Marketing & Communication
La pandemia che ha colpito il mondo negli ultimi mesi ha completamente trasformato la quotidianità delle persone e, di conseguenza, il loro rapporto con i marchi e i prodotti di tutti i giorni.
Al contempo, quindi, sono cambiate le esigenze di acquisto e le ricerche effettuate online: ma che portata ha avuto questo fenomeno? Quanto e come ha interferito sui posizionamenti dei siti sui motori di ricerca e sul business online di tanti marchi, anche importanti?
Riccardo Gaffuri, Head of SEO Pro Web Consulting
Google stesso ha messo in atto dei cambiamenti, fin dalle prime mosse dell’emergenza: ad esempio, gli accordi con il Governo per far apparire in SERP prima i risultati ufficiali e le fonti governative, in modo da assicurare un’informazione pulita e scongiurare il posizionamento in prima pagina di notizie approssimative o false. E i cambiamenti in SERP, anche involontari, ci sono stati eccome: le settimane del lockdown sono state caratterizzate da una forte volatilità, cioè una fluttuazione dei posizionamenti di siti per parole chiave specifiche.
Le aziende hanno reagito – o subito le conseguenze della situazione – sostanzialmente in tre modi diversi:
In relazione a quest’ultimo punto, quindi: che cosa gli utenti hanno iniziato a ricercare massivamente, durante la quarantena?
L’isolamento obbligatorio ha portato grandi modifiche nella vita delle persone, ergo anche grandi modifiche nelle informazioni e nei prodotti ricercati online.
Un enorme volume di ricerca è, ovviamente, legate a keyword informazionali sul virus in sé, sui decreti-legge, sulla normativa e le misure di sicurezza, sui comportamenti e le norme igieniche per prevenire la diffusione, sul trend dei contagi per zona/Regione etc.
Ma non solo, cambiano sicuramente gli intenti di ricerca, così come nuove keyword entrano di forza tra le più utilizzate dagli utenti.
Un esempio di search behavior diventato un vero pattern durante il lockdown è l’aggiunta della coda lunga “a casa” per tantissime ricerche: attività che prima veniva fatte in spazi appositi – come il crossfit o lo yoga – a prodotti che prima venivano acquistati fuori, già pronti – basti pensare al boom del pane fatto in casa.
E ci sono stati veri boom di richiesta di alcuni prodotti specifici – a parte mascherine, guanti in lattice e… Lievito di birra. Da un’analisi fatta da Search Engine Journal sul mercato americano, emergono nel retail alcuni prodotti che hanno avuto un picco di richiesta: giochi da tavolo e puzzle, ad esempio, per passare il tempo in casa, oppure piscine gonfiabili per il giardino quando le temperature hanno iniziato ad alzarsi.
Farsi trovare preparati è la prima regola: sicuramente molti marchi dovranno attrezzarsi – non solo dal punto di vista digitale, ma anche logistico – per un eventuale ritorno al lockdown, così da perdere opportunità di business.
Per il momento, soprattutto per chi ha perso traffico, meglio non intestardirsi a cercare di recuperare la visibilità di prima: meglio, infatti, concentrarsi sulle conversioni, sui clienti rimasti, per fornire loro un’ottima CX e fidelizzarli.
Può essere utile usare tool quali Google Trends, in modo da tenersi al passo con i nuovi trend di ricerca degli utenti e riuscire a coglierli – se non anticiparli – al momento più opportuno. Ad esempio, cosa servirà agli utenti italiani ora, con l’arrivo dell’estate, in un periodo comunque di limitazioni e attenzione a contatto/spostamenti?
Infine, se ancora non lo avete fatto, prendere esempio dai maggiori brand, che hanno subito dedicato una pagina – o almeno una sezione, un pop-up – proprio all’emergenza sanitaria: per tranquillizzare i clienti, spiegare come il marchio stia affrontando la situazione e garantire sicurezza e puntualità nelle spedizioni o nell’erogazione dei servizi.
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