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L’impatto del Web: Il costo ecologico delle banche dati

Redazione Spremute Digitali Pubblicato: 19 Aprile 2021

Ogni giorno milioni di chat, videochiamate, e-mail, transizioni, vengono scambiate in tutto il mondo. Gli strumenti digitali sono oramai endemici. Quello che però non salta subito all’occhio è però, quanto il web possa avere un prezzo elevato in termini ambientali.

Basti pensare che le emissioni di internet sono solo direttamente sotto alle più inquinanti nazioni del mondo. A superarlo infatti ci sono solo Cina, USA, India. 1850 milioni di tonnellate di C02 annue, stando al Global Carbon Project. Sono numeri del 2019 ma considerando la pandemia possono solo che essere aumentati.

Uno degli obiettivi della sostenibilità mondiale è e sarà quello di ridurre anche questo genere di emissioni e di adattarsi ad obiettivi meno pesanti sullo stato dell’ambiente

Come si verifica il danno ambientale?

Le emissioni della E-Pollution sull’ambiente si possono constatare andando a guardare i danni prodotti dal costante riscaldamento e raffreddamento delle banche dati in giro per il mondo, ossia i posti dove vengono raccolti, processati e scambiati i dati che danno vita al World wide web. (Una tematica importante perché quella delle emissioni è anche una delle principali critiche rivolte al sistema blockchain e al mining dei bitcoin).

I supercomputer ivi presenti sono accesi non stop e tendono a raggiungere temperature altissime, che andrebbero a causare dei meltdown e un conseguente crash di internet a livello mondiale.

Le compagnie potrebbero perdere milioni, se non miliardi (più probabilmente) se internet dovesse andare in down. La maggior parte dell’inquinamento quindi viene dalle centrali e dai sistemi di raffreddamento che possono consumare fino a 100 volte l’energia che un palazzo di uffici normale consumerebbe.

Per questo le emissioni di questi sistemi sono spesso alle stelle e impattano sul global warming molto più di quanto si pensi.

Il calore dissipato dall’equipaggiamento di raffreddamento infatti rilascia dei gas serra considerevoli che vanno a impattare sulle siccità, inondazioni e innalzamenti delle temperature a livello globale.

La soluzione di ridurre il calore dissipato sarebbe in teoria l’unico modo per ridurre di conseguenza il consumo elettrico dei sistemi. C’è però bisogno di consapevolezza e attenzione sul tema e di incentivi green consistenti.

Per fare un esempio italiano, le emissioni di Co2 annue delle pagine istituzionali vanno da un 558kg della pagina web del Senato alle 312 del governo, alle 249 della pagina della Camera dei Deputati, e superano largamente la media mondiale, mentre le loro controparti europee, la pagina dell’UE e la pagina del parlamento europeo sono ampiamente al di sotto (con 80 e 92). Segno di una evidente necessità di prendere azione in questi termini e che anche le nostre istituzioni debbano prendere provvedimenti a riguardo per una seria lotta per la sostenibilità, pur partendo da (si fa per dire) piccole cose.

Per essere green è una cosa che si fa insieme, e c’è bisogno del contributo di tutti.