Startup & Entrepreneurship

Congelare il costo del lavoro per far crescere le Startup Innovative

Giovanni Tufani Pubblicato: 16 Febbraio 2016

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È oramai dal 2012 che i vari governi che si sono susseguiti hanno cercato di legiferare in tema di startup innovative, al fine di rendere l’ecosistema più efficiente e con un maggiore appeal per imprenditori e investitori.
Le norme di (presunto) vantaggio si applicano alle startup innovative, che per risultare tali devono possedere particolari requisiti.

Alle misure agevolative possono accedere le società di capitale, costituite anche in forma cooperativa, le cui azioni o quote rappresentative del capitale sociale non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione, e che sono in possesso dei seguenti requisiti:

I vantaggi ai quali le startup innovative possono accedere possono essere riassunti in tre macrocategorie (per dettagli):

  1. Deroghe alla disciplina ordinaria delle società di capitali;
  2. Deroghe alla disciplina giuslavoristica e creazione di sistemi di retribuzione premiale;
  3. Incentivi fiscali per gli investimenti in startup innovative e garanzia per l’accesso al credito.

Sicuramente questi interventi normativi sono un ottimo punto di partenza, ma non sono in alcun modo sufficienti.
Nei primi mesi di attività le startup innovative devono infatti spesso fare i conti con l’incubo del fallimento e soprattutto con una cassa sempre troppo povera per mettere in atto un corretto processo di scalata del business.
L’unico vantaggio fiscale che mette in maniera diretta soldi nelle casse delle startup è quello inerente l’esonero dai diritti camerali e dalle imposte di bollo per le comunicazioni verso il registro delle imprese.
Una misura che potrebbe essere messa in campo al fine di andare a ridurre il costo che maggiormente influisce nel bilancio di una startup, ovvero il cuneo fiscale e retributivo, potrebbe prevedere il congelamento e il differimento degli oneri fiscali e contributivi sul costo del lavoro.
Se avessimo la bacchetta magica e un fisco e Inps con i conti apposto sarebbe superfluo dire che l’azione più auspicabile che si potrebbe fare per supportare le startup innovative sarebbe quella di azzerare in maniera totale il costo del lavoro.
Questo a mio parere se da una parte sarebbe un bel volano per la crescita, dall’altra sarebbe però distorsivo per il mercato e non sostenibile sul lungo periodo, in quanto in un paese nel quale la previdenza è basata su un sistema retributivo i soldi versati ora sotto forma di contributi dovrebbero (speriamo) rappresentare il montante per le pensione.
Puntualizzo quindi subito che congelamento e differimento  non vogliono dire  in alcun modo azzeramento o cancellazione.
Attualmente quando viene assunto un lavoratore viene emessa la busta paga ed entro il mese successivo vengono versate mediante F24 le ritenute fiscali e quelle contributive: la startup subisce subito un’ingente uscita di cassa, per la quale molto spesso il beneficio verrà solamente alcuni mesi dopo.
Una misura efficace potrebbe essere quella di rimandare l’incasso da parte dell’Erario e da parte dell’Inps a quando la startup inizierà a generare degli utili.
La misura spiegata in questo modo potrebbe risultare di facile attuazione, anche se salta subito all’occhio una criticità da prendere in esame e per la quale cercare una possibile soluzione: cosa succederebbe se la startup fallisse prima che inizi a generare gli utili? Su chi deve ricadere l’onere contributivo e fiscale?
Si potrebbe ovviare con la sottoscrizione di una polizza fideiussoria assicurativa a garanzia che in caso di liquidazione o fallimento della startup “risarcisca” le casse statali (emulando ciò che accade per alcuni bandi pubblici quando viene richiesto un finanziamento agevolato).
In questo caso andrebbero ovviamente previste delle convenzioni ad hoc con alcune compagnie assicurative al fine di ottenere un prezzo equo.
Un ulteriore modo per garantire l’investimento di Inps e Erario, potrebbe essere la costituzione di un fondo di venture capital partecipato al 100% dal Mise e dall’Inps (alla stregua di quello che accade in altri paesi), che sottoscriva direttamente equity delle startup apportando come capitale “esenzioni contributive e fiscali”.