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Blackberry: Storia di un fallimento – parte quinta

Redazione Spremute Digitali Pubblicato: 8 Luglio 2021

Blackberry e primi problemi

Marketing aggressivo e Top Down. Abbiamo visto nello scorso episodio i tempi d’oro del capitalismo americano.

Di certo non basta una buona campagna per rivoluzionare l’industria IT.

La chiave del successo promozionale di Blackberry fu la capacità della software house di garantire il passaggio sicuro di ogni messaggio.

Il sistema Blackberry assicurava a tutte le mail e a tutti i messaggi, una codifica e un codice crittografico quando venivano mandati.

All’arrivo dei messaggi, questi venivano riprodotti nell’in-box.

 Ogni compagnia e organizzazione che comprava i server aveva la sua chiave crittografica.

Una volta che queste caratteristiche sono state rese note, le relazioni con le aziende cambiarono radicalmente.

Le e-mail su mobile erano l’applicazione killer

Mentre la messaggistica era interessante, scambiare attraverso i messaggi anche e monitorare lo stock pure, la cosa veramente rivoluzionaria fu avere le istruzioni aziendali nelle mani di tutti i dipendenti attraverso un singolo dispositivo.

Sembrava davvero che non potessero essere fermati.

Per mantenere questa coesione i fondatori litigavano solo in privato, tra di loro, per mostrarsi uniti.

Fino all’arrivo di un nemico drasticamente peggiore di quanto potessero mai aspettarsi.

Spoiler, era l’iPhone.

Ma prima di arrivarci cominciamo a vedere i primi segni di incrinatura.

Una delle strategie peggiori per una azienda è quella del ricatto al brevetto.

E si, anche blackberry fu presa di mira.

Come funzionava?

Aziende compravano brevetti e svolgevano come unica attività quella di fare causa alle altre per uso improprio.

Da qui, the patent trolls.

Questo però non scalfì così tanto la casa produttrice che aveva affocati enormemente navigati, almeno non quanto lo sbarco sul mercato dell’iPhone, però influi sul lento declino che ha portato la casa a fallire, e che, sfortunatamente,

vedremo nel prossimo episodio.