazione generata da un’intuizione sotto la doccia?

Regola n.2: Diamo le intuizioni “in pasto” alle persone.


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Metodo

L’innovazione in qualche modo deve esser guidata e governata. Conosci il Design Thinking Process? È un metodo sviluppato da Stanford University e reso noto da IDEO che consente di aumentare la capacità delle organizzazioni di prendere decisioni efficaci, stimolando la creatività attraverso 5 fasi:
  1. Empathize (entrare in empatia con i destinatari del servizio);
  2. Define (osservare il problema e definirlo);
  3. Ideate (facilitare la generazione di idee);
  4. Prototype (dare concretezza alle idee e sperimentarle);
  5. Test (verificare la corrispondenza ai bisogni iniziali e valutare eventuali miglioramenti).

La metodologia merita molto di più che una sommaria descrizione delle fasi, pertanto, consiglio di approfondire il Design Thinking Process partendo dalla lettura di questo articolo. L’obiettivo è dare struttura (approccio) a qualcosa di destrutturato (idee). Siamo consapevoli che l’innovazione richiede tempo e respiro, come possiamo garantire la sua corretta applicazione?

Regola n.3: Troviamo un metodo per accelerare l’innovazione.

Investimenti incrementali

Sentimenti quali l’impazienza o l’ansia non si sposano con l’innovazione. Quando si avvia un processo di innovazione le aspettative sono sempre alte e, in alcuni casi, la visione a lungo termine non si integra con le esigenze di business. In altri casi – soprattutto in passato – gli innovatori hanno lavorato in silos e con strumenti inappropriati (come può un business plan essere di supporto?).
Nei contesti attuali, in cui i processi di innovazione sono aperti, dinamici e collaborativi, è necessario garantire un continuo e incrementale sviluppo dell’innovazione. Un consiglio è procedere con piccoli investimenti per garantire il sostegno all’innovazione e lasciare il team concentrato ad andare in giro, a comprendere i bisogni dei consumatori e a ricercare il corretto posizionamento del prodotto/servizio sul mercato. Solo dopo la validazione del prodotto da parte del mercato, allora si può procedere ad investimenti più importanti per assicurare la scalabilità dell’innovazione.

Regola n.4: Non “strozziamo” l’innovazione.

Un esercizio per riflettere sul tuo approccio all’innovazione

Ora ti invito a fare un esercizio. Pensa all’ultima occasione in cui hai avviato e gestito un processo di innovazione all’interno del tuo team e prova a rispondere a queste domande. Ti aiuteranno a riflettere sul tuo approccio all’innovazione.

  1. Quando e dove hai avuto l’intuizione che ti ha spinto ad avviare l’innovazione? Cosa hai fatto per concretizzarla?
  2. Hai considerato un approccio collaborativo e coinvolto nel team diverse personalità?
  3. Hai seguito prassi o un metodo particolare per facilitare l’innovazione?
  4. Hai assegnato un budget al processo d’innovazione? E come è stato distribuito?