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Flessicurezza: una competenza sulla quale riflettere

Marianna Antenucci Pubblicato: 23 Ottobre 2020

flessicurezza

Mondo dell’istruzione e mondo del lavoro comunicano. Lo fanno attraverso diverse forme di esperienza che possono andare dall’orientamento – passare per uno stage fino ad arrivare all’alternanza scuola lavoro… Ma perché lo fanno o perché dovrebbero farlo? E ad oggi sono necessari nuovi punti di partenza per rivalutare questo rapporto?
Ho guardato la cosa da una prospettiva “storica” per aiutarmi a comprendere il profondo valore di questo rapporto e con esso a ri-leggere l’importanza da dare a determinate attività. Spero possa essere un momento di riflessione su quello che c’è e su quanto potrà essere utile ad alimentare una sinergia tra mondo del lavoro e quello dell’istruzione.

La flessibilità come competenza e opportunità

Un buon osservatorio per guardare queste dinamiche – e pertanto punto di partenza sul quale riflettere – può essere collocato nel 2000, quando a Lisbona la Comunità Europa – dandosi degli obiettivi ben precisi – riconosceva e affidava all’istruzione un ruolo centrale a sostegno dello sviluppo economico. Una fase che segna la strada per le evoluzioni successive del sistema formativo e le salda in un imprescindibile rapporto con quanto avviene al di fuori di un’aula.
È il momento in cui l’Europa concretizza come il mondo sta cambiando, e riconosce nell’istruzione/formazione permanente la chiave per crescere.
Il Memorandum di Lisbona lega la competitività allo sviluppo di competenze, le stesse vengono riconosciute strumento per adattarsi in maniera flessibile e per guardare attivamente al mondo circostante.
La flessibilità stessa diventa la competenza soft che fa da sostegno ad altri fattori quali l’occupabilità e la sicurezza. Obiettivo: mettere la persona nelle condizioni di poter attingere a un bagaglio utile per adattarsi e inserirsi in una realtà economica-sociale-lavorativo in continua trasformazione. In sintesi flessicurezza.

Perché flessicurezza

La Comunità Europea da quel momento chiede agli stati membri di recepire le raccomandazioni e impegnarsi nell’obiettivo comune di crescita a “individuare strategie coerenti e misure pratiche al fine di favorire la formazione permanente per tutti”.
In questo scenario la scuola conosce un semplice, ma strutturale cambiamento con uno switch sulle discipline, non più fine, ma strumento utile per sviluppare e esercitare le competenze all’interno di un processo che non si ferma al successo scolastico, ma ambisce a quello formativo, aprendosi in questo modo verso il “mondo esterno”.
Lo sviluppo della Persona e del suo potenziale si accompagna a una serie di riforme che ambiscono a guardare al mercato e alle sue evoluzioni in maniera più presente, traduzione di quelle strategie e misure pratiche raccomandate dal 2000.
Parte di queste riforme sfociano in una serie di azioni che cercano di mettere in contatto pratico il mondo del lavoro con quello dell’istruzione: laboratori – alternanza – stage. Ecco qui che mercato del lavoro e istruzione si incontrano sul terreno delle skills, intese sia nella loro veste tecnica che soft.
A sottenderle un continuum di intenti che dovrebbe vedere le due parti in sinergia. Ma quanto di questa sinergia è già attiva e quanta strada strada deve essere ancora fatta?
E soprattutto come guardiamo oggi a tutte le attività che coinvolgono il mondo dell’istruzione con quello della scuola, potremmo farlo meglio e con spunti più ampi?


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