Future Trends & Tech

ChatGPT: consulenti a rischio?

Marco Grigis Pubblicato: 13 Aprile 2023

chatgpt consulenti a rischio

ChatGPT rischia di escludere dal mercato la figura del consulente, soppiantandolo grazie alle vaste capacità della sua intelligenza artificiale?

È questa la domanda che, da quando lo strumento di OpenAI è diventato un fenomeno di massa, sta rimbalzando sia sui media generalisti che sulle riviste di settore. Le capacità che l’intelligenza artificiale ha già dimostrato, e le nuove funzioni introdotte con le specifiche GPT-4, potrebbero rendere alcuni professionisti virtualmente non necessari.

Ma è davvero così? E, soprattutto, chi rischia?

Innanzitutto, è necessaria una doverosa premessa: al momento, fare delle previsioni potrebbe risultare alquanto azzardato. Allo stato attuale, le funzionalità di ChatGPT appaiono di certo molto avanzate, ma sembrano più un supporto al professionista che una sua sostituzione.

Manca ancora un approccio più squisitamente creativo o, ancora, quella capacità di problem solving più tipica degli umani.

Tuttavia, non è detto che la soluzione di OpenAI non possa acquisire queste caratteristiche con il passare dei mesi e, almeno a giudicare dall’evoluzione da novembre a oggi, anche con tempistiche relativamente veloci. Di seguito, qualche considerazione in merito.

ChatGPT: in quali ambiti si utilizza al momento
Prima di comprendere quali lavori ChatGPT potrà potenzialmente andare a rimpiazzare, è utile capire come lo strumento di OpenAI sia al momento utilizzato. I campi di applicazione sono i più disparati, così come già visto nei nostri precedenti articoli, tuttavia vi sono alcuni settori dove l’intelligenza artificiale si dimostra più efficace rispetto ad altri.

In particolare, l’intelligenza artificiale di OpenAI si sta rivelando particolarmente interessante per:

Come accennato poc’anzi, sono moltissimi gli ambiti in cui ChatGPT può operare con un discreto successo, di certo molti di più rispetto a quelli riportati in questa lista. Tuttavia, quelli proposti rimangono i settori dove lo strumento appare più versatile e preciso rispetto ad altri.

I rischi per i consulenti

Individuati gli ambiti dove ChatGPT tende molto ad avvicinarsi alle competenze umane, quali sono i rischi per i consulenti? Si è già detto in apertura come, almeno al momento, sia abbastanza difficile fare previsioni, poiché tutto dipende dalla direzione che l’intelligenza artificiale prenderà per la sua evoluzione autonoma, grazie al machine learning.

Tuttavia, sono già disponibili studi a riguardo. Innanzitutto, quali sono i professionisti e i consulenti che rischiano di più?

Le professioni non-tech maggiormente a rischio

Un primo studio relativo ai rischi professionali di ChatGPT arriva da uno studio congiunto condotto dall’Università di Princeton, l’Università della Pennsylvania e la New York University. Attraverso l’indice AIOE (Artificial Intelligence Occupational Exposure), i ricercatori hanno individuato una ventina di professioni e consulenze che rischiano più di altre:

Le professioni digitali e tech maggiormente esposte

Arriva sempre dall’Università della Pennsylvenia, in collaborazione proprio con OpenAI, uno studio relativo alle professioni digitali che maggiormente risultano a rischio con l’avvento delle intelligenze artificiali conversazionali, proprio come ChatGPT. Fra le categorie più esposte, soprattutto sul fronte della consulenza, vi sono

La soluzione: far diventare ChatGPT una propria competenza

Per quanto oggi le prospettive appaiono terrorizzanti, forse anche per colpa di certi enfatici titoli apparsi sulla stampa generalista, sulla salvezza di consulenti e professionisti non è detta ancora l’ultima parola. Perché, se di primo acchito ChatGPT può apparire come il loro rimpiazzo, nella realtà potrebbe diventare la chiave per arricchire il proprio monte di competenze e rendersi così più competitivi sul mercato.

L’era della job augmentation

Le stesse università che hanno condotto gli studi sulle professioni più a rischio hanno anche rivelato come, con un po’ di programmatica strategia, potrebbero davvero essere in pochi coloro che perderanno davvero la loro occupazione non appena questi strumenti di intelligenza artificiale si evolveranno ulteriormente.

La chiave per venirne a capo è quella di sfruttare ChatGPT, e gli altri servizi analoghi, come uno strumento di job augmentation: in altre parole, l’intelligenza artificiale diventa il mezzo per ampliare le proprie competenze e renderle più spendibili sul mercato.

Ai professionisti è infatti consigliato di integrare sin da subito l’intelligenza artificiale nelle loro attività quotidiane, ad esempio per eseguire i compiti di maggiore routine o, ancora, quelli che richiedono più tempo.

E recuperare tempo significa avere la possibilità non solo di affinare le competenze che non saranno mai ad appannaggio dell’intelligenza artificiale – come la creatività, le emozioni, l’analisi politica e sociale del comportamento umano più che delle abitudini delle persone – ma anche per specializzarsi sempre più, diventando così indispensabili.

Appare evidente come l’era che ci sta aprendo davanti agli occhi non si accontenterà più di lavoratori con competenze generiche, per questo il supporto di ChatGPT potrebbe rappresentare la soluzione per emergere dal mucchio.