Startup & Entrepreneurship
Nella seconda giornata di Code4Future (evento che si terrà l’8 ed il 9 di Novembre a Roma) grande attenzione sarà dedicata all’ecosistema startup e scaleup italiano e all’innovazione sociale e tecnologica.
Una Round Table nel Main Stage coinvolgerà nomi come Lyla Pavone e Luciano De Propris con moderazione di Giovanni Tufani, per aprire un dibattito sull’argomento e fornire una fotografia del settore.
Un momento di networking e confronto che anticiperà dei talk interessanti, tra cui quello di Roberto Macina di UFirst, focalizzato sulla crescita delle startup e sul passaggio da startup a scale up.
Prima di continuare nella lettura, se sei una startup potrebbe interessarti la Call4Startup lanciata dal Code4Future.
L’ecosistema italiano delle startup è indietro rispetto al resto d’Europa e del mondo. Quindi il numero di trasformazioni in scaleup è ancora molto basso.
Per comprendere la situazione basta osservare il report di Mind the Bridge e Startup Europe Partnership (SEP) del 2017 dove l’Italia è all’undicesimo posto nell’Europa continentale sia per numero di scaleup che per capitale raccolto.
Nel 2018 gli investimenti in scaleup in Italia sono in aumento: oltre 600 milioni di investimenti e 27 operazioni finanziate anche da investitori internazionali (secondo i dati dell’Osservatorio ScaleIT il cui evento si terrà a fine Ottobre).
Mentre i primi mesi del 2019 hanno registrato un rallentamento degli investimenti venture in Italia (92 milioni di investimenti: -31% vs 2018 includendo le ICO e -11% escludendole). Flessione probabilmente dovuta al fatto che il mercato è in attesa di vedere l’attuazione di nuove misure normative (i nuovi PIR, l’avvio del Fondo Nazionale Innovazione con sblocco dell’attività di Fondo di Fondi e gli investimenti diretti di Invitalia Ventures).
Di questi 92 milioni di euro totali investiti, il 40% degli investimenti arriva dall’estero mostrando un interesse internazionale per l’ecosistema delle scaleup italiano, ma anche scarsa capacità o volontà di investimento in capitale di rischio del nostro ecosistema.
Roberto Macina prima in questa intervista e poi nel talk che terrà al Code4Future il prossimo 9 Novembre, parlerà del passaggio da startup a scale up portando come case study Qurami, la startup salta-fila ora acquisita da UFirst.
Roberto condividerà la sua storia di imprenditore per ispirare il pubblico presente e per motivare i più giovani a costruirsi il proprio futuro.
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Roberto Macina
A. Le scale up sono ancora poche in Italia perché viviamo un ritardo, lasciami dire, “culturale” che stiamo però recuperando. Diventare una scale up significa aver trovato e definito il proprio business model e, di conseguenza, poter concentrarsi sulla crescita del business e sulla ricerca e definizione di nuove strategie per accrescere competitività, sia sul mercato domestico che su quello internazionale.
A. Secondo la mia personale esperienza la differenza la fanno sostanzialmente i numeri. Molto semplicemente moltiplicando tutte le metriche della startup (come fatturato, costi, utenti raggiunti, numero di persone nel team), almeno per 5 o per 10.
La fase di scale up, come dicevamo, è delicata in quanto si cerca di raggiungere gli obiettivi ancora più velocemente, il che comporta un investimento economico maggiore che – se non sostenuto dai risultati – può avere conseguenze importanti sul business e quindi su tutta realtà.
A. Avendo vissuto gli albori della nascita dell’ecosistema startup e continuando a viverci dentro posso sicuramente affermare che sono stati fatti passi da gigante soprattutto nell’ultimo triennio.
Vedo tantissime opportunità nuove per le startup, dall’accesso al credito al go to market. È cresciuta la generale consapevolezza sul fatto che le soluzioni innovative portate dalle startup siano più competitive.
Come in tutte le cose c’è un rovescio della medaglia: da una parte, la difficoltà di riuscire ad essere fortemente competitivi – oltre confine – senza una raccolta considerevole di capitali (nell’ordine dei 2/3 milioni) e, dall’altra, una volta superato il confine si deve competere con le startup europee (per non dire US) che fanno raccolte molto, molto, più importanti della media italiana. E poi c’è la parte delle grandi aziende italiane che rarissimamente coinvolgono startup sinergiche, ma anzi le affossano copiandone (male) le soluzioni o addirittura casi estremi di azioni legali.
Vorrei vedere, e ce ne sarebbero di possibilità, grandi corporate italiane che acquisiscono startup o ne diventino il maggior azionista per farle crescere (come succede ormai di consueto in altri ecosistemi più maturi dei nostri).
A. Non voglio dare consigli, ma portare la mia esperienza che ha più concretezza. Vorrei cercare di far capire, tramite la mia avventura, che anche in Italia si può creare qualcosa di buono utilizzando tutte le opportunità che oggi ci sono, senza farsi scoraggiare dalle problematiche.
Grazie Roberto per averci dedicato il tuo tempo.
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