Corporate Innovation

Hai tutte le carte in regola per diventare change agent? L’identikit del perfetto attivatore di coalescenza

Redazione Spremute Digitali Pubblicato: 20 Febbraio 2021

come diventare change agent

In un precedente post ti abbiamo parlato della Coalescence Innovation e dei suoi pilastri fondamentali: change agent, impatti incrementali, ecosistemi virtuosi.
Ti abbiamo raccontato che ognuno di noi può diventare un agente del cambiamento purché decida di approcciarsi all’innovazione non per perseguire un interesse individuale, ma per far parte di un percorso di cambiamento che investe interi ecosistemi di individui, organizzazioni, comunità.
Probabilmente starai pensando: certo, in astratto tutto molto interessante, ma nella pratica come si diventa un change agent in grado di attivare e di partecipare alla coalescenza?
In questo post proveremo a definire l’identikit del perfetto change agent per consentirti di saperne di più sulle responsabilità e sulle caratteristiche di questo importante attore dell’innovazione. E chi sa che non scoprirai di essere anche tu un agente del cambiamento.

Come diventare change agent: l’identikit dell’attivatore di coalescenza

Partiamo dalle definizioni:

un change agent è una singola persona (esperto, specialista) o un gruppo di persone organizzate in maniera strutturata (ente profit o no-profit) o destrutturata (network e community) in grado di far accadere o stimolare i cambiamenti ispirando e influenzando gli altri.

In sostanza, nell’ambito di un processo di innovazione, l’agente del cambiamento ricopre il ruolo chiave di facilitatore e abilitatore di innovazione, concentrando i propri sforzi sul comprendere come i cambiamenti tecnologici e strutturali possano influenzare le relazioni interpersonali e di gruppo (ad esempio, nell’ambito di un team di lavoro o, in senso più ampio, di un ecosistema di innovazione).
Possiamo identificare i change agent in tutti coloro che risultino avere una capacità distintiva nell’analizzare il contesto, quasi anticipando il cambiamento, focalizzandosi su connessioni e conseguenze non di immediata e generalizzata comprensione. Ovvero, sul Second Order Effect.

I tratti che accomunano i change agent, gli anticipatori del cambiamento

Il “Second Order Effect” studia le implicazioni legate alle conseguenze “secondarie” di un’azione primaria. In altre parole l’attenzione si focalizza non sugli effetti immediati di un’azione, ma sulle successive serie “causa-effetto” generate.
Riuscire a prevedere questo tipo di conseguenze e a mettere in campo preventivamente delle azioni in grado di assicurare un futuro migliore, è una delle prerogative dei change agent.
Di solito le persone che hanno questa particolare capacità “visionaria” sono accomunate da alcuni tratti delle personalità:

Chi lavora per portare avanti la Coalescence Innovation, che è basata sulla contaminazione, non può che avere una personalità aperta e flessibile.
Un change agent deve essere sempre pronto a cogliere gli stimoli e le opportunità che vengono dall’interno o dall’esterno dell’organizzazione per stabilire se abbiano il potenziale per trasformarsi in innovazione. Questo richiede anche una naturale predisposizione alla creazione di relazioni professionali o personali con attori di generazioni e background culturali diversi.
Anche la flessibilità è una caratteristica chiave del change agent, che deve saper adattare le proprie idee alle circostanze – interne o esterne – che possono condizionare il processo di innovazione.
Idee e approcci differenti, sfide e ostacoli imprevisti sono all’ordine del giorno in un processo di innovazione, ma un change agent deve essere in grado di adattarsi alle circostanze e alle istanze delle persone, lavorando con l’unico obiettivo di assicurarsi che l’organizzazione si stia muovendo nella giusta direzione.

Il change agent è una persona in grado di ottenere la fiducia delle persone, le quali non si lasceranno coinvolgere facilmente in un processo di innovazione se non nutrono fiducia nelle capacità e nelle intenzioni della persona che sta spingendo il cambiamento.
Pertanto, se dovesse coprire un ruolo gerarchico rilevante nell’organizzazione, il change agent dovrebbe fare in modo di non far mai percepire la propria autorità sugli altri, ma piuttosto dovrebbe risultare estremamente disponibile al dialogo e all’ascolto.
Questo non significa mettersi e mettere continuamente in discussione la propria posizione: pur accogliendo ed ascoltando le istanze di terzi, il change agent deve dimostrarsi leader del cambiamento e perseguire con determinazione la causa dell’innovazione per il bene della comunità o dell’organizzazione.

Nell’ambito di un processo di innovazione ad un change agent non devono mai mancare pazienza e determinazione. Questo perché – come in ogni circostanza in cui sia richiesto all’umanità di evolversi – gli agenti del cambiamento incontreranno frequentemente degli oppositori e delle opinioni dissenzienti, e si troveranno nella posizione di prendere delle decisioni che possono causare conflitti.
Superare le difficoltà con determinazione consentirà ai change agent di dimostrare che le loro intenzioni sono motivate dal perseguimento di interessi forti, guadagnandogli peraltro la fiducia delle loro persone.
Questi sono solo alcuni dei tratti tipici della personalità di un agente del cambiamento. Questo breve identikit dovrebbe farci capire che ognuno di noi può avere il potenziale per attivare la Coalescence Innovation: tutto sta a concentrarsi sull’allenare e sul far emergere quei tratti della propria personalità che possono trasformarsi in leve per identificare, metabolizzare e diffondere il cambiamento.
Se non l’hai ancora fatto, ti consigliamo di leggere il White Paper sulla Coalescence Innovation per approfondire i temi trattati in questo articolo e per saperne di più su questo nuovo paradigma di innovazione in cui ognuno di noi è chiamato a fare la propria parte come agente del cambiamento.